Profughi a Solaro, parla il sindaco e chiarisce la posizione del comune
SOLARO – Il tema è quello dell’accoglienza di un massimo di dodici profughi richiedenti asilo secondo un piano attivato da un ente religioso della provincia di Milano e reso noto settimana scorsa dal sindaco durante le comunicazioni in consiglio comunale. E proprio il primo cittadino Diego Manenti spiega la situazione dal punto di vista del comune.
Secondo lei Solaro è pronta per l’accoglienza?
In linea generale, non credo che Solaro debba temere l’arrivo di dodici richiedenti asilo. Su una popolazione di oltre 14mila abitanti, con residenti di origine straniera dell’ordine del 10%, i numeri di cui parliamo in termini quantitativi sono davvero contenutissimi. Sarà piuttosto fondamentale conoscere queste persone quando arriveranno e capire quali sono le loro condizioni. Non è infatti indifferente se si tratta di persone appena arrivate in Italia oppure già presenti su suolo italiano da tempo e già pratiche della lingua italiana, magari provenienti da strutture di prima accoglienza di grande concentrazione, e ricollocate in ragione di una accoglienza diffusa che punti ad una maggiore distribuzione, e quindi una minore concentrazione, dei richiedenti asilo. Tutte queste verifiche andranno fatte immediatamente e regoleranno le successive azioni.
Il luogo, in pieno centro paese, lungo la via Mazzini, dietro la chiesetta, lascia qualche perplessità sulla gestione a residenti ed esercenti. Quali sono le possibili problematiche a riguardo?
La collocazione dell’alloggio non credo sia un dato discriminante. Ci sono infatti rischi ed opportunità sia in collocazioni periferiche che in centro paese. Nel nostro caso, l’alloggio messo a disposizione della prefettura da una cooperativa che lo ha preso in comodato d’uso da un ente religioso, è in centro, il che da un lato potrebbe rendere più semplice avviare percorsi di coinvolgimento delle persone nel contesto sociale del paese (rispetto ad una collocazione periferica), dall’altro dà un’evidenza maggiore a questa realtà, responsabilizzando maggiormente gli stessi richiedenti asilo e soprattutto la cooperativa che ha in gestione l’alloggio e la loro permanenza.
È a favore dell’iniziativa oppure avrebbe preferito altri modi, altre soluzioni?
In linea generale, penso che la distribuzione dei richiedenti asilo in piccoli nuclei diffusi in diversi paesi e comuni sia preferibile a concentrazioni massicce e isolate. Ricordo che a Bresso, per citare il caso più vicino a noi, è presente un centro di prima accoglienza con diverse centinaia di persone, con difficoltà gestionali e di rispetto della dignità delle persone rese evidenti dai soli numeri di cui parliamo. È giusto che realtà come queste siano lasciate da sole? O è più giusto anche in nome di una solidarietà tra paesi vicini distribuire il carico di lavoro? In fondo, su più ampia scala, è quello che l’Italia da tempo chiede all’Europa: ossia che l’accoglienza di rifugiati e richiedenti asilo diventi uno sforzo di tutti gli stati membri e non solo del paese di arrivo (e ricordo che per arrivare a questo risultato, occorre modificare il trattato di Dublino, per cui si è vicini ad una soluzione che va sostenuta in sede comunitaria).
Il comune può intervenire in qualche modo, anche collaborando ovviamente, o è semplice spettatore?
Il Comune può intervenire affiancando l’ente gestore, cioè la cooperativa che segue i richiedenti asilo attraverso la figura di un referente che sarà sul posto nei giorni feriali, per individuare iniziative o forme di ingaggio delle persone, mirate ad una loro integrazione sociale. Il tipo e le forme di queste attività si potranno valutare dopo aver conosciuto concretamente chi arriverà e le loro condizioni di partenza (conoscenza della lingua, stato di salute, conformazione familiare – ossia se adulti singoli o famiglie, ecc.). Non è previsto un intervento comunale con misure di sostegno economico, né diretto alle singole persone né indiretto nel sostenere i costi di gestione dell’alloggio (è bene chiarirlo!) che ricadono interamente su risorse statali.
15062018