La legalizzazione della Cannabis: a che punto siamo?
Il settore della produzione e della vendita di Cannabis è sottoposto a rigide restrizioni. Analizzando lo scenario attuale confusione e disinformazione sono all’ordine del giorno: ogni paese prova a dire la sua sulla questione e le opinioni politiche sono spesso in contrasto. In Italia, per esempio, è consentita la commercializzazione di prodotti al cannabidiolo contenenti una percentuale di THC – la componente psicoattiva – inferiore al 5%; la legalizzazione del CBD segue infatti normative differenti rispetto a quelle sul THC. In altri paesi la quantità di tetraidrocannabinolo consentita è differente.
Recentemente alcuni paesi Europei hanno portato alla luce la possibilità di provare a dare una svolta a questo “settore tabù”. La proposta è quella di guardare la situazione da un’altra prospettiva e di considerare il fatto che le politiche proibizioniste non riducono il consumo di marijuana ma, al contrario, alimentano comportamenti scorretti e aumentano il ricorso al mercato nero. Ad oggi è quindi necessario ripensare alla modalità di gestione adottata fino ad ora e affrontare il futuro in un’ottica differente.
L’origine delle politiche proibizioniste
Le restrizioni che ostacolano e vietano la produzione e l’utilizzo di Cannabis per uso ricreativo hanno origini antiche. Le prime politiche proibizioniste risalgono al lontano 1906 e riguardano principalmente gli Stati Uniti d’America. È li che fu approvato il cosiddetto “Pure Food and Drug Act”, una legge che imponeva ai venditori di medicinali e prodotti contenenti Cannabis di segnalare la presenza della sostanza per permettere ai clienti di scegliere volontariamente se consumarla o meno.
Negli anni le pressioni da parte degli attivisti contrari alla marijuana, nonché gli studi sugli effetti della stessa sul corpo, hanno alimentato un sentimento di avversione e ostilità che ha portato, negli anni, a vietarne l’utilizzo per uso ricreativo. La “Marijuana Tax Act”, emanata nel 1937, è la legge che sancisce ufficialmente il divieto. Nel 1970, invece, la Cannabis viene inserita nell’elenco delle droghe più pericolose al mondo a causa di una delle conseguenze legate a un utilizzo periodico: la dipendenza.
Anche in Europa le politiche di repressione risalgono a molto tempo fa. Nel 1925 Germania, Francia, Regno Unito, Italia, Paesi Bassi, Portogallo in accordo con Stati Uniti, Cina, Giappone, Persia, Russia e Siam stringono la convenzione internazionale sull’oppio, la quale consente il commercio di canapa solo per usi medici. Successivamente, nel 1961, la convenzione unica sugli stupefacenti sancisce ufficialmente l’illegalità della marijuana classificandola come droga troppo pericolosa per la salute.
Oggigiorno la commercializzazione della Cannabis Sativa è consentita solo a fini medici e terapeutici. I prodotti al CBD – principio attivo estratto dalla pianta – non sono sottoposti a restrizioni in quanto portatori di proprietà benefiche per il corpo. I prodotti al THC – principio attivo causa degli effetti psicoattivi-, al contrario, sono considerati illegali e non possono essere utilizzati a fini ricreativi. In Italia, come già detto, la vendita è consentita solo se la percentuale di sostanza psicoattiva non supera lo 0,5%.
Legalizzazione della Cannabis: a che punto siamo?
Ad oggi la posizione dei rappresentanti dell’Unione Europea è molto chiara: vietare l’utilizzo e il commercio di Cannabis per uso ricreativo non è più un’alternativa perseguibile. Le ragioni alla base di questa convinzione sono molte, prima tra tutte l’idea che la repressione spinga le persone a rivolgersi al mondo criminale, aumentando il rischio di conseguenze spiacevoli. Germania, Olanda, Lussemburgo e Malta vogliono quindi regolamentare l’uso ricreativo della Cannabis e consentire l’utilizzo della marijuana per usi non medici e non scientifici.
La regolamentazione rappresenta, ad oggi, un’opportunità e una sfida per il futuro. Alla base di tutto risiede la volontà di guardare la cosa da un altro punto di vista, da una nuova prospettiva: la regolamentazione non vuol essere un invito al consumo regolare di droga ma, al contrario, un modo per portare le persone a riflettere, a informarsi e ad autoregolarsi. Questo perché la disinformazione è da sempre una delle maggiori problematiche che caratterizzano questo settore. Solo attraverso la sensibilizzazione, la consapevolezza e la conoscenza sarà possibile fare davvero un passo avanti da questo punto di vista.
Cannabis legale: qual è l’opinione dei cittadini?
La legalizzazione della Cannabis è una questione politica. Rimasta invariata per molti anni, è da sempre caratterizzata da pensieri e opinioni contrastanti. C’è chi sostiene l’idea che dare libero sfogo alla coltivazione e al consumo di marijuana possa alimentare e accrescere il tasso di criminalità nelle città. D’altro canto, in molti affermano esattamente il contrario: solo regolamentando e consentendo l’utilizzo di Cannabis a fini ricreativi sarà possibile offrire ai cittadini delle linee guida precise e ridurre la ricorrenza a mercati illegali.
Ma qual è l’opinione dei cittadini a questo proposito? Hanway associates – principale gruppo di consulenza che svolge ricerche nel settore della Cannabis in Europa – ha condotto un sondaggio prendendo in considerazione un campione di 9043 adulti provenienti da 8 diversi paesi europei. I risultati, raccolti ed elaborati tra il 24 febbraio e il 14 marzo 2022, parlano chiaro: più della metà dei cittadini Europei è a favore della legalizzazione e regolamentazione della marijuana per gli adulti.
Le ragioni alla base di questa scelta aprono le porte a diversi spunti di riflessione: l’istituzione di normative che disciplinano il commercio e l’utilizzo di Cannabis aumenterebbe la garanzia di trovare prodotti sicuri, controllati e testati in laboratorio. Ma non solo. La possibilità di consumare marijuana legalmente potrebbe ridurre il ricorso a droghe illegali ancora più pericolose, come l’eroina o la cocaina.
I paesi coinvolti nel sondaggio sono l’Italia, la Francia, la Germania, il Portogallo, la Spagna, la Svizzera, il Regno Unito e i Paesi bassi. In Italia la percentuale di favorevoli ha raggiunto la modica cifra del 60%.
La lotta per la regolamentazione completa della marijuana nel mondo è ancora lunga ma i recenti sviluppi lasciano sperare che presto potremmo andare in contro a netti cambiamenti.