Passione di Gesù, don Rampini parla del “silenzio che apre un varco alla fraternità umana”
SARONNO – In una chiesa Prepositurale gremita di gente, don Luca Rampini, nella sua omelia durante la celebrazione della passione di Gesù ha rivolto queste parole ai fedeli presenti:
“Noi tutti eravamo sperduti come un gregge e ognuno di noi seguiva la propria strada. Gesù si fece maltrattare, era come agnello condotto al macello. Con questa profezia, Isaia, 6 secoli prima di Cristo, ci fornisce una chiave di accesso agli eventi e ci pone davanti ad uno aspetto paradossale: un gregge smarrito che chiede un pastore e invece di una guida arriva un agnello condotto al macello.
É questa la grandezza di Dio: si fa pastore dopo essere stato agnello. Nella croce di Cristo, si manifesta un ulteriore tratto dell’esperienza di Gesù e che diviene rivelatore della situazione dell’uomo: é l’esperienza del silenzio.
É una sensazione di abbandono in cui Dio non ci ascolta e non ci risponde. Leggendo questa lunga pagina del vangelo, ci accorgiamo che non sono molte le parole di Gesù perché quelle poche che ci sono hanno un’importanza decisiva. Prevale il silenzio. Un silenzio che diventa una sostanza contemplativa dello sguardo che è l’unica forza in grado di liberare dalla catena del male l’uomo.
In questo vivere con fede questo momento, ci facciamo aiutare dai luoghi: il palazzo di Pilato ad esempio in cui Dio che è potente viene umiliato e rimane in silenzio. Il silenzio di Dio é la purificazione. Ciascuno di noi ha la sua bellezza nella profondità di ciò che è. Questo silenzio davanti a tutto quello che gli viene detto diventa occasione per aprire il varco alla fraternità umana.
La narrazione ci porta in un altro luogo: dopo il processo, si esce e inizia la via della croce di Gesù. Una via dove Simone, il cireneo, un povero, uno sconosciuto, uno come gli altri ricorda a tutti la dignità di ciò che siamo. Ciascuno di noi ha una dignità grandissima ma nasce solo quando siamo disposti a essere noi stessi senza pensare a noi stessi. Dobbiamo tirare indietro tanti egoismi. Questo silenzio del cammino non è vuoto ma é ricco di incontri. Il cireneo fa la storia perché si apre alla prossimità che nemmeno si aspettava o voleva ma che avviene. Infine si giunge al Golgota. Qui ci sono le parole di Gesù, poche ma hanno una densità che toglie il fiato. Ci colpisce il corpo stesso di Gesù, irriconoscibile, sfigurato. In tanti volti vediamo il volto di Cristo sofferente.
Questo ci permette di rimanere all’interno di una domanda: perché o Signore? La risposta si può intuire: per dirvi che Dio è amore. Dio è onnipotente e può fare tutto nell’amarci.
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