Saronno, 100 anni dalla nascita di Giovanni Testori: i suoi brani recitati in casa di Marta
SARONNO – Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa del circolo della Bussola, in collaborazione con l’associazione Testori, circa l’incontro del prossimo 4 ottobre alle 21 in casa di Marta a Saronno con Giuseppe Frangi.
Scrittore, drammaturgo, pittore, critico d’arte, poeta, regista, attore: difficile definire in una parola Giovanni Testori, uno dei più importanti intellettuali italiani del Novecento, così geniale e fuori dal coro – fu pesantemente avversato dall’intellighenzia allora dominante – da ergersi come un unicum nel contesto culturale e artistico italiano.
Nel centenario della sua nascita (a Novate il 12 maggio 1923) e a 30 dalla sua morte, il Circolo della Bussola, in collaborazione con l’Associazione Testori, per il ciclo di incontri “Uomini appassionati alla verità”, propone una serata dal titolo “Testori a 100 anni dalla nascita: «È vietata la parola che non c’entra con la vita»”, nel corso della quale Giuseppe Frangi, presidente dell’Associazione Testori e nipote dello scrittore, ci aiuterà a conoscere la sua figura, ancora oggi profeticamente attuale (Testori, tra l’altro, era molto legato al nostro Santuario, essendo profondo conoscitore di Bernardino Luini e Gaudenzio Ferrari). Gli attori della Compagnia della Ruota reciteranno alcuni brani scelti dello scrittore milanese.
L’appuntamento è per mercoledì 4 ottobre alle ore 21, a Saronno, presso Casa di Marta, in via Petrarca 1 (angolo via Piave).
Uomo che è stato contemporaneamente dentro il nostro tempo e dentro il Vangelo, vissuto come una Presenza a cui guardare e dinnanzi alla quale portare tutto e tutto di sé, Giovanni Testori ha rappresentato, assieme a Pasolini e a Sciascia, una delle voci più acute e appassionate della cultura italiana dagli anni Sessanta in poi, diventando nel febbraio 1978 editorialista del Corriere della Sera, chiamato a intervenire sulla prima pagina con articoli che prendessero liberamente spunto dai fatti d’attualità.
Ogni sua parola, spesso irruenta, ogni sua pagina, vibrante e incandescente, e ogni suo sguardo, così appassionato alla vita e al destino degli uomini, specie gli ultimi e gli indifesi, erano profondamente intrisi di commozione, tenerezza e misericordia. Viveva e comunicava una carnalità che lo portava a dire: “La casa della verità è la realtà”, quindi “Basta amare la realtà, sempre, in ogni modo”.