Valioni sfata quattro pregiudizi sui servizi sociali comunali
“I pregiudizi da sfatare sono molti, prima di tutto quello per cui le case popolari verrebbero assegnate secondo criteri discrezionali (passerebbero i conoscenti, gli stranieri, etc…). L’ufficio casa si limita a inserire in un programma informatico regionale i dati presenti nelle domande: il programma elabora i dati e fornisce il punteggio. Si redige poi una graduatoria, da chi ha più punti a chi ne ha meno e le case, quando sono rese disponibili da trasferimenti o decessi, si assegnano seguendo la graduatoria.
Secondo pregiudizio: “tenete le case sfitte”. Le case popolari di proprietà comunale vengono costantemente risistemate e riassegnate, anche se spesso l’inciviltà di alcuni inquilini rende necessari lavori costosi di sistemazione, che pesano sulle casse comunali. Le case ALER vengono messe a disposizione del comune per la riassegnazione quando l’Ente che ne è proprietario lo decide, in totale autonomia. Non appena ne abbiamo la disponibilità, procediamo alla riassegnazione.
Terza critica: “come faccio a vivere se mi date un contributo solo di xxx euro?” C’è chi scambia il Comune con l’ente che eroga pensioni, cassa integrazione, indennità di disoccupazione; c’è chi lo scambia per un Bancomat. Si chiede, si pretende, si esige, di avere subito soldi dal Comune. Spesso le motivazioni sono serie e fondate: un lavoro perso che non si ritrova; nuove bocche da sfamare, utenze sempre più care, pensioni troppo magre. Ma non è il Comune che può sostituire un salario minimo garantito di cui l’Italia non dispone, non è il Comune a dover intervenire dopo la conclusione di un’indennità di disoccupazione, e così via. Il Comune dovrebbe dare servizi, non soldi. Fatta eccezione per l’integrazione delle rette di ricovero diurno o residenziale per minori o anziani o disabili, i contributi economici sono piccole somme, che episodicamente ed eccezionalmente integrano un progetto individuale, per sostenere un percorso definito e concordato tra l’operatore sociale e la persona interessata verso il raggiungimento di obiettivi di autonomia. Abbiamo invece molti “cronici” che si affidano unicamente alla pubblica assistenza sia per gli acquisti quotidiani, sia per l’affitto che non si sforzano di pagare, per le utenze così via…
Quarta critica: “non mi trovate un lavoro”. Andreste dal panettiere a cercare di comprare chiodi lamentandovi se non li trovate? Il Comune non ha compiti di ricerca attiva di lavoro che la legge assegna ai Centri per l’impiego della Provincia o alle agenzie interinali. Il nostro comune provvede, diversamente da molti altri, con propri servizi a compiti informativi e di aiuto nella ricerca (informalavoro) oppure a tirocinii formativi per disabili o persone con gravi problemi di emarginazione sociale (Servizio Inserimento Lavorativo), ma non può certo attivarsi in altri compiti che non gli competono”
03052014