Forza Italia e Popolari sulla stessa lunghezza d’onda sul teatro
L’iniziativa di un consiglio comunale aperto ha l’apprezzamento di Forza Italia e dei Popolari, per tre ragioni: 1) il Teatro Giuditta Pasta è patrimonio di tutti i saronnesi e chi lo amministra ne porta la responsabilità prima di tutto verso i saronnesi. La Fondazione Teatro non può essere considerata come terzo estraneo. Il Comune, in quanto fondatore ed unico partecipante, deve svolgere il suo ruolo di “Ente padre”. Discutere coi saronnesi del futuro del teatro era il minimo che si potesse fare; 2) il teatro è ammalato da tempo ed ha bisogno di cure. Non si tratta del malessere diffuso di qualsiasi teatro, che accoglie una piccola parte della popolazione e fatica a stare in piedi con le proprie gambe. Si tratta di un malessere particolare che deriva anche dalle carenze della sua struttura, dal fatto che nel corso degli anni è stata sempre meno utilizzata ( anche a causa della lievitazione dei costi di locazione sala), da un cartellone divenuto sempre meno attraente e dalla necessità di ripianare continuamente ed a posteriori le perdite per un costante squilibrio economico finanziario. Questo malessere si è riacutizzato nei giorni scorsi, con la volontà di questa amministrazione di ridurre il trasferimento a copertura dei costi sociali ( vale a dire degli oneri gestionali derivanti dalla mancata riscossione dei corrispettivi per i servizi offerti) nel contratto di servizio che doveva essere stipulato entro il 28 febbraio 2016; poi con le dimissioni del cda, che non si è assunto la responsabilità di approvare il proprio bilancio 2015. In questo quadro sconfortante un consulto generale era più che opportuno; 3) vogliamo pensare che questo consiglio comunale aperto rappresenti un primo segnale, non isolato e non di facciata. Se la partecipazione è la prova della libertà, vorremmo che questo confronto partecipato diventasse regola e non rimanga inutile. E’ un auspicio: il futuro ci dirà se questa sia stata l’occasione per un contentino a tutti o per cercar di trovare una strategia condivisa. Dopo aver spiegato perché apprezziamo l’iniziativa non ci lasceremo trascinare nella polemica sulle responsabilità politiche, per andare fuori tema. Immaginare un futuro sostenibile per il nostro teatro, questo è l’argomento.
Partiamo oggi da un dato concreto: la nomina di un nuovo cda, non a caso presieduto da un dottore commercialista nel chiaro intento di tenere sotto controllo la spesa e gli inevitabili costi. Un primo passo sarà compiuto se il nuovo cda sarà capace quantomeno di innescare un processo virtuoso, e quindi una sana gestione “operativa” che tenda ad assicurare lo sviluppo dei servizi in condizioni di economicità e di efficienza, riducendo le contribuzioni comunali ed evitando il ricorso a coperture integrative.
Ma fermarsi a pensare soltanto al futuro economico ed alla revisione della spesa non basta. Parliamoci chiaro, il rischio di trasformare il teatro di Saronno in un teatrino parrocchiale è un obiettivo che nessuno desidera. Molto dipenderà dalle capacità della direzione artistica e dalla valorizzazione delle risorse esistenti.Ora veniamo al punto per noi fondamentale: sino ad oggi l’amministrazione non ha espresso la propria visione sul futuro del teatro. Lasciamo da parte i motivi. Noi proponiamo la nostra strategia, che parte dall’esistenza di strutture idonee a fare di Casa Morandi, del Santuario e dell’ex palazzo di giustizia un polo culturale saronnese molto attrattivo, anche perché circondato da infrastrutture adeguate.
Casa Morandi potrebbe diventare la sede ideale per un Teatro che vanti una più ampia proposta artistica e commerciale, per scuole d’arti e mestieri collegate con le attività teatrali ( accedendo a finanziamenti pubblici) e per un centro congressi nazionali ed internazionali. Oggi come oggi la conformazione della struttura non permette lo svolgimento di attività congressuali, anche perché non ha sale riunioni da offrire ai congressisti per le loro commissioni. Le si potrebbero ricavare solo spostando altrove la biblioteca, liberando spazi che potrebbero anche essere destinati ad un ristorante da locare. Dove spostar la biblioteca? Nell’ex palazzo di giustizia, un luogo abbandonato che non vogliamo diventi zona militare per la Guardia di Finanza. E’ un fabbricato sovradimensionato per questo scopo.
Nel palazzo di giustizia si potrebbe invece trasferire lo Spazio Anteprima, con evidente risparmio sui canoni di locazione e vantaggi nella gestione di un centro culturale giovanile con biblioteca, ludoteca, musicoteca, sale d’incontro, adatto a mostre e proiezioni. Quello sin qui delineato è un progetto integrato su una parte importante della nostra città, a nostro avviso armonico e fattibile, un progetto che per passare da progetto di massima a progetto esecutivo ha bisogno di tempi per le verifiche preventive, ma soprattutto di una condivisione che vi chiediamo. Siamo certi che il consenso lo avremmo avuto da Enzo Volontè, che queste idee le aveva a cuore come le abbiamo noi.
(foto: il consigliere comunale di Forza Italia, Agostino De Marco)
21052016