25 aprile: in piazza anche un discorso dell’università delle migrazioni
Due ore di approfondimento, con un intenso dibattito, da parte del centinaio di persone che – ancora una volta – ha affollato l’auditorium: “I cittadini che tanto si arrabbiano con i migranti, numerosi o meno, che vengono inviati sul loro territorio, dovrebbero dirigere il loro risentimento nei confronti di quei Comuni che – non volendo accogliere – fanno sì che da loro ve ne siano di più”. Così il relatore, a proposito delle rivolte anti-richiedenti asilo (“che non sono clandestini, nemmeno dopo il diniego della domanda d’asilo, per tutto il periodo del ricorso”). Sono state anche proposte soluzioni concrete: “Bisognerebbe fare come all’arrivo dei profughi albanesi, all’inizio degli anni ’90: i Comuni devono essere obbligati all’accoglienza dello Sprar, in proporzione al numero di abitanti – c’è già un decreto, non applicato, che parla di 5 persone ogni 2000 abitanti. Chi non li accoglie, viene commissariato e i rifugiati arriveranno, in numeri equilibrati”.
Poca la tenerezza usata verso il sistema attuale, che vede il sistema Sprar, gestito da parte dei Comuni che volontariamente vi aderiscono, come “luce” e la gran parte – ma non tutto, si è tenuto a precisare – del sistema prefettizio (“figlio di una mentalità emergenziale che alimenta opacità”) dei Centri di Accoglienza Straordinaria come “ombra”, a causa dello scarso controllo, a monte e a valle, sui gestori. “Col problema che – mentre la legge prevede lo Sprar come forma prevalente e ordinaria di accoglienza e integrazione – dei quasi 200mila posti attualmente presenti in Italia, quelli dello SPRAR (che costano uguali agli altri e i soldi sono più controllati dai Comuni) superano di poco il 10%”. Non c’è quindi da stupirsi di fenomeni come Mafia Capitale e di tanti soggetti scoperti a lucrare sulla pelle di rifugiati e cittadini.
Preoccupazione, infine, è stata espressa nei confronti del recente Decreto Minniti, che – tra le altre cose negative, secondo il relatore – istituzionalizza i centri cosiddetti “hotspot”, vicini ai luoghi di sbarco, dove i cosiddetti “migranti economici” verranno avviati al rimpatrio forzato nei Cpr (già Cie), che sono stati definiti “capi di concentramento per stranieri”. “Bisognerebbe fare una nuova legge sull’immigrazione, gettando via la “Bossi-Fini”, che impedisce l’ingresso regolare per lavoro in Italia e permettendo a chi fugge in cerca di vita migliore di rifarsi una vita nel nostro Paese, come avviene nel resto d’Europa; e dedicare il sistema d’asilo a chi è costretto alla fuga per guerre e persecuzioni, allargando lo spettro dei motivi anche alle questioni ambientali, sempre più all’origine di questi spostamenti”.
Chi non avesse potuto partecipare a questa e alle precedenti “lezioni”, può scaricare il materiale audiovisivo dal blog di Attac Saronno. Il prossimo appuntamento dell’Università delle Migrazioni è previsto per venerdì 19 maggio alle 21 all’auditorium Aldo Moro con Michele Rossi dell’Università di Parma e Chiara Marchetti dell’Università di Milano, entrambi operatori sul campo, che porteranno le esperienze di buona gestione di servizi per rifugiati sul territorio, in armonia con la popolazione residente e capace di garantire buona accoglienza e integrazione sociale ai nuovi cittadini.
Università delle Migrazioni.
24042017