Saronno festeggia i 33 anni del beato Carlo Acutis in un Santuario gremito di fedeli
SARONNO – Durante la celebrazione delle 18 nel Santuario di Saronno, si è festeggiato il compleanno del beato Carlo Acutis in una chiesa gremita di gente. Don Ennio Apeciti, responsabile dell’Ufficio Cause dei Santi dell’arcidiocesi di Milano, ha celebrato la messa e durante la sua predica ha raccontato molti avvenimenti della vita del beato, facendo scoprire ai fedeli un ragazzo attento a chi lo circondava.
“Siamo qui a celebrare il compleanno di Carlo: il beato nacque il 3 maggio 1991.
È un’Eucarestia così solenne e le letture di oggi sembrano parlarci proprio di Carlo. Guardando su Google, ieri sera, ho trovato 4 milioni e più di siti che parlano di questo ragazzo. La prima è la vocazione di Isaia. Dio vede che la terra ha bisogno e chi manderà per aiutare l’uomo? Isaia é giovane e non si sente capace, è impuro. Ma con l’aiuto di Dio fa grandi cose. Dio è capace di piangere davanti alla sofferenza. Anche Carlo è un ragazzo giovane e leggendo i suoi temi e le sue poesie si vede quanto fosse attento ai problemi del suo tempo. Tra le sue poesie ce ne è una che colpisce per il suo titolo: rassegnazione.
Quanta gente tra noi è rassegnata? Ci sono motivi validi per esserlo ma cosa pensa Dio? Carlo si è offerto perché non credeva nella rassegnazione e nel rancore. Il rancore scorre e travolge. Un ragazzo libero che poteva coltivare molti motivi di rancore: non ha scelto il liceo che gli piaceva ma lo hanno fatto i genitori, ma lui si è impegnato lo stesso.
Come molti adolescenti ha affrontato tanti temi: l’aborto, i rapporti prematrimoniali ecc., ma lui in mezzo alla classe espose il suo pensiero, con coraggio senza temere, con purezza d’animo. La purezza è un dono grande. Isaia ci insegna questo: Carlo non aveva paura ed era entusiasta di Dio.
Nel salmo leggiamo la bellezza del creato. Carlo era innamorato della vita, anche negli ultimi attimi di vita: morì sereno perché andava in paradiso.
Alcune frasi sono state raccolte dai suoi amici. Lui diceva così: si va dritti in paradiso passando dalla preghiera. Non basta pregare ma si deve donarsi a Dio per essere utili ai fratelli. Questo ragazzo di 14 anni aveva ben in mente cosa fosse l’uomo perché Dio se ne curi. C’è una cultura di morte nella nostra società ma Carlo amava la vita”.
La sua predica continua affermando che “il passo del Vangelo parla di questo ragazzo che interroga Gesù per avere la vita eterna. Gesù chiede perché venisse chiamato maestro buono da questo ragazzo. Spesso, all’epoca, se non piacevano i maestri, gli alunni cambiavano insegnante. Gesù dice che il maestro buono è Dio, solo Lui. A Lui non si può dire che non siamo d’accordo, che non condividiamo quanto da lui pensato perché Lui ci ha creati. Non ci si può accontentare, non possiamo dire se me la sento. Gesù ci dice di scegliere e Carlo lo fece. Per Carlo Dio è tutto. La sua vita è stata messa a disposizione di Gesù e convertì anche i genitori. Voleva la preghiera a pranzo e a cena. Il Signore ci chiede l’impegno nella preghiera.
Carlo é sempre stato attento a tutti. Un giorno chiese alla madre di aumentargli la paghetta e i genitori scoprirono che la donava ai più poveri e quella che riceveva non bastava più.
Tutti nasciamo come originali ma molti muoiono come fotocopie. Questo è uno slogan che fece suo ma che si annotò da una frase di un filosofo inglese. Oggi non c’è più il coraggio di essere unici e originali. Se ci ricordassimo che ognuno di noi è unico ed è un capolavoro di Dio, saremmo consapevoli dei doni di Dio.
Carlo non si è mai accontentato ma ha dato sempre il meglio di sé”.
L’omelia si è conclusa con un’invocazione al beato: “Donaci un poco del tuo entusiasmo, della tua capacità di amare il mondo, di vedere le sofferenze e i dolori, di vedere i poveri”.
Durante l’offertorio sono stati portati all’altare le numerose lettere pervenute nella cassetta della posta di Carlo Acutis, contenenti preghiere e invocazioni.
Al termine della messa, numerosi fedeli hanno colto l’occasione di fermarsi davanti alla reliquia per raccogliersi in una preghiera personale da affidare al beato.
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