“Credere in noi stessi”: riflessioni di Indelicato (Fdi) dopo le stragi terroristiche
SARONNO – I terribili attentati terroristici che venerdì hanno mietuto vittime in Tunisia, Kuwait, Francia e Somalia hanno lasciato sotto choc anche la comunità saronnese. A rendersene testimone, con una riflessione sul tema, il coordinatore locale di Fratelli d’Italia, Alfonso Indelicato, che nelle scorse settimane aveva anche organizzato un incontro pubblico con lo scrittore e giornalista Magdi Cristiano Allam, per affrontare questi argomenti.
Credere in noi stessi
Ora che l’ennesima strage islamica è compiuta, al cielo d’Occidente si levano le chiacchiere. Dicono gli opinionisti del Corriere e Repubblica: “Non dobbiamo lasciarci spaventare”. Ma vorrei chiedere, come facevano gli insegnanti di lettere della vecchia scuola (non certo della “buona” scuola renziana):”qual è il soggetto?”.
Chi, insomma, non deve lasciarsi spaventare? La condizione del non aver paura è un certo star bene con se stessi, un accettarsi, un credere in sè al di là dei limiti che pure si riconosce di avere. Prendere su di sé il fardello delle proprie colpe e andare comunque avanti, sereni se non lieti, fiduciosi se non sereni. Ebbene, si può dire, oggi, che l’Occidente viva questa favorevole condizione? Tutt’altro: esso soffre di quella che chiamerei una “sindrome da corresponsabilità nel tempo e nello spazio”. Nel tempo, perché ci hanno colpevolizzato e ci sentiamo effettivamente colpevoli di tutte le nequizie della storia: crociate, inquisizione, colonialismo e poi decolonizzazione fino all’inquinamento globale. Nello spazio, perché grazie al solidarismo globalistico in voga ci dobbiamo sentire corresponsabili anche della tigna che affligge il più remoto pastore tibetano.
A questa auto-colpevolizzazione si accompagna non soltanto una schizofrenica perdita di identità, ma (direi di più) un odio contro noi stessi, o quanto meno un disconoscimento di ciò che la cultura italiana ed europea hanno significato nella storia dell’uomo. Come se noi fossimo e fossimo stati i predoni della storia, gli altri le vittime innocenti. Come se avessimo un debito da pagare sempre e a tutti. Grande responsabilità rispetto a questa malattia dell’anima ha la nostra scuola. I manuali di storia accreditano questa leggenda dell’Occidente, orco cattivo. Quelli di italiano vanno lentamente emarginando gli autori della nostra tradizione: si leggono sempre di meno Dante e Manzoni, sempre di più la Gordimer e Ben Jalloum. E sarà interessante vedere per quanto tempo ancora non saranno censurati i canti danteschi che collocano all’inferno gli omosessuali e Maometto, descrivendone le pene. E’ un vero fenomeno di masochistico auto-estraniamento culturale quello che sta incubando nelle nostre aule scolastiche, e su questo punto non sembra che la scuola privata dia segnali molto diversi da quella pubblica. Dunque, come possiamo difenderci dal predone che viene dal mare o da quello che ha già attecchito con profonde radici? Meglio: che cosa dobbiamo difendere, se non abbiamo un’identità condivisa, e quella che rimane è oggetto del nostro stesso disprezzo?
O usciamo da questo tunnel o ci ridurremo, nella nuova Eurabia, ad essere quello che Manzoni chiamava “un volgo disperso, che nome non ha”.
Fellah, in lingua araba.Alfonso Indelicato
Coordinatore saronnese FdI-An
28062015