Indelicato come Tosi: censura… alla censura
Inizia così il comunicato di Alfonso Indelicato, coordinatore locale di Fdi.
Si tratta di semplice buon senso. Ognuno, solo che abbia occhi e orecchie e sia dotato di ragione, sa e vede bene che l’immigrazione degli arabi islamici, è solo un esempio, è diversa e determina problematiche differenti rispetto a quella filippina. Non è neppure il caso di insistere sulla questione, tanto essa è evidente. Ma poi, ammettiamo pure, in mera ipotesi, che le cose non stiano proprio così e che la Meloni si sia marchianamente sbagliata. E’ possibile nel nostro paese, a un onorevole come a un comune cittadino, esprimere pubblicamente la propria opinione?
Sembra di no. Esiste infatti in Renzilandia un ufficio governativo che ha il compito di selezionare le opinioni dei cittadini, stabilendo quali sono corrette e quali no: è l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali.
Quest’ultimo, nella persona del funzionario Marco De Giorgi, stigmatizza in pretto burocratese la nostra parlamentare, ricordandole come “una comunicazione basata su generalizzazioni e stereotipi non favorisca un sollecito ed adeguato processo di integrazione e coesione sociale”. E conclude:”Si coglie l’occasione per chiedere di voler considerare per il futuro l’opportunità di trasmettere alla collettività messaggi di diverso tenore”, il grassetto è nell’originale.E’ un chiaro invito (al di là della forma contorta e ridondante) a mutare forme e contenuti della comunicazione, quindi un richiamo all’ordine. Tante cose si potrebbero dire, a commento, sia nel merito dell’intervento dell’Unar sia nella formale legittimità del medesimo sia quanto a ciò che questo ufficio rappresenta e persegue. Preferiamo però, conformemente alla nostra inclinazione, esprimere una notazione di tipo filosofico-letterario. Uno “psicoreato” è, nello stato di Oceania inventato da George Orwell nel romanzo distopico “1984”, un crimine consistente nel pensare e credere un qualcosa che contrasta con la filosofia ufficiale dello stato. Viene perseguito dalla “psicopolizia” la quale, una volta identificato il colpevole attraverso dei monitor o la delazione di conoscenti, lo imprigiona e lo costringe a cambiare opinione per mezzo di devastanti tecniche di lavaggio del cervello. No, non siamo arrivati a tanto. Ma forse non ci siamo arrivati perché non ce n’è bisogno. La diffusione di un pensiero unico politicamente corretto – mix di ecologia, pacifismo, animalismo, gender, antirazzismo, terzomondismo – è talmente capillare che non c’è bisogno della psicopolizia e dei suoi metodi. Sono più che sufficienti i media, la scuola di Stato coi suoi tendenziosi libri di testo, l’estranea ma incombente Europa con le sue direttive che tracimano dal piano sociale ed economico a quello etico.
E, dimenticavamo, l’Unar, burocratica punta di lancia di un disegno dispotico che Fdi-An non si stancherà di denunciare e combattere.
Sulla vicenda ieri anche la presa di posizione di Gianangelo Tosi, assessore comunale e anche lui di Fratelli d’Italia che si era imbavagliato in solidarietà con l’onorevole Meloni.
03092015