25 aprile: il discorso di Borroni, “Lega , manifesti squallidi”
SARONNO – La lista civica “Saronno bene comune” pubblica sul suo sito ufficiale l’intervento integrale dell’artista di Dress.it, Isa Borroni, al comizio del 25 aprile in piazza Caduti saronnesi, un “j’accuse” all’Amministrazione comunale leghista.
Ho fatto, da sola o con l’aiuto di altri, molte delle installazioni che avete incontrato in città nell’ultimo anno. Oggi vorrei spiegare il particolare punto di vista che sta dietro questo fare che può apparire poco importante o inutile.
Le mie non sono opere artistiche. Non amo nascondermi dietro la parola arte. Però non ho mai voluto fare installazioni solo decorative o divertenti, anche se molti vorrebbero mi limitassi a questo. Se mirassi solo alla esteriorità o al puro gioco, non farei che diffondere mancanza di senso. Non cerco di fare cose belle, né in senso decorativo né in senso artistico, perché il bello non vale più nemmeno in arte come un fine ultimo.
Dopo aver fatto installazioni qua e là in Saronno, alla fine mi sono fermata sulla cancellata di Palazzo Visconti, che era stato scelto originariamente per il suo degrado. Qui sono stati realizzati tra l’altro il Portone della Memoria, l’installazione per l’8 marzo e, ultima, quella per il 25 aprile. Riciclando, i lavori sono a costo zero, di breve durata e senza alcun impatto definitivo; vogliono nascere e morire in fretta, ma in libertà. Finora solo l’installazione per l’8marzo ha suscitato critiche e voglia di censura da parte di alcuni cittadini e dell’amministrazione. Rivendico qui il bisogno di essere liberi di esprimersi se non sussistano problemi di sicurezza , viabilità o altro. Non si può censurare soprattutto quando si tratta di diritti negati e soprattutto non in nome del buon gusto o con altre inconsistenti argomentazioni.Per il 25 aprile ho fatto una Italia nera, appesa a testa in giù, ispirandomi a un artista che l’ha rappresentata così quasi 50 anni fa, col titolo “Italia fascista”. Una delle tante “Italie rovesciate” di Luciano Fabro, un artista italiano degli anni 70. Con il materiale di riciclo a disposizione è nata poi un’altra Italia rifiorente, tricolore, su un solido tronco fatto di funi.
Non credo di dover spiegare perché ho fatto una installazione per il 25 aprile; forse non è particolarmente nuova ed efficace, ma è un modo di reagire a chi di questi tempi è pronto a buttare a mare assieme alla retorica anche la verità e la storia. Parlare di arte, di forma e contenuto, non solo non è inutile, ma aiuta a capire.Ad esempio, appare evidente dalla forma che il contenuto di certi manifesti comparsi a Saronno è ancora peggio di quello che essi dicono apertamente. Manifesti dei Doma’ nunch, dichiarano: “A Saronno nessuno spazio per il business della falsa accoglienza”. Un’accusa al prefetto e alle associazioni di speculare sull’accoglienza. Se il contenuto è esplicito e molto discutibile, la forma è altrettanto esplicita e decisamente fascista, di quella estetica fascista kitsch e popolare che adotta un certo carattere nella scrittura e un immancabile sfondo nero con strisciata tricolore. Un tipo di carattere che avevamo già notato in tante scritte da tifoseria che hanno imbrattato i muri di Saronno, ma non sono state tanto deprecate come altre. Espressioni di un ambiente che, pur praticando il sano mondo dello sport, non sembra avere sempre anticorpi sufficienti contro razzismo, maschilismo e violenza gratuita. Fenomeni questi che dovrebbero rendere opportuno investire per produrre anticorpi culturali invece di risparmiare in questo campo, per favorire la nascita di campi erbosi.
Anche gli ultimi manifesti della Lega non solo hanno un contenuto falso a partire dalla definizione “clandestini” ma come tutti i loro manifesti sono monotoni e squallidi per forma. Purtroppo dal punto di vista estetico la Lega sarà ricordata per aver sdoganato il cattivo gusto o la carnevalata delle corna celtiche e poco altro. La loro serietà sembra solo quella di voler conservare forme popolari del passato, perché con esse rimangano fissi e validi ipotetici contenuti, ma purtroppo il contenuto sembra ridursi alla sua forma esteriore: il passato in quanto passato, la tradizione in quanto tradizione. Gli unici che vorrebbero distinguersi dagli altri, facendo della Bellezza un loro slogan, sono i rappresentanti in giunta di Saronno al Centro. Stride l’estetica della Vergine delle rocce, da loro portata a Saronno, con lo scarso senso estetico dei compagni di giunta, ma la limitatezza della loro stessa operazione non lascia sperare né che gli uni intendano “educare” i loro compagni né che questi temano di esserlo.
L’operazione fatta è riduttiva in sé e per i suoi fini. Dal punto di vista artistico e culturale è limitata perché è poco più che un invito ad apprezzare la bella rappresentazione esteriore di un contenuto immutabile. Una forma ed un contenuto di indubitabile valore che infatti possono essere sempre usati come una splendida medaglia da esibire. Questa operazione, per quanto meritevole, finisce col sembrare solo una operazione di promozione della Casa di Marta.Suggeriva Daverio l’altra sera che, esposta in una chiesa, quest’opera potrebbe aver ritrovato, il suo luogo ideale. In una chiesa possiamo anche andarla a vedere in quanto immagine religiosa, cioè senza preoccuparci del linguaggio dell’opera d’arte, ma così facendo, sia chiaro, noi compiamo atto di fede, non di cultura, ha detto Daverio, e noi saremmo come i fraticelli d’Assisi da lui citati, (lo dico per chi c’era). A natale 2014, aggiungo io, Pisapia espose la stessa Vergine delle rocce a Palazzo Marino per il ritorno della Madonna di Raffaello e l’operazione fu di natura un po’ diversa. Nelle sue affollate conferenze Daverio dispensa piccole perle di storia, non celebra mai la “Bellezza” in sé, ma non basta un Daverio ogni tanto, non bastano operazioni come queste per fare cultura. Cercare di distinguersi dai compagni di giunta con operazioni come questa non solo non è incisivo, ma forse equivale a confondere se non a fingere di non vedere, rendendosi ancora più corresponsabili. Avvicinare veramente la gente all’arte è una strada lunga e non così semplice e facile come vorrebbero, perché l’arte non è solo da ammirare, non è solo da conoscere e tanto meno da consumare o usare, ma soprattutto l’arte è cultura e per la cultura bisogna faticare e, in questi tempi bui, anche lottare.
Non penso che basti cercare di distinguersi, bisogna pretendere garanzie di qualità e libertà, prima che nelle chiese, nelle strade, nei teatri, nei cinema e in tutti i luoghi di cultura.
28042016
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Commenti
Cosa c’entrano poi i manifesti della Lega con i festeggiamenti di ANPI in occasione del 25 aprile io ancora non l’ho capito.
Un discorso, sig.ra Borroni, privo di spessore e soprattutto fuori tema -come direbbe la mia prof.
Per la cronaca la Lega non è alleata più da tempo con CP. E Salvini, nel recente viaggio in Israele a cui per contare un po a livello internazionale ha dovuto anch’egli genuflettersi, ha proprio preso le distanze da loro.
Fagioli ha allineato la lega saronnese a Salvini che si allea a Casa Pound….
Del resto la cultura della giunta la fanno FdI e DumaNunch.
Se ne stanno accorgendo tutti, chi semina vento raccoglie tempesta.
Squalline sono le” opere” che appiccica in ogni dove
L’arte è ben altra cosa. Questa è spazzatura.
dopo questo intervento ho prodotto ancor più anticorpi…si ma per la sinistra
Bravissimi! Continuate! Ogni azione deve risultare come un calcio nel sedere e punitivo a chi parla di clandestini fuori dalle “balle” e la domenica va in chiesa a pregare per la pace!