Nigro: “Questione morale e lotta politica in Italia”
Prosegue Nigro: “28 luglio 1981. Enrico Berlinguer intervistato da Scalfari muove accuse senza appello al sistema dei partiti: “i partiti hanno degenerato”, “sono soprattutto macchine di potere e di clientele”, “hanno occupato lo stato e tutte le sue istituzioni”. Non una considerazione sulla genesi di tale deriva. Non c’è un riferimento all’Italia che cambiava e si modernizzava.
21 agosto 1981. Giorgio Napolitano prende le distanze da Berlinguer. Citando Togliatti, ricordava: “quando qualcuno è sorto per maledire i partiti, egli ha finito per organizzare il partito dei senza partito”. Se si liquida la funzione del partito si apre la strada a “un sistema di gruppi di pressione”.
10 settembre 1981. Direzione del Pci per estromettere Napolitano dalla Segreteria Nazionale, reo di aver contestato il segretario. In quella sede, Bufalini sostiene che Scalfari “ha certamente forzato le cose, sia nell’intervista sia nel commento successivo”. La maggioranza berlingueriana liquida Napolitano, colpevole di aver considerato il PSI ancora riformista. Nilde Iotti manifesta la sua perplessità verso Berlinguer e il modo in cui è venuta fuori la “questione morale”. “Non possiamo arrivare a una identificazione tra questione morale e tutti i problemi della società”.
28 luglio 2016. Nell’intervista (Non esiste più la diversità della sinistra nessuno ha seguito la cura) di Simonetta Fiori a Scalfari, la questione Napolitano viene liquidata con una battuta:”Giorgio era migliorista, ossia favorevole al dialogo con il partito di Craxi”. Sul testo dell’intervista, Scalfari asserisce di aver trascritto fedelmente la conversazione. Ma c’è da ritenere che Bufalini abbia ragione, tant’è che Scalfari asserisce: “ricordo che lo incalzai molto sulla questione morale perchè mi sembrava il nodo essenziale”. Scalfari conclude la sua intervista amettendo che la “terapia indicata da Berlinguer non è stata seguita. E il malanno diagnosticato è addirittura peggiorato coinvolgendo anche il Partito democratico”. La “diversità” vantata dal pci di Berlinguer non è bastata a preservare la creatura nata dalla confluenza tra sinistra Dc ed ex Pci”.
Conclude Nigro: “Scalfari, ha sempre glissato sull’amministrazione straordinaria del Pci (ben nota a Berlinguer) che già negli anni Settanta rappresenta il 67% dell’intero bilancio (come dimostrano le carte della Direzione del Pci. Neppure ha mai affrontato i risvolti economici del consociativismo parlamentare del pci nella formazione delle leggi di bilancio e i suoi riflessi. Scalfari ha acriticamente assunto la tesi storiografica dell’autonomismo del PCI rispetto al movimento comunista internazionale, ne ha esaltato il connotato della cosiddetta “diversità” e ne ha benedetto la trasformazione in Partito Democratico pensando con ciò di aver contribuito a forgiare il soggetto politico utile al futuro del Paese. Deve essere impegnativo dover ammettere nella parte conlcusiva dell’intervista che se il parlamento rimane di “nominati” come quello attuale, “è in pericolo la democrazia”.
Le élite alla guida del paese, al contrario, si stanno dimostrando non adeguate a far uscire l’Italia dalla crisi, ma si muovono nella più perfetta continuità conservando privilegi di ceto sociale, politico ed economico. La “diversità”, utile alla lotta politica per suggestionare i cittadini, non è mai stata sufficiente per orientare una politica pubblica. Valeva per il Pci di Berlinguer, oggi, per il Pd e per Cinque stelle”.
15082016