Pasqui replica a Pellicini. E svela tutti i numeri del Pasta. Spettatori in calo
Cari Alessandro, Francesco e Oscar,
rispondo ad alcune interviste nelle quali dichiarate che sarei stato intromissivo, eccedendo il mio ruolo, che non saprei cosa significa far parte di un C.d.A., e che nella scelta di dimettermi avrebbero prevalso aspetti diversi da quelli professionali: non è così. Ecco com’è andata.
PROBLEMI DI RUOLI
A Francesco Pellicini, scelto personalmente dal Sindaco come il sottoscritto, venne offerto inizialmente l’ingresso in C.d.A. ma questi, saggiamente, preferì inserirvi il suo collaboratore Oscar Masciadri ed essere ingaggiato e retribuito come direttore artistico senza le responsabilità connesse alla gestione della Fondazione; le cariche dei membri del consiglio di amministrazione, portatori di responsabilità, al contrario sono gratuite.
Per chi non lo sapesse, o non avesse familiarità con la governance societaria, giova ricordare che:
l’art. 15 dello statuto della Fondazione stabilisce che: “Il Consiglio di Amministrazione approva gli obiettivi ed i programmi della Fondazione proposti dal Presidente e verifica i risultati complessivi della gestione della medesima. Al Consiglio di Amministrazione spetta, in particolare a) eleggere il Presidente e un vice presidente; b) stabilire annualmente le linee generali dell’attività della Fondazione, nell’ambito degli scopi e delle attività di cui agli articoli 2 e 3 del presente statuto.”
L’art. 17 dello statuto definisce invece i compiti del Presidente che, tra l’altro “sorveglia il buon andamento della Fondazione, cura l’osservanza dello statuto ed adotta, in caso di necessità ed urgenza, ogni provvedimento opportuno.”
Il direttore artistico è un consulente esterno, legato alla Fondazione da un contratto di prestazione d’opera artistica, che prevede che “il direttore artistico, sulla base delle linee guida definite ed approvate dal C.d.A., avrà il compito e la funzione di redigere la stagione teatrale tenendo conto delle tradizioni teatrali consolidate negli anni a Saronno, apportando altresì eventuali innovazioni nei generi artistici di scena sulla base delle indicazioni pervenute dal Consiglio di Amministrazione della Fondazione e della Sua esperienza.”
Pertanto, l’attività del direttore artistico è naturalmente soggetta alla verifica e controllo del consiglio di amministrazione e del Presidente, il quale pertanto non opera alcuna ingerenza quando chiede informazioni e approfondimenti sulle logiche che presiedono alle scelte artistiche, poichè esercita un proprio diritto-dovere, particolarmente pregnante e necessario quando la richiesta riguarda i cachet degli artisti, che impattano sul risultato economico della Fondazione.
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Strano che Francesco, con laurea in giurisprudenza, non comprenda queste regole basilari della governance societaria: ad Oscar ricordo che dopo 36 anni di professione ed oltre 260 incarichi ho qualche familiarità con i meccanismi ed il funzionamento degli organi societari, delle rispettive funzioni e responsabilità.
Consapevolezza che mi pare sia mancata alla direzione artistica -di fatto condivisa con Masciadri- come dimostra la scarsa disponibilità a condividere il proprio lavoro con il C.d.A.: anzi, mi correggo, non con l’intero C.d.A., ma solo con il Presidente e Vicepresidente.
Situazione singolare, paradossale, kafkiana.
Presidente e Vicepresidente sono legalmente responsabili della Fondazione, ne hanno la rappresentanza legale, si sono assunti gratuitamente la responsabilità di proseguire l’attività teatrale pur in presenza di un patrimonio netto negativo [possibile causa di estinzione della Fondazione stessa], ci “mettono la faccia” di fronte alla città ed agli amici del Teatro, ma non è loro consentito esprimersi sulle scelte culturali perché il direttore artistico ritiene che tale materia ricada nella sua esclusiva e insindacabile competenza.
Solo il consigliere Masciadri ha questa facoltà, ma entrambi sono titolari di associazioni culturali che svolgono attività in potenziale concorrenza con quella svolta dal Teatro Giuditta Pasta: mi sono permesso in qualche occasione di sottolineare la delicatezza del tema del conflitto di interessi, che richiede la massima trasparenza, ma evidentemente non in modo efficace.
LA PASSATA STAGIONE… E LA PRIMA CRISI
Lo scorso anno il cartellone della stagione venne preparato in poche settimane (bisogna darne atto al direttore artistico, che ritenne di non utilizzare la bozza predisposta dal suo predecessore), ma venne sottoposto al C.d.A. in termini perentori: “prendere o lasciare”, non c’è tempo per cambiare. Non la prendemmo affatto bene: i primi conflitti cominciarono allora, e pochi sanno che già il 1° giugno 2016 tre consiglieri (Pasqui, Prada e Pezzani) si presentarono dimissionari al Sindaco.
Solo il senso di responsabilità ed il timore di nuocere al Teatro ci fece recedere dal formalizzare le dimissioni: era una questione di metodo e di mancato rispetto dei ruoli.
I DATI DELLA STAGIONE PASSATI: NUMERI E COSTI
Sul merito delle scelte artistiche della stagione 2016-2017, esprimemmo forti perplessità sulla rassegna musicale e sulla decisione di abolire la rassegna di “Prosa Blu”.
Per quanto riguarda la rassegna musicale, fummo facili profeti: 13 appuntamenti così eterogenei, con troppi nomi di scarso appeal, preannunciavano quanto si è puntualmente verificato.
Risultato: due show annullati, una media di 208 spettatori a serata, 5 abbonamenti venduti ed un margine di contribuzione (margine = incassi – cachet – costi accessori – Siae – Vigili del Fuoco) della rassegna negativo per € 14.410.
Per quanto riguarda invece la PROSA, risultati molto buoni per quanto riguarda la marginalità economica, positiva per € 21.577 a fronte di un € +6.833 della stagione precedente.
L’aspetto negativo e preoccupante è stato il calo di presenze: tra Prosa Rossa e Prosa Blu sono stati persi in totale 248 abbonamenti a turno fisso, il 28,8% in meno dell’anno precedente.
Nelle 21 serate di Prosa sono stati persi quasi 3.000 spettatori, con una media di 141 spettatori in meno a serata, ed una occupazione di sala scesa dall’85,7% al 61,7%.
Ricordo ancora cosa prevede il contratto di direzione artistica: “il direttore artistico, sulla base delle linee guida definite ed approvate dal C.d.A., avrà il compito e la funzione di redigere la stagione teatrale tenendo conto delle tradizioni teatrali consolidate negli anni a Saronno.”
Orbene, in piena coerenza (lo dico con ironia, per chi non l’avesse capito) con le previsioni contrattuali il direttore Pellicini ed il consigliere Masciadri lo scorso anno decisero di eliminare la rassegna di Prosa Blu, che -come ricordato- ci è costata 135 abbonati, e quest’anno intendono abolire il turno del venerdì sera (che significa mettere a rischio altri 178 abbonamenti) motivandolo con le percentuali di occupazione della stagione appena conclusa, non comprendendo –forse- che la riduzione di tali percentuali (ben 24 punti) potrebbe essere correlata anche alla qualità delle loro scelte artistiche.
Il sottoscritto ed il Vicepresidente hanno cercato di dissuadere la Direzione Artistica da tale decisione e di ripristinare la rassegna di Prosa Blu, ma questa ha proceduto speditamente nei suoi programmi sentendosi evidentemente forte dell’investitura e del sostegno dell’Amministrazione.
Di qui un forte elemento di perplessità e preoccupazione, abbinato alla decisione della direzione artistica di porre un tetto di 5.000 € ai cachet di artisti e compagnie che presuppone, è il nostro timore, riduzione della qualità o dell’appeal dei prodotti artistici offerti.
MENO COSTI MA ANCHE MENO EVENTI E MENO SPETTATORI
Diamo ancora un po’ di numeri? I numeri non spiegano tutto, ma forniscono interessanti elementi di valutazione per chi abbia la voglia e la capacità di leggerli.
In 77 eventi della stagione 2016-2017 abbiamo avuto la presenza di 1.819 spettatori in meno di quella precedente, registrati però in 61 eventi (16 in meno); la media di spettatori per evento è stata di 334, contro i 452 spettatori medi della stagione precedente.
Per quanto riguarda il margine di contribuzione derivante dagli spettacoli, esso si è ridotto da € 39.465 ad € 32.892, risultato comunque apprezzabile.
Per cachet (e accessori) nella stagione 2016-17 sono stati risparmiati 34k rispetto alla stagione precedente, ma tale risparmio è stato vanificato dai minori incassi conseguiti (-46k).
L’insegnamento che si può trarre da questi numeri è che
(i) È rischioso rivoluzionare una offerta artistica che ha dimostrato di incontrare il favore del pubblico: i punti di forza vanno valorizzati, si dovrebbero casomai adottare opportuni accorgimenti per migliorarne l’economicità;
(ii) risparmiare sulla qualità può essere un boomerang, perché il risparmio rischia di essere vanificato dai minori introiti della biglietteria e dai correlati proventi pubblicitari, che sono molto sensibili alla qualità artistica della stagione.
La direzione artistica, sia che venga esercitata da Pellicini o da Masciadri, a nostro avviso avrebbe dovuto essere più attenta al profilo degli spettatori del Giuditta Pasta che, pur essendo un Teatro di Provincia, è così prossimo a Milano da non potersi permettere di ridurre oltremodo la qualità se non a rischio di significative perdite di pubblico, per la vicina attrazione dei teatri milanesi.
L’introduzione di generi o di palinsesti innovativi richiede tempo per fidelizzare nuovi segmenti di pubblico, e renderebbe necessario un prolungato sostegno finanziario da parte dell’unico socio fondatore –il Comune- sostegno che in questo momento non può essere garantito.
LA NUOVA STAGIONE
Per quanto riguarda invece le vicende più recenti, quando –a inizio aprile- ricevemmo da Masciadri (un consigliere…) il calendario quasi completo della prossima stagione, e scoprimmo per caso che erano già in vendita su Ticket One i biglietti per uno spettacolo di varietà al Giuditta Pasta con la formula dell’”affitto sala” senza che nessuno di noi ne fosse stato preventivamente informato o consultato, comprendemmo che si stava riproponendo lo stesso copione dello scorso anno: “prendere o lasciare”.
E, anche in considerazione della cifra artistica di alcune proposte, decidemmo di far saltare il tavolo, e che non saremmo stati disponibili a metterci nuovamente la faccia di fronte al pubblico del Giuditta Pasta: il 13 aprile u.s. rimettemmo pertanto formalmente il mandato nelle mani dell’Amministrazione.
Solo una settimana dopo, alla domanda del Sindaco “hai una alternativa all’attuale direzione artistica?” ci attivammo per trovarne una credibile, che nel mese seguente sottoponemmo all’Amministrazione, ma senza ottenere risposta.
Preso atto che la nostra proposta alternativa era stata ignorata e quindi di fatto tacitamente respinta, ci siamo dimessi: l’Amministrazione comunale ha pieno diritto di fare le proprie scelte, ma lo stesso vale per il Presidente ed il Vicepresidente della Fondazione, per le ragioni espresse.
Non vi è stata pertanto alcuna ingerenza da parte del Presidente nell’attività della direzione artistica, mentre è vero il contrario: il direttore artistico ha spesso sconfinato dalle sue competenze, in particolare a partire dal mese di settembre, per sollecitare a più riprese e con sorprendente veemenza il C.d.A. a tagliare il costo del personale, che certo non rientra tra le competenze di una direzione artistica.
Ci sarebbero altri aspetti ancora, ma è preferibile che mi fermi qui.
Una doverosa puntualizzazione: tra i motivi che ci hanno spinto alle dimissioni non c’è l’ulteriore riduzione di 50.000 € del contributo comunale, circostanza tuttavia che -com’è ovvio- renderà più difficoltosa la ricostituzione del patrimonio netto della Fondazione.
CONCLUSIONE
In conclusione, ringrazio il Sindaco per la fiducia che mi ha voluto concedere, così come i compagni di viaggio Pellicini e Masciadri nei confronti dei quali nutro comunque una insana personale simpatia, ma dai quali mi divide in modo inconciliabile l’approccio professionale.
E naturalmente ringrazio il Vicepresidente Egle Prada che ha condiviso con il sottoscritto la fatica e le tensioni di questa logorante annata, nonché l’impegno nelle attività del teatro Scuola, del teatro Ragazzi e dei laboratori.
L’offelee Pasqui ha semplicemente fatto il suo; anzi, non essendo stato messo in condizioni di farlo fino in fondo, si è dimesso.
Nonostante le mille difficoltà incontrate ed una significativa riduzione del contributo comunale (-75k rispetto al 2015), il preconsuntivo dell’esercizio in corso da’ confortanti segnali di tenuta, grazie soprattutto all’azione di contenimento dei costi fissi pagata dal personale dipendente: nel prossimo esercizio sarà tuttavia necessario un contributo più efficace delle marginalità positive prodotte dagli spettacoli e dei ricavi di natura pubblicitaria, ma questo –oramai- sarà compito del nuovo organo amministrativo.
Auguro di cuore alla Fondazione Giuditta Pasta, in tutte le sue componenti, di superare questo momento di difficoltà con l’affetto, l’impegno e la vicinanza di tutti coloro che ne hanno a cuore le sorti.
Saronno, 13 giugno 2017
Paolo Pasqui