Invalido senza casa, Airoldi: “Siamo arrivati al “prima i saronnesi che dico io”
SARONNO – “Parto da un ringraziamento al Sindaco Alessandro Fagioli Per averci ricordato lo “slogan” (!) della sua Amministrazione: prima i saronnesi. Dopo tre anni di nulla assoluto credo che gran parte dei cittadini se lo fossero completamente dimenticato. Anzi, mi domando cosa sarebbe accaduto alla città se questa Amministrazione non fosse guidata da un simile faro!”.
Inizia con una buona dose di ironia la presa di posizione dell’ex presidente del consiglio comunale Augusto Airoldi in merito alla scelta dell’Amministrazione comunale di non aiutare l’invalido cardiopatico 55enne costretto da due mesi a dormire all’ospedale e a passare le giornate al centro sociale della Cassina Ferrara.
Nel comunicato l’Amministrazione informa che Marino è residente a Saronno, ma siccome lo è in forza di una legge della Repubblica Italiana che al Sindaco non piace, ha deciso che le necessità abitative di questo cittadino non lo riguardano. Quindi non “prima i saronnesi”, ma prima i saronnesi che sono tali in forza di leggi che aggradano al Sindaco. Come se dicesse: “prima quelli che dico io”. Ne conseguirebbe che nessun saronnese è più sicuro di quali servizi avrà diritto di ricevere dai servizi comunali.
Come si vede la faccenda sarebbe comica. Purtroppo rischia di essere tragica perché coinvolge la vita di una persona, oltretutto invalida. Quello del Marino, purtroppo, non è il primo caso nel quale l’amministrazione leghista mostra un evidente segno di fastidio per le persone che chiedono aiuto e ricorre a originali interpretazioni di leggi e regolamenti per non farsene carico. E’ l’inevitabile conseguenza della logica del “prima”, una logica a cerchi concentrici, sempre più restrittiva che finisce per privilegiare i bisogni di chi bisogni non ha (e quindi non chiede) ed escludere il debole, il diverso, qualunque siano i motivi della sua debolezza o diversità. Una logica, se mi è concesso, pericolosa oltreché perversa: “Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare”.
Amministrare una città richiede un confronto giornaliero con situazioni reali, persone in carne ed ossa con i loro problemi e le loro necessità. Procedere per slogan appaga forse sul piano mediatico, ma finisce per lasciare con un pugno di mosche. E, a volte, di cadere in contraddizione.
09062018
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Commenti
La Chiesa accoglie migranti e presunti profughi, ma non ha un letto per un bisognoso?
Quanto manca a maggio 2020….
Un Sindaco che disattente una legge dello Stato deve avere il coraggio di dimettersi
Quindi il sindaco, non riconscendo una legge dello Stato Italiano, non lo considera cittadino saronnese…. siamo alla follia, allora a me non piace la legge elettorale con la quale il sig. Fagioli è stato eletto e quindi posso non considerarlo più sindaco ?
Nella “fattoria degli animali” di Orwell i maiali che hanno preso il potere al motto iniziale : tutti gli animali sono uguali, aggiungono “ma qualcuno è più uguale degli altri”.
Condivido completamente l’analisi del Sig. Airoldi.
Quanto buonsenso in queste parole… La differenza di satura fra Airoldi e il sindaco è davvero imbarazzante