Audio blasfemo a scuola, professore denuncia studente
COGLIATE – Ha mandato un audio WhatsApp carico di blasfemie e volgarità ai compagni di classe, ma è stato intercettato da un professore che ha segnalato la questione alla Polizia Locale, autorità di competenza in queste situazioni. È successo alle scuole medie di Cogliate. Se l’alunno abbia mandato il messaggio per gioco, per scherzo, con l’ingenuità della giovane età e senza la malizia degli adulti, non si può sapere, ma di certo il fatto solleva una questione educativa che il professor Claudio Cereda – che per primo ha scoperto il messaggio a scuola – ha voluto portare all’attenzione di tutti i genitori con una lettera aperta:
«Il messaggio, che ho ascoltato e copiato, è di una volgarità a dir poco rivoltante e ha gli estremi per considerarsi una forma di vilipendio alla religione cattolica, nonché contiene oscenità che non mi scandalizzano come persona adulta, ma mi preoccupano come insegnante dei vostri figli. In qualità di pubblico ufficiale, non ho potuto fare a meno di denunciare alla Polizia Locale di Cogliate l’accaduto, informando del fatto il dirigente scolastico Gabriella Zanetti e il padre del ragazzo che ha diffuso il messaggio. Non essendo miei figli gli alunni della classe, io potrei tranquillamente infischiarmene della cosa, ma come educatore, forse troppo in là negli anni, mi sento in dovere di avvertirvi e di vigilare sul contenuto delle comunicazioni che si scambiano i vostri ragazzi. Quando abbiamo parlato in classe dell’argomento social network, prima che saltasse fuori la rivelazione, tutti i presenti alludevano con sorrisetti e mi chiedevano di non ascoltare il messaggio in questione, segno che tutti o quasi ne erano al corrente. Credo che possiate capire che questo o altri messaggi del genere incidono notevolmente e negativamente sulla crescita dei vostri figli, sulla loro sensibilità morale e non, sulla loro tranquillità, sullo scatenarsi di pulsioni più o meno incontrollate, non gestibili alla loro età di pre-adolescenti, e che tutto ciò si riversa inevitabilmente anche in ambito scolastico, non solo a livello di apprendimento, ma anche sul piano dei rapporti e delle relazioni interpersonali. Come genitori, avete il dovere di sapere che i vostri ragazzi maneggiano delle potenziali bombe informatiche, di essere informati che in base al regolamento europeo del maggio scorso, il programma di messagistica WhatsApp è vietato ai minori di 16 anni. L’uso incontrollato di queste e altre tecnologie può portare ad atti di bullismo e non so se meravigliarmi o meno se nessuno dei vostri figli, o quasi nessuno, per ingenuità, sprovvedutezza, vergogna o dabbenaggine, vi abbia mai riferito o confidato di ricevere messaggi di tale contenuto o simili. Il mio appello è quello di vigilare su quello che maneggiano i vostri ragazzi, prima che sia troppo tardi e che succedano fatti, ai loro o ai vostri danni, irreparabili».