Pedemontana, Onlit: “Le sorti di un progetto sbagliato”
CISLAGO – “L’atto aggiuntivo che è stato sottoscritto dal Ministro dei Trasporti Danilo Toninelli è un atto dovuto che non basterà per raddrizzare le sorti della Pedemontana Lombarda. La Pedemontana è finita su un binario morto da 5 anni perchè il progetto non sta in piedi visto che in 15 anni la concessionaria ha dissipato tutto lo stanziamento statale di 1,4 miliardi, per soli 22 chilometri del primo lotto spendendo la cifra record di 66 milioni a chilometro, che doveva invece spendere con l’effettivo avanzamento dei lavori su tutti i lotti A-B-B2 e D fino a Bergamo, 67 chilometri complessivi”. Lo dice da Milano Dario Balotta, presidente dell’Onlit, l‘Osservatorio nazionale liberalizzazioni infrastrutture e trasporti.
“Il progetto – prosegue Balotta – è irrealizzabile per motivi ambientali, l’attraversamento dell’area inquinata dall’Icmesa di Seveso e finanziari, costi stimati di 5 miliardi impossibili da raccogliere sul mercato. Per questo si è preferito partire con tre inutili e costosi tronconi del lotto A: le mini tangenziali di Varese, di Como e il tratto Cassano Magnano-Lentate. Tratte che ora sono sottoutilizzate per le alte tariffe di Pedemontana, doppie rispetto alle altre autostrade lombarde. Più che per il completamento dell’opera sembra che oramai Pedemontana debba essere tenuta in vita per assicurare i 121 dipendenti, dunque tre addetti a chilometro, un record per un’autostrada senza caselli, che è diventata una fabbrica del consenso. Pedemonata è il simbolo della disfatta del federalismo stradale voluto da Formigoni e Maroni. Non è bastato l’ingresso nell’azionariato di Serravalle, di Regione Lombardia, con i controllo del 79 per cento delle azioni mentre il 20 per cento è in mano a Banca Intesa e Ubi Banca che stanno alla finestra”.
(foto archivio: l’Autostrada Pedemontana)
11042019