L’impresa: Namibia in bici, il saronnese Carlo Motta a Ai-ais
SARONNO -Continua l’avventura Carlo Motta, ex docente dell’istituto Ial di Saronno, in Namibia. Dopo aver lasciato il villaggio di Swakopmund dove ha conosciuto la realtà dei villaggi di Happydù, in sella alla sua mountain bike ktm, è proseguito il viaggio del ciclista attraverso il deserto della Namibia, fino a giungere al confine con il Sud Africa. Riceviamo e pubblichiamo il racconto del suo viaggio di lunedì 12 e martedì 13.
“Lunedi 12, da Aussenkehr ad Ai-ais, 75 km e 700 mt di dislivello positivo. Parto con le luci accese e incrocio molti bus o camion attrezzati con navette per il trasporto persone. Sono i mezzi che portano i lavoratori nelle vigne, quelle vicine vengono raggiunte a piedi ma i vigneti proseguono per parecchi chilometri. La baraccopoli è nata e cresciuta perché ha attirato migliaia di persone per lavorare e quindi famiglie, bambini, senza servizi di alcun tipo. Le vigne si riempiono di lavoratori, molte donne, che intervengono sulle viti per non so quale operazione. Lascio il verde e mi addentro nel deserto che mi porterà ad Ai-ais, strada discreta, un continuo saliscendi. Il deserto è molto deserto, qualche cespuglio che più che una pianta sembra un atto di fede. Ogni 10-20 km un cartello che segnala una svolta, avanzi di magazzino. Per una decina di km Sono accompagnato da un vento ovviamente contrario. Gli ultimi 11 km sono in discesa (-350 mt) che dovrò rifare in salita domani! Anche oggi traffico non pervenuto.
Ad Ai-ais vi sono antichissime sorgenti minerali calde formate dal fish river: dopo una doccia per togliere lo sporco mi immergo nelle vasche, è molto rilassante e l’acqua davvero calda. Ai-ais é anche punto di arrivo del trekking che parte da hobas e percorre tutto il fish river canyon: è l’unico modo per accedervi, 5 giorni di trekking accompagnati dalle guide. E domani incontrerò gli ultimi contrafforti da superare prima del canyon.
Martedi 13. Parto presto per una tappa che sapevo dura, 1200 mt di dislivello ma non immaginavo tanto perché il vento ha soffiato (immaginate da che parte) per gran parte della tratta. Saran stati gli ultimi (contrafforti) ma son stati duri. Un gruppo di struzzi attraversa velocissimo la strada, qualche gazzella. Solo negli ultimi km appare la linea delle sponde del canyon e se ne intuisce la voraggine, alle 13.30 sono in campeggio; traffico come ieri, praticamente nullo. Domani andiamo a vedere il canyon.”