MANTOVA – Sabato 25 marzo, alle 17.30, si inaugura presso Casa del Mantegna a Mantova la mostra “Stanze americane. Bressan Marrocco Savelli con le Collezioni Civiche di Arte Contemporanea in Casa del Mantegna”, promossa dalla Provincia di Mantova in collaborazione con l’associazione saronnese Flangini, la fondazione Rossi e con lo straordinario apporto del Comune di Mantova, che ha gentilmente concesso il prestito di 15 opere delle Collezioni Civiche. All’inaugurazione interverranno il presidente della Provincia di Mantova Carlo Bottani, il curatore Flaminio Gualdoni e lo scrittore Giovanni Pasetti. La mostra sarà aperta al pubblico dal 26 marzo al 7 maggio, nei giorni dal mercoledì alla domenica dalle 10 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 18.30.
“Stanze americane”, a cura di Flaminio Gualdoni, propone complessivamente 60 lavori e, quale arricchimento dell’itinerario espositivo, alcuni video. Le opere realizzate da Italo Bressan, Franco Marrocco e Alessandro Savelli, in parte al rientro dalle loro esperienze a New York e a Los Angeles e in parte inedite, dialogheranno con le opere provenienti dalle Collezioni Civiche di Arte Contemporanea di Mantova.
Si avvia così un dialogo con la realtà culturale della città, in particolare con artisti contemporanei legati all’esperienza artistica della poesia visiva (Gruppo 70 e Gruppo 63), presenti nella collezione municipale. L’idea di viaggio e di nomadismo sottesa alla mostra “Stanze americane” trova felice condivisione curatoriale con il patrimonio artistico contemporaneo, genius loci della città: Bartolini, Bentivoglio, Harloff, Miccini, Olivieri, Ori, Pignotti, Sarenco, con la presenza autorevole dell’artista mantovano Sermidi, che ha saputo esprimere in maniera magistrale i termini della pittura aniconica.
La mostra è in un certo senso l’occasione per dar conto di un‘esperienza internazionale che, protrattasi per alcuni anni, giunge ora a un punto di sintesi e di ricapitolazione. “S’intitola ‘Stanze americane’, perché la costa ovest degli Stati uniti e il culturalmente vicino Messico ne sono stati gli scenari primi. Ma dipana un filo di esperienze, geografiche e mentali, le vere ‘nourritures’ della vicenda, che per la circostanza si arricchiscono di un ulteriore svolgimento con i prestiti provenienti dalle Collezioni Civiche di Arte Contemporanea. Una mostra ariosa, di grandi dipinti, ma che conservano il rigore di atmosfere sospese, di silenzi, di lunghe pause di riflessione” (dall’intervista al curatore Flaminio Gualdoni).
Si tratta della riproposizione di un percorso culturale che coinvolge in un confronto dialogico in cui gli attori, Bressan, Marrocco e Savelli, non convergono in un movimento artistico comune, non fanno gruppo, ma al contrario proseguono le proprie strategie personali: “In ogni tappa di questo percorso si incontrano e incrociano il proprio fare, avendo conferma della propria e dell’altrui necessità - scrive Flaminio Gualdoni - Bressan, Marrocco e Savelli sono accomunati dalla nascita in seno alla generazione che non è passata, come usa dire, dal figurare all’astrarre, ma che ha considerato l’astrazione come una condizione naturale del fare sin dagli inizi, a partire dalla centralità attribuita alla luce: che è insieme valore fisico e metafisico che consente a ognuno di essere naturalmente ‘astratto con qualche ricordo’, come voleva Klee, creando situazioni visive che sono al tempo stesso massimamente astratte e massimamente figurali. Ciò consente agli artisti di aprire un territorio teoricamente illimitato da cui nasca una nuova idea di paesaggio: paesaggio che è sia fisico sia totalmente d’anima”.
Per gli studenti delle scuole superiori della città e della provincia di Mantova l’esperienza non si conclude con la visita in mostra: viene loro infatti offerta la straordinaria possibilità di incontrare gli artisti in ambito scolastico. Il tema degli incontri verterà, in particolare, sul confronto – esito di una diretta esperienza – tra cultura americana e cultura europea.
(in foto: Franco Marrocco, dal titolo "L'eco del bosco")
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La mostra “L’arca”, promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Mantova e dall’Associazione Flangini di Saronno, potrà essere visitata a ingresso libero fino al 3 ottobre e sarà accompagnata da un catalogo. All’inaugurazione, che avrà luogo martedì 7 settembre alle 18, sarà presente l’artista Franco Matticchio E' uno dei più conosciuti illustratori italiani. Nel corso della sua straordinaria carriera, iniziata alla fine degli anni Settanta, ha disegnato per i maggiori quotidiani italiani e ha collaborato con numerosi editori, come autore di copertine e di fumetti. Il suo tratto e il suo immaginario visivo sono altamente riconoscibili e fanno di lui una delle voci più originali del panorama dell’illustrazione editoriale italiana. Per questo si è scelto di presentare la sua mostra “L’arca” nel corso del Festival della Letteratura di Mantova. L’esposizione, a cura di Melania Gazzotti, aprirà l’8 settembre alla Casa di Rigoletto, sede che ha già ospitato, sempre in occasione del Festival, le personali degli illustratori di fama internazionale Lorenzo Mattotti (settembre 2019) e Gianluigi Toccafondo (settembre 2020). Con “L’arca” Mantova vuole rendere omaggio allo stile inconfondibile di Franco Matticchio e al suo personalissimo sguardo sul mondo, che può essere a volte poetico e discreto, altre volte ironico e surreale, ma sempre caratterizzato da una grande curiosità per la natura umana. L’idea è quella di ripercorrere la carriera dell’autore e la sua vastissima produzione dando risalto a uno dei soggetti da lui più amati: gli animali, che sono sempre stati una fonte inesauribile di ispirazione. Le creature che animano l’universo matticchiano possono provenire direttamente dal mondo animale, che siano domestiche, selvatiche o esotiche, oppure essere il frutto della sfrenata fantasia dell’autore, che spesso gli attribuisce tratti o atteggiamenti umani. Possono essere protagoniste di singole tavole, alcune cupe, altre enigmatiche, altre ancora esilaranti, o di intere saghe, come quella del gatto Jones, un felino in camicia, pantaloni e bretelle e con niente meno che una benda sull’occhio sinistro, star di numerose strisce pubblicate su “Linus” e del volume “Jones e altri sogni” (Rizzoli Lizard, 2016). Altrettanto emblematici sono i bestiari surreali raccolti nei volumi “Animali sbagliati” (Vanvere, 2016) e “Animali sbagliati 3” (Vanvere, 2020), nei quali Matticchio ha dato vita a una serie di esseri fantastici, nati da estrosi giochi di parole. E non può mancare a quest’appello a salire sull’arca di Matticchio il vorace bull terrier bianco con l’occhio nero, disegnato dall’autore per i titoli di testa del film “Il mostro” di Roberto Benigni (1994). Alla Casa di Rigoletto saranno esposte una serie di tavole originali – acquarelli, chine e matite – realizzate per libri, fumetti e giornali, ma anche lavori inediti, provenienti dall’archivio dall’artista e da collezioni private. 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“Stanze americane”, a cura di Flaminio Gualdoni, propone complessivamente 60 lavori e, quale arricchimento dell’itinerario espositivo, alcuni video. Le opere realizzate da Italo Bressan, Franco Marrocco e Alessandro Savelli, in parte al rientro dalle loro esperienze a New York e a Los Angeles e in parte inedite, dialogheranno con le opere provenienti dalle Collezioni Civiche di Arte Contemporanea di Mantova.
Si avvia così un dialogo con la realtà culturale della città, in particolare con artisti contemporanei legati all’esperienza artistica della poesia visiva (Gruppo 70 e Gruppo 63), presenti nella collezione municipale. L’idea di viaggio e di nomadismo sottesa alla mostra “Stanze americane” trova felice condivisione curatoriale con il patrimonio artistico contemporaneo, genius loci della città: Bartolini, Bentivoglio, Harloff, Miccini, Olivieri, Ori, Pignotti, Sarenco, con la presenza autorevole dell’artista mantovano Sermidi, che ha saputo esprimere in maniera magistrale i termini della pittura aniconica.
La mostra è in un certo senso l’occasione per dar conto di un‘esperienza internazionale che, protrattasi per alcuni anni, giunge ora a un punto di sintesi e di ricapitolazione. “S’intitola ‘Stanze americane’, perché la costa ovest degli Stati uniti e il culturalmente vicino Messico ne sono stati gli scenari primi. Ma dipana un filo di esperienze, geografiche e mentali, le vere ‘nourritures’ della vicenda, che per la circostanza si arricchiscono di un ulteriore svolgimento con i prestiti provenienti dalle Collezioni Civiche di Arte Contemporanea. Una mostra ariosa, di grandi dipinti, ma che conservano il rigore di atmosfere sospese, di silenzi, di lunghe pause di riflessione” (dall’intervista al curatore Flaminio Gualdoni).
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