Da Londra a Montecarlo finendo in Svizzera: la mappa del commercialista evasore
L’indagine è partita dal tenore di vita del commercialista che dichiarava meno di 30 mila euro all’anno, uno cifra inferiore a quella delle sue dipendenti. Nonostante questo il saronnese si concedeva spesso e volentieri ricche vacanze a Dubai, tornei di golf in Sud America, vacanze in barca a vela, sponsorizzazioni in diverse manifestazioni automobilistiche.
Così l’allora tenente della Finanza saronnese Carlo Della Gatta poi sostituito dall’attuale comandante della tenenza cittadina Marco Velonà coadiuvato dal maresciallo Lomuscio hanno avviato le indagini che hanno permesso di scoprire gli escamotage utilizzati dal commercialista. Il saronnese creava ed utilizzava fatture false per abbattere gli utili delle sue società e di numerosi clienti del suo studio di consulenza fiscale.
Le tecniche per sottrarre reddito all’imposizione fiscale erano essenzialmente due: la prima prevedeva la disponibilità di alcune società a Londra con cui portava all’estero, in Svizzera, i soldi sottratti. Un escamotage, basato su una serie di false fatturazioni, che il commercialista usava sia per tenere basso il proprio reditto sia per i clienti che accompagnava personalmente alla banca elvetica per aprire i conti dove i soldi diventavano soldi neri.
Sono stati proprio i clienti dell’uomo a collaborare con gli inquirenti fornendo i primi elementi utili per le indagini. Del resto gli accertamenti dei finanzieri hanno scoperto anche una seconda tecnica. Accanto a questo sistema elaborato e delicato per il quale è stato anche ipotizzato il reato di associazione a delinquere finalizzata all’emissione di fatture false ce n’era anche uno più terra terra che l’uomo riusciva a portare avanti con successo da 9 anni.
Il commercialista emetteva false fatture datate 31 dicembre all’insaputa del clienti al solo scopo di ridurre l’imponibile delle imposte.
Un raggiro che è stato presto scoperto dalla Guardia di Finanza che, con interrogatori, perquisizione ed accertamenti, ha finito per attirare l’attenzione dell’imprenditore che a gennaio si è presentato di sua volontà di Procura. Negando molte delle accuse a lui mosse.
Nelle ultime settimane però gli inquirenti hanno scoperto il tentativo da parte dell’uomo di inquinare le prove e di sottrarre i beni in proprio possesso intestandoli ad altre società per cercare di sfuggire all’aggressione dell’erario.
Così martedì sono scattate le manette ai polsi del saronnese, trasferito al carcere di Busto Arsizio, mentre le sue due assistenti sono state sottoposte agli arresti domiciliari. Contestualmente sono state eseguite anche diverse perquisizioni, 31, tra Saronnese, Comasco, Varesotto, Monza e Brianza e Milanese mentre sono 21 gli imprenditori iscritti nel registro degli indagini.
“L’indagine ha una base solida – ha commentato il sostituto procuratore Nadia Calcaterra – continuerà anche nei prossimi giorni con i necessari controlli della parte “internazionale” del raggiro che permetterà di chiarare i fondi neri e raccogliere anche elementi sulla percentuale del 20/30% che il commercialista tratteneva per i suoi servigi”.
Complessivamente la Finanza ha stimato che l’operazione ha sottratto all’erario 9 milioni di euro, di cui uno di iva, e per questo è stato predisposto un sequestro dei beni dell’imprenditore per un valore di 1 milione di euro.
28052014