Unione italiana: “Amministrazione da bocciare, per cinque motivi”
Abbiamo fatto tre domande, semplici e molto aperte,
1. bilancio dell’anno appena trascorso e degli ultimi 5 anni di Amministrazione ed opposizione
2. identikit del candidato sindaco ideale
3. le tre priorità della città di Saronno
a tutti i gruppi consiliare per fare un bilancio dell’anno appena passato e iniziare a guardare a quello che arriverà.
1. Cinque anni difficili, in cui la crisi generale ha spinto i Governi centrali a spremere a più non posso gli Enti Locali: una tendenza, purtroppo, iniziata già da prima, che priva i Comuni di risorse importanti. Detto questo con onesto realismo, il giudizio sull’Amministrazione ormai uscente rimane negativo per cinque motivi essenziali: 1) l’aver fatto enormi promesse elettorali, con addirittura un piano per 10 grandi progetti, di cui nessuno è stato realizzato: quindi, una inaffidabilità congenita, chiacchiere specchietto per le allodole, colpevole inganno degli elettori, cui si è fatto credere di realizzare ciò che già si sapeva di non essere in grado di fare; 2) lo spreco delle poche risorse in misure opinabili e di dubbia utilità: i 30 all’ora, certi provvedimenti viabilistici cervellotici, lo stravolgimento di progetti preesistenti per sostituirli con progetti di strutture inutili (l’ex Macello da sede della Guardia di Finanza a centro minorile, peraltro già esistente e funzionante); di qui la trascuratezza per le ordinarie manutenzioni, salvo il tardivo tentativo preelettorale in atto, con qualche asfaltatura in più; nessuna progettualità, nessuna opera pubblica significativa in cinque anni; 3) la sottovalutazione della richiesta di sicurezza avanzata dai cittadini, con il conseguente degrado generale della città, frequenti episodi di criminalità comune e microcriminalità, tensione continua con gli occupanti di edifici dismessi (segno, comunque, di un disagio versoa cui l’Amministrazione è rimasta sorda); 4) l’eccessivo incremento dei tributi locali, spacciato come necessario per colpa del Governo, ma operato solo con aumenti, senza differenziazioni, in modo pressoché punitivo; 5) politicamente, un’assoluta autoreferenzialità e senso di autosufficienza, che ha rifiutato il dialogo con ogni forza dell’opposizione, dimostrando solo arroganza, che non ha compensato, tuttavia, la palese incompetenza amministrativa e la non conoscenza dei meccanismi di una moderna amministrazione (quante figuracce in Consiglio Comunale, con provvedimenti ritirati perché pieni di errori….). Risultati, quindi, pari a zero; nessuno dei famosi 10 progetti realizzato; altissimo tasso di superbia; dimostrata incompetenza. Questa la maggioranza, che si è distinta per la sua turbolenza, per i provvedimenti inutili ma fortemente ideologici, per i suoi contrasti interni. L’opposizione, peraltro, piuttosto divisa anche al proprio interno, non ha avuto molto da fare, poiché in Consiglio Comunale arrivavano pochi punti di un certo interesse, nella paralisi, di fatto, dell’attività amministrativa. Sicuramente, un più forte coordinamento tra le minoranze avrebbe potuto mettere ancor più in evidenza la deludente stagione di questa Giunta scadente.
2. Il nuovo Sindaco – non importa di che età – dovrà anzitutto essere competente e conoscere bene le modalità con cui si amministra; altrimenti, sarebbe un indifeso prigioniero degli apparati e delle segreterie dei partiti, privo di una propria volontà e capacità decisionale. Dovrà essere leale ed onesto con i suoi cittadini e non illuderli con promesse mirabolanti, ma spiegare loro che, nelle difficoltà, tutti dobbiamo rimboccarci le maniche e dimenticare che “la ròbba dal Comùn l’è la ròbba da nissùn”: cioè, dovrà spronare a sentire come dovere precipuo quello evitare sprechi, di consumare con moderazione, di condividere le risorse in base ai bisogni veri e concreti e non a pioggia, di premiare il merito. In un momento come questo, ci sarebbe anche bisogno di una tregua dell’asfissiante ed ormai inaccettabile muro contro muro tra maggioranza ed opposizione, per trovare forme di collaborazione generale tra tutte le sensibilità politiche, così da far meglio fronte agli anni duri che la sorte ci ha riservato. L’obiettivo è il bene della nostra comunità; tutti si dovrebbero sentire impegnati per raggiungerlo, nel reciproco rispetto, anche personale.
3. ricuperare il senso di appartenenza ad una comunità e dei doveri che ne conseguono (non solo diritti), il che servirebbe di per sé a migliorare la percezione della sicurezza, che i cittadini sentono in pericolo; 2) imparare a riutilizzare l’esistente, adattandolo alle nuove esigenze, prima di consumare altro; 3) essere molto attenti alle c.d. “piccole cose”, che sono quelle che fanno la differenza, che sono pratiche e ci riguardano tutte, lasciando da parte i grandi dibattiti su questioni pseudo-ideologiche, che soddisfano solo gli amanti del politichese.
28122014