Lettera di Indelicato (Fratelli d’Italia) agli insegnanti saronnesi: “No alla pessima scuola di Renzi”
La pubblichiamo integralmente
Mi rivolgo, nell’imminenza del voto amministrativo, ai miei colleghi docenti che risiedono a Saronno.
Un’amministrazione comunale non ha poteri decisionali rispetto alle istituzioni scolastiche e dunque non posso certo dire che, se Fratelli d’Italia insieme ai suoi alleati avrà infine il sopravvento sulle altre formazioni in competizione, cambierà il volto della scuola saronnese. Non posso dirlo e non desidero dirlo, perché l’istruzione è nella nostra città, complessivamente, di buon livello.
Però credo che possa interessare il punto di vista del nostro partito e mio personale sull’attuale condizione scolastica e su quello che si sta preparando sotto le false insegne della “buona scuola” renziana. Sono convinto che, se l’istruzione dei ragazzi è il fine della scuola, il centro motore ne sono gli insegnanti. E quando dico “insegnanti” non penso a quelli che fanno corona al dirigente scolastico o che si imboscano in una ombrosa auletta quali “referenti” di qualche progetto producendo scartoffie, ma a quelli che vanno in classe come in trincea, affrontando scolaresche spesso difficili e ricevendo in cambio soddisfazioni morali (quando le hanno), pochi soldi, scarsa considerazione sociale.
Ed è su questa categoria che sta ora per abbattersi la “pessima scuola” di Matteo Renzi, la quale toglie ai docenti ciò che li rende tali: il rapporto con le materie che insegnano (potendo essere incaricati per “materie affini”) e il rapporto i loro studenti (essendo la cattedra, nel renziano “organico dell’autonomia” qualcosa di liquido e mutevole). Su di essi, inoltre, grava l’ombra di un dirigente (non più preside, non sia mai) i cui poteri sono talmente dilatati da somigliare al manzoniano “Dio che atterra e suscita, che affanna e che consola”.
Si profila insomma una figura di insegnante – travet, privo di autorità e di autorevolezza, oppresso da cento oneri burocratici, costretto a svolgere, quando il dirigente lo ordina, compiti di custodia e di intrattenimento.
Sarà, se l’opposizione a tutto questo non sarà netta e ferma, la definitiva liquidazione di quel che resta dell’eredità del filosofo Giovanni Gentile, secondo cui la scuola non “si fonda su” ma la scuola “è” il rapporto vivo e fecondo fra l’insegnante e lo studente, i quali nel momento in cui affrontano un argomento di studio e lo fanno proprio, diventano una cosa sola, una sola sostanza di pensiero. E tutto il resto, diremmo oggi, è burocrazia.Alfonso Indelicato
coordinatore saronnese FdI-An
29052015