Stragi Parigi, Indelicato: “Noi non crediamo in noi stessi, gli islamici sì”
Inizia così la nota inviata dal consigliere comunale di Fratelli d’Italia Alfonso Indelicato sugli attentati di Parigi.
“Non certo da una inferiorità degli armamenti: sotto questo aspetto il mondo occidentale è di gran lunga più fornito del suo avversario. Non è neppure una questione di tattica o strategia: certamente il terrorismo è difficile da combattere per la sua capacità di dissimulazione e infiltrazione, ma è pacifica lezione storica che esso, di per sé solo, non vince le guerre. Dunque la questione è un’altra.
La sconfitta del combattente inizia dalla sua mente, ma vorrei dire dalla sua anima. Chi non crede in se stesso non ha nulla da difendere, e dunque combatte senza determinazione, e dunque ha già perso il combattimento prima di premere il grilletto del suo fucile, per quanto tecnologico questo sia. Noi non crediamo in noi stessi, gli islamici sì, e questo è tutto.
Il nichilismo – non quello filosofico che può avere una sua dignità, ma quello che si respira nella quotidianità della nostra vita – è un male che piega le ginocchia di fronte a chi un sistema di valori ce l’ha e ci crede.
E’ di pochi giorni fa, ad esempio, la notizia che una scuola elementare fiorentina ha impedito ai suoi alunni di visitare una mostra di arte sacra di altissimo livello per “venire incontro alla sensibilità delle famiglie non cattoliche” (leggi: islamiche). Dunque in un colpo solo si è rinunciato a due componenti fondamentali della civiltà italiana: il cattolicesimo e l’arte. E il fatto che ciò sia avvenuto proprio a Firenze, che dell’arte italiana è stata la culla, suona come una fatalità storica e un chiaro de profundis per l’identità di un popolo. Duole dirlo, ma la scuola di Stato funziona talvolta come una placenta dalla quale filtrano nel corpo della nazione sostanze velenose. Duole dirlo, perché conosco il mondo della scuola e so bene quante energie sane operano ancora nelle nostre aule.
E la Chiesa, nostra madre amata e immemore? Anch’essa ci ha lasciati soli, impegnata com’è nella ricerca dell’”islamico moderato” col quale dialogare. è di ieri una dichiarazione del Pontefice in favore dell’immigrazione la quale garantirebbe la sopravvivenza della nostra civiltà, altrimenti destinata a sparire. Tacciamo per reverenza, e attendiamo fiduciosi che la Chiesa, la quale è assistita dallo Spirito Santo, sia autrice di uno di quei movimenti di auto-rinnovamento ai quali ci ha abituato, da Cluny in poi. Esso non potrà mancare.
Nel frattempo, serriamo le fila e ritroviamo noi stessi: non c’è altra via. Se rintracciamo le ragioni profonde della nostra civiltà, le fonti storiche e culturali del nostro esserci come popolo – europeo ma prima di tutto italiano – potremo affrontare anche la sfida di un nemico subdolo e determinato come quello che oggi ci è di fronte.
Concludo questa riflessione con le parole che Faramir indirizza a Frodo nel tolkiniano “Signore degli anelli”: “Non amo la spada per la sua lama tagliente, né la freccia per la sua rapidità, né il guerriero per la gloria acquisita. Amo solo ciò che difendo.”
Sono parole che oggi dovremo fare nostre.
14112015