Giornata della memoria, Indelicato: “Interesse o trappola politica?”
Il prossimo 27 gennaio cade la ricorrenza della commemorazione delle vittime dell’Olocausto. E’ una ricorrenza internazionale ed anche italiana (da noi istituita con la L. 211/2000) giustamente dedicata a una tragedia che ha pochi eguali nella storia dell’umanità.
L’art. 1 della legge 211 correttamente definisce il 27 gennaio “data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz” e non della “liberazione di Auschwitz da parte dell’Armata Rossa”, come oggi si sente spesso affermare. Ciò perché attribuire intenti liberatori all’Armata Rossa è quanto meno azzardato, considerando che lo scopo dell’esercito sovietico altro non era che quello di sostituire una dittatura crudele (quella nazista) con una altrettanto crudele (quella sovietica).
Ciò precisato, e considerate le polemiche saronnesi di questi giorni, si impone una riflessione sul possibile utilizzo della storia per finalità politiche.
Da cosa si può distinguere una manifestazione che celebra un evento per mantenerne viva la memoria nel tempo e magari cercare di scongiurarne il ripetersi in altra forma, da una che approfitta della ricorrenza per ottenere un tornaconto politico?
Da tante cose.
Per esempio, in questo secondo caso viene quasi sempre a costituirsi una sorta di casta sacerdotale che presiede ai riti celebrativi, con ripetitività di gesti e parole e relativa indifferenza per i contenuti: si tratta in fondo di una particolare forma di professionismo. Si pensi alla annuale commemorazione dei morti nella strage alla stazione di Bologna: tutti sanno che i due condannati in galera per questo delitto sono innocenti (per quanto colpevoli di altri efferati crimini), eppure la salmodia che si ripete ogni anno li pretende colpevoli, e il rappresentante del governo cui tocca partecipare alla cerimonia viene di volta in volta applaudito oppure insultato a seconda del partito cui appartiene, non di ciò che dice dal palco.
Ancora per esempio, se la celebrazione prevede un corteo, verosimilmente si grideranno degli slogan. Se questi ultimi tenderanno a trascendere i contenuti della manifestazione allargando il tiro ad altri bersagli, e se vi parteciperanno le sigle più disparate e che poco o nulla hanno a che vedere con l’evento storico sul tappeto, ebbene questi sono solidi indizi che il contenuto della manifestazione è una scusa, un pretesto, al più un’occasione.
Se, inoltre, la tesi che si sostiene durante la manifestazione (viva Tizio! Abbasso Caio!) viene in altra occasione ma dalle medesime persone rovesciata come un guanto (abbasso Tizio! Viva Caio!) anche questo è il segnale che gli intenti dei manifestanti erano altro da quello che questi dichiaravano. Con riferimento al Giorno della Memoria, si rifletta sul fatto che gli ebrei, da povere vittime quando si mette nel mirino l’odiato nazifascista (che sia davvero tale o no), si trasformano a loro volta in sterminatori dai tratti nazistoidi quando scocca l’ora del peana filo palestinese.
Infine e tutto ciò considerato, poniamo una domanda: se un assessore riceve su appuntamento il rappresentante di un’associazione, e improvvisamente vede il proprio ufficio riempirsi degli inattesi rappresentanti di altre associazioni (fra le quali gli highlanders dell’Anpi), e questi sono colà presenti perché invitati da funzionari compiacenti, e chiedono all’assessore di “collaborare” al proprio pacchetto di iniziative per il Giorno della Memoria senza accettare neppure di discuterne i dettagli, e al diniego opposto (non certo per il merito, ma per il modo) scatenano sulla stampa locale i partiti loro referenti, tutto questo sembra dettato da sincero interesse per la Giornata della Memoria o ha piuttosto l’aspetto di una ben orchestrata trappola politica?
Ai posteri, anzi ai cittadini saronnesi, la non ardua sentenza.
01012015