“Guai ai vinti”: la riflessione di Alfonso Indelicato per la festa della donna
SARONNO – In vista del 7 marzo, la riflessione del consigliere comunale saronnese di Fratelli d’Italia, Alfonso Indelicato, in vista della proiezione del film “Guai ai vinti” all’auditorium “Aldo Moro” di viale Santuario 2, alle 21, e degli altri eventi previsti dal Comune per la festa della donna.
“Tengo a dire prima di tutto che il film “Guai ai vinti” è tratto dal romanzo omonimo (Vae victis) scritto da una donna: Annie Vivanti, nata a Norwood presso Londra nel 1866 e deceduta a Torino nel 1942″ esordisce Indelicato.
La Vivanti rientra nella letteratura italiana in due modi: come scrittrice e come donna. Come scrittrice è autrice di raccolte poetiche, romanzi e drammi di grande successo di pubblico e critica. Come donna, per la famosa relazione con Giosuè Carducci, che trascorse dalla passione iniziale a un sentimento di filiale devozione, credo comunque poco apprezzato dall’uomo che Annie aveva nel frattempo sposato.
Se, nella ricorrenza di questo 8 marzo, siamo alla ricerca di una donna lontana dal modello tradizionale moglie-madre-casalinga, ebbene l’abbiamo trovata, anche se chi criticasse tale stereotipo in nome dello stereotipo femminista verrebbe preso in contropiede da questa donna cosmopolita, letterata e – come si diceva alcuni anni fa – “impegnata in politica”. Poiché la Vivanti fu impegnata non nelle lotte sociali che divampano alla fine dell’ottocento, bensì nella causa dell’irredentismo italiano in qualità di interventista e, dopo la Grande guerra, al fianco del Fascismo, almeno fino a quando, durante la guerra, la sua cittadinanza inglese non la mise in difficoltà col regime. Insomma la realtà storica, anche in questo caso mobile e contraddittoria, rifiuta cocciutamente rigide etichettature.
Il romanzo Vae victis è del 1917, mentre il film “Guai ai vinti” di Raffaello Matarazzo che ad esso si ispira esce nel 1954. La guerra che fa da sfondo è la stessa, ma il regista preferisce ambientare la vicenda sul fronte italiano. Nel romanzo, cornice della vicenda è l’invasione del Belgio da parte delle truppe del Kaiser, mentre nel film è la disfatta di Caporetto. Il nocciolo dei fatti è comunque il medesimo: due donne fra loro cognate (Luisa e Clara nel film, rispettivamente Luisa e Chérie nel libro) sono oggetto delle violenze della soldataglia tedesca, che abusa di loro nella villa di famiglia. Scoprono entrambe di essere incinte e, mentre Luisa abortisce, Clara decide di tenere il bambino. Quest’ultima va incontro, a causa della sua scelta, all’incomprensione e al biasimo dei compaesani, della cognata e del suo stesso marito, militare nel frattempo tornato dal fronte. Mi fermo qui, per quanto riguarda i fatti, per non deludere gli appassionati della sorpresa finale.Nel romanzo il narratore (anzi la narratrice, perché qui chiaramente autore e narratore coincidono) non esprime giudizi. Ma ciò non significa che applichi quel canone dell’impersonalità che, all’inizio del ‘900, era già tramontato. Infatti Annie non giudica i suoi personaggi, però, come aveva scritto anni prima un altro grande interventista letterato, “assai comprende, assai perdona”. Insomma si mette in sintonia con le scelte di Luisa e Chérie raccontandole come se le avesse vissute essa stessa, con quella capacità di immedesimazione che è il segreto di ogni narratore di buona tempra. E’ pur vero che per uno scrittore i suoi personaggi non sono tutti sullo stesso piano: egli ne predilige sempre qualcuno, forse perché conserva il riflesso di un frammento della propria esperienza di vita, o del proprio percorso interiore. In questo senso possiamo dire che la Vivanti non disprezza certo Luisa ma predilige Chérie. In bocca alla quale, rivolta alla cognata, mette questo passaggio forse un po’ sdolcinato ma davvero di grande impatto emotivo:
“Luisa! Luisa!… Non puoi amarci un poco? Che cosa ti abbiamo fatto, Luisa? Che cosa ti ha fatto di male questo povero piccolo essere, perché tu debba odiarlo così? Non è per me, vedi, non è per me che imploro la tua pietà, il tuo affetto. Io posso vivere disprezzata e odiata, perché so, perché capisco… Ma per lui t’imploro, per lui! Che entra nella vita credendo di essere come tutti gli altri bambini, credendo che tutti lo ameranno… Ah, per lui ti supplico, t’imploro… una parola di tenerezza, Luisa, una parola di benedizione!”.
Quanto al valore del film, che peraltro non ho mai visto, non oso entrare nel merito perché il compito sarà assolto da par suo da uno dei maggiori critici cinematografici italiani, gradito ospite qui nella nostra Saronno: quel Maurizio Cabona che unisce a una sterminata conoscenza di cose di cinema una capacità di sintesi e un’originalità di giudizio che sono lo stigma del vero uomo di cultura, al di là del settore specifico in cui si cimenta. Non entro nel merito, dicevo, ma neppure nutro dei dubbi, perché Maurizio mi ha rassicurato in proposito, e personalmente tanto mi basta. Spero che anche il pubblico saronnese apprezzi tale scelta e che magari voglia riscoprire, con l’occasione, una scrittrice di talento che il tempo nel suo veloce scorrere ha lasciato nell’ombra.
01032016
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Commenti
Non so se accorrerà in massa…lo spero perché sarà molto interessante, ma in un commento ( non ricordo quale ) saronno è stata definita piatta quanto una sogliola, concordo pienamente !!!
Il pubblico saronnese accorrerà in massa ?
Credo che saronno sia una “cittadina” piatta quanto una sogliola…qualsiasi cosa si propone ci sono i soliti ignoti pronti a criticare…proposta -fate qualcosa voi, fate qualcosa che possa interessare , ammesso ne siate capaci- siete capaci solo di criticare e rosicare…
Di fronte ad una tale ‘esaltante’ proiezione c’è poco da rosicare, al più da sbadigliare….
Essere capaci di scrivere, non è facile, tu probabilmente non sei abituata a leggere…quindi sbadiglia ( ti raccomando la mano sempre davanti alla bocca )?
E pre fortuna si tratta di un proiezione. Se era un ciclo Indelicato scriveva un saggio di almeno quaranta pagine!
La sceta di Maurizio Cabona non e’ casuale.
Di grande impatto emotivo ?
“Luisa! Luisa!… Non puoi amarci un poco? Che cosa ti abbiamo fatto, Luisa? Che cosa ti ha fatto di male questo povero piccolo essere, perché tu debba odiarlo così? Non è per me, vedi, non è per me che imploro la tua pietà, il tuo affetto. Io posso vivere disprezzata e odiata, perché so, perché capisco… Ma per lui t’imploro, per lui! Che entra nella vita credendo di essere come tutti gli altri bambini, credendo che tutti lo ameranno… Ah, per lui ti supplico, t’imploro… una parola di tenerezza, Luisa, una parola di benedizione!”.
Sembra una soapopera !!!
Ma poi per la festa della donna un film del 1954 di Raffaello Matarazzo (che non è mai stato un premio oscar o un Leone di Venezia!!! E per Natale BenHur ?
Complimenti all’assessore alla cultura… Senz’altro meglio Miss Padania, almeno Veronesi era contento.
Quasi quasi avrei preferito Miss Padania…