Indelicato: “C’è prigioniero e prigioniero”
“Se sei una ragazzotta che presta servizio in una Ong e ti rechi in un paese del terzo mondo per solidarizzare – magari aiutandoli concretamente – con i nemici della tua patria e della tua civiltà, ecco che si mobilita tutto il variegato milieu della gente che conta: giornalisti democratici, opinionisti da talk show, benefattori dell’umanità, preti impegnati nel sociale, politici progressisti. Il Governo viene autorevolmente sollecitato, i servizi segreti mobilitati. Si attingono fondi riservati e così somme cospicue passano, nell’ombra, di mano in mano. Servitori dello Stato vengono spediti in loco a rischiare la vita per te, e talora la vita la perdono. Poi, quando torni in patria (ma ha senso, per te, questa parola?) non hai neanche il fastidio di chiedere scusa. “Non ho niente di che vergognarmi” puoi dire tranquilla.
Oppure sei un operaio che, per mantenere la tua famiglia e assicurarle un po’ di agiatezza, hai accettato un lavoro duro in una terra lontana e pericolosa. O sei un povero prete o una povera suora che non fa la soubrette in televisione, ma soccorre a casa loro affamati e lebbrosi. In questo caso le cose cambiano: possono rapirti, farti marcire per anni in oscure prigioni, farti fare lo scudo umano, ucciderti infine. Non credere: non si muoverà nessuno. Ai giornalisti si seccano improvvisamente le dita che di solito pigiano veloci la tastiera del pc. Gli opinionisti perdono la voce, i politici non hanno tempo, il Governo ha altro da fare. I Servizi improvvisamente annaspano, i fondi segreti sono finiti.
Così va il mondo, così va la nostra nazione. Ma, per quello che vale, è oggi per voi il pensiero di tanti italiani. Sia onore a voi, Fausto Piano e Salvatore Failla, uomini per bene, uccisi dai loro carnefici nell’indifferenza di una patria immemore”
05032016