Convegno Fratelli d’Italia: i perchè del “no” alla riforma costituzionale
SARONNO – Si è tenuto martedì sera, nell’auditorium “Aldo Moro” di viale Santuario a Saronno, gremito di cittadini, l’incontro pubblico sul referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre, organizzato da Fratelli d’Italia-An. L’evento, dal titolo “L’inutile riforma”, ha visto la partecipazione di Giuseppe D’Elia, docente di diritto pubblico nell’Università dell’Insubria, e di Carlo Fidanza, responsabile nazionale degli enti locali di Fratelli d’Italia-An.
D’Elia ha iniziato i lavori, con un intervento di quasi un’ora, spiegando nel dettaglio i difetti tecnici e le “false promesse” della Riforma Renzi-Boschi. Quindi, è intervenuto l’onorevole Fidanza, esponendo le ragioni politiche del “no” alla riforma,”precisando bensì come la Costituzione non sia un dogma immodificabile, ma alla condizione che le modifiche proposte siano chiare ed utili e non dannose per la nostra società – ricordano i promotori dell’evento – Dopo due ore intense di contenuti, ne è seguito un ulteriore dibattito in cui i cittadini saronnesi hanno preso la parola, esponendo i loro dubbi, chiedendo chiarimenti e ricevendo puntuali risposte dai due relatori”.
Ernesto Credendino, referente cittadino di Fratelli d’Italia-An, ha quindi concluso i lavori, ringraziando i relatori e i cittadini saronnesi e manifestando grande soddisfazione per il successo dell’evento.
Nello specifico del dibattito, è emerso un quadro desolante della Riforma Renzi-Boschi. S’è compreso come, dietro gli slogan, ci sia solo tanta confusione. La Riforma Renzi-Boschi si svela, ad una più attenta analisi, una riforma “purchessia”, tanto per fare qualcosa, tanto per vantarsi di aver fatto qualcosa, tanto per essere ricordati come quelli che hanno fatto qualcosa. Poco importa se è una riforma “inutile”, una riforma “pessima”, una riforma che non mantiene le promesse. Non è vero che la riforma voglia farci risparmiare sui costi della politica. Se si fosse voluto risparmiare sui costi della politica, si sarebbe potuto abolire il Senato, perché il monocameralismo costa meno del bicameralismo, e il bicameralismo non è affatto necessario – dicono da Fratelli d’Italia – Se si fosse voluto risparmiare sui costi della politica, si sarebbe potuto dimezzare il numero complessivo dei parlamentari. Perché ridurre solo il numero dei senatori e non anche quello dei deputati? La riforma mantiene inalterato il numero di 630 deputati e riduce solo il Senato a 95 membri elettivi; dunque, con la riforma avremo 725 parlamentari: 190 membri in più del Congresso degli Stati Uniti d’America, che hanno una popolazione cinque volte superiore a quella italiana! Se si fosse voluto risparmiare sui costi della politica, si sarebbe potuto dimezzare il trattamento economico dei parlamentari, perché 15 mila euro al mese, in media, sono veramente troppi! Ma, poi, si sono domandati i relatori, dobbiamo veramente ridurre i “costi della politica” o, piuttosto, dobbiamo combattere sprechi e ruberie? La democrazia costa, non c’è dubbio, ma certo non possiamo abolirla solo per questo. Gli sprechi, invece, quelli sì, vanno azzerati, le cattedrali nel deserto abbattute, la corruzione e il peculato puniti senza indulgenze, senza prescrizioni. La Riforma Renzi-Boschi confonde il costo della politica con gli sprechi e le ruberie, che, invece, rimangono lì, intonsi, a deriderci.
Non è vero che il bicameralismo proposto da questa riforma sia migliore di quello attualmente vigente. E non è vero che fare più leggi e più rapidamente sia una cosa buona. Le leggi in Italia sono troppe e di pessima qualità. Le leggi, invece, devono essere poche e chiare. Questa riforma, al contrario, rende più complesso e incerto il procedimento di formazione delle leggi e non offre alcuna garanzia proprio sulla qualità delle leggi. Non è vero che questa riforma garantisce ai cittadini una maggiore partecipazione democratica. Infatti, la riforma, da un lato, innalza da 50 mila a 150 mila il numero dei cittadini firmatari dei disegni di legge di iniziativa popolare e, dall’altro, non garantisce affatto la discussione e la deliberazione finale, perché rinvia alla disciplina che i regolamenti parlamentari faranno, se vorranno, quando vorranno, come vorranno.
Non è vero che questa riforma introduce il Referendum propositivo.
La riforma, piuttosto, accenna in trasparenza ad un referendum propositivo (e a quello di indirizzo), ma poi rinvia ad altra legge costituzionale di stabilirne condizioni ed “effetti”. In altre parole, la riforma si limita ad ipotizzare l’esistenza di un referendum propositivo, del quale la successiva legge costituzionale potrà limitarne le condizioni e, soprattutto, sterilizzarne gli effetti. Insomma, se voglio introdurre realmente il referendum propositivo, lo faccio, chiarendo da subito termini, condizioni e, soprattutto, effetti. Non è vero che questa riforma chiarisce e semplifica il rapporto Stato-Regioni. Basti leggere gli articoli 10 e 31 della riforma, che modificano, rispettivamente, l’articolo 70, sul procedimento di formazione della legge, e l’articolo 117, sul riparto delle competenze legislative e regolamentari tra Stato e Regioni. Ogni commento è superfluo: chiunque può rendersi conto della complicazione e della scarsa chiarezza della riforma e delle conseguenze negative che essa potrà avere sui rapporti Stato-Regioni. Ma qualcosa di utile, si sono – infine – domandati i relatori, c’è in questa riforma costituzionale? Per i cittadini, certamente, no: nulla di quello che è scritto in questa riforma costituisce una risposta ai problemi “reali” della nostra società, con cui i cittadini devono fare i conti tutti i giorni. Per il Governo Renzi, invece, questa riforma è stata senz’altro utile, perché è riuscita a distrarci tutti dai “reali” problemi irrisolti, dalle mancate risposte, dalle promesse non mantenute.
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30092016
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Commenti
Tanti partecipanti non direi, piuttosto mi chiedo il perché di un convegno qui, a saronno…, non c’è una sede non ci sono nemmeno molti iscritti è un partito defunto ormai da tempo…a saronno fdI non ESISTE!!!
La bussola aveva fatto il pienone…
Peccato erano in pochi, sarà per colpa dei relatori o dell’immobilismo in città di un partito assente, senza una vera guida e senza coloro che avrebbero dato un identità cittadina alla coalizione.
“NO” ALLA RIFORMA COSTITUZIONALE. “SÌ” ALLA ABOLIZIONE DELLA COSTITUZIONE ?
Perché questo titolo al commento? Perché non riesco a capacitarmi come coloro che sono lodevolmente orgogliosi di essere Italiani possano essere alleati con coloro che vogliono l’indipendenza della Padania e che, di conseguenza, non riconoscono di fatto la nostra Costituzione, compreso naturalmente l’art. 5: “La Repubblica, una e indivisibile…”.
A mio sommesso parere non si è di fronte a questione marginale dell’alleanza, è condizione indispensabile (i latini direbbero: “Conditio sine qua non”)…tutte le altre motivazioni dell’alleanza diventano ininfluenti.
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Che dipenda dai “posti”?