Riflessione di Indelicato su “Non una di meno”
Dunque questo pomeriggio (ieri ndr) si è svolto a Roma il corteo denominato “Non una di meno” dalle associazioni organizzatrici. Il motivo fondamentale, quello che predominava su tutta una serie di diverse rivendicazioni, era la protesta contro la violenza maschile sulle donne. E in effetti gli uomini che hanno partecipato al corteo sono stati relegati in coda al medesimo, ricordando i prigionieri che i generali romani trascinavano in catene dietro i loro carri in occasione della sfilata trionfale che seguiva le campagne militari vittoriose.
Non stupisca troppo questo accostamento: in verità la manifestazione di oggi, per questa spettacolare emarginazione dell’elemento maschile e per la violenza degli slogan che venivano urlati, è sembrata una dichiarazione di guerra di un sesso contro l’altro, all’insegna di un neo-femminismo mutuante toni e accenti da quello storico degli anni ’60.
Non sono mancati i messaggi di condivisione di politici di ogni orientamento (sottolineo con tristezza “ogni”), delle associazioni, di eminenti uomini di Chiesa, tutti devoti – senza riserve e distinguo – a questo rituale politicamente corretto.
Dunque esiste un sesso violento e prevaricatore, e ne esiste un altro mite e gentile, oggetto delle brutalità del primo. Tra i due il solco è largo e profondo, e per riempirlo necessitano protocolli di intesa, convenzioni, leggi e provvedimenti ad hoc.
In questo principio di secolo il nuovo anatema si scaglia non contro gli aristocratici reazionari o la borghesia capitalista, ma contro il soggetto maschile in quanto tale, puer corrigendus affidato alla rieducazione pubblica ad opera di scuole, agenzie nazionali e internazionali, istituzioni psichiatriche, magistrature.
E quanti pensavano l’uomo e la donna ritagliati nella stessa sostanza umana, e ugualmente capaci di farsi reciprocamente del bene e del male (certo secondo indole propria, quindi con mezzi diversi) e infine destinati a vivere insieme questa umana avventura, si avvedono sempre di più che è in corso una guerra.
E che c’è chi ha interesse a fomentarla.
27112016