Indelicato: “Zingaretti ti ho voluto bene”
SARONNO – Riceviamo e pubblichiamo la nota del consigliere comunale Alfonso Indelicato in merito alla crisi di governo.
Confesso che c’è stato un momento in cui ho voluto bene a Nicola Zingaretti. È stato quando, a poche ore dalla crisi di governo scatenata a torto o a ragione da Salvini, si era fermamente opposto a Renzi il quale, fiutata da par suo l’occasione, aveva subitaneamente aperto a un governo Pd – Cinque stelle. E nell’occasione Zingaretti aveva anche invitato il suo partito a “prepararsi con coraggio e passione alla battaglia politica”, cioè alle elezioni.
Ebbene quel no e quelle fiere parole di sfida hanno fatto venire in mente a me insegnante di storia il personaggio fra storico e leggendario di Orazio Coclite, nobile guerriero il quale, alla fine del VI sec. aC, sbarrò il passo agli Etruschi che stavano attraversando il ponte Sublicio per conquistarsi Roma. In effetti gli Etruschi erano un po’ come i renziani di oggi: azzimati, leziosi, elegantoni, amanti del lusso e delle comodità. Zingaretti, invece, rappresenta un genere di uomo e di politico ormai tramontato: il funzionario tutto d’un pezzo che prende ordini dal partito e li esegue perinde ac cadaver, pronto a sacrificarsi per il partito stesso.
La differenza con i suoi antesignani novecenteschi è che il partito per il quale sacrificarsi non c’è più (e meno male, mi permetto di dire), pertanto egli è per così dire un uomo di partito senza il partito. Insomma morto il partito è rimasto l’uomo, il che però, in un ambiente banderuolistico come l’agone politico, non è poco.
Quale disillusione, dunque, quando ci giunge la notizia di un suo primo, parziale cedimento. Infatti quando egli dice “governo forte o meglio il voto”, in verità ha già ceduto le armi, perché ha posto una condizione soddisfatta la quale il governo ircocervo si potrebbe fare, con tanti saluti alle elezioni e al popolo sovrano. Quanto alla “forza” di tale governo, è un dato soggettivo: chi può dire in politica cosa è forte, cosa non lo è? E così, caro Zingaretti, ecco che cedi il campo, tu uomo apparentemente tutto d’ un pezzo, alla fighetteria renziana che ha fiutato il vento e s’è subito slanciata sul ponte Sublicio alla conquista del Campidoglio, che dico, di Montecitorio, e di conseguenza del partito, o del poco che ne rimane. Insomma, non ci si può più fidare nemmeno dei comunisti.
20082019