Caso Dal Pozzo: “Comune di Turate spropositato”
SARONNO – Caso Dal Pozzo, la società calcistica risponde per le rime all’Amministrazione comunale di Turate che ha appena revocato il nulla osta perchè possano disputare gli incontri casalinghi allo stadio turatese, come da accordi d’inizio stagione.
Pubblichiamo intergralmente il comunicato della Frazione calcistica Dal Pozzo
In data 15 ottobre è stata inviata da parte del Comune di Turate alla società Asd Salus et virtus Turate un’ordinanza comunale nella quale si impone l’immediata revoca del contratto, vigente tra la Asd Dal Pozzo e la sopracitata società sportiva di Turate, riguardante l’affitto del campo comunale per disputare le partite casalinghe della stagione calcistica 2015-2016. Tale provvedimento è stato emanato dalla giunta comunale su richiesta della questura di Como, si legge nel documento, “per oggettivi motivi di tutela dell’ordine pubblico”.
Ricapitolando brevemente i fatti: il 6 settembre, dopo la prima partita casalinga, alcuni tifosi del Dal Pozzo vengono fermati, identificati dai carabinieri e denunciati con l’accusa di aver imbrattato alcuni edifici pubblici e privati di Turate. Il giorno successivo sui giornali locali escono articoli dai titoli altisonanti chiaramente rivolti ad impressionare l’opinione pubblica in merito a quanto accaduto il giorno precedente. Con l’intento di evitare inutili strumentalizzazioni del caso e confidando nel placarsi dell’offensiva mediatica in corso, in un primo momento la società Dal Pozzo ha preferito rimanere in silenzio per salvaguardare la tranquillità ed il morale della propria squadra. Nonostante questo nostro sforzo però, il clima relativo alla presenza del Dal Pozzo sul territorio comunale di Turate ha cominciato a diventare sempre più critico e repressivo. Il 20 settembre, giorno della seconda partita in casa, si manifesta infatti la presenza di numerosi carabinieri all’ingresso del campo comunale di Turate.
Nonostante l’ingente spiegamento di forze dell’ordine e la completa mancanza di incidenti sugli spalti, il giorno successivo compare su numerosi giornali locali la notizia della pericolosa presenza degli ultras del Dal Pozzo, rei di spaventare i cittadini turatesi. Si scopre attraverso la stampa che gli agenti avrebbero sequestrato ad alcuni tifosi delle bombolette spray e che alcuni ragazzi, di ritorno verso la stazione ferroviaria, avrebbero improvvisato un corteo agitando bastoni e spaventando gli automobilisti: entrambi i fatti risultano essere, dopo vari accertamenti, non veritieri.La tifoseria si ritrova tuttavia completamente immersa in una bufera che coinvolge anche la stessa società Dal Pozzo. La polemica non accenna a placarsi e, il giorno successivo, la questura di Como decide di infliggere undici Daspo ad altrettanti ragazzi per i fatti del 6 settembre, nonostante questi ultimi abbiano già ricevuto una denuncia per imbrattamento e nonostante, da quanto risulta agli atti, sia stato accertato che a scrivere sia stata una sola persona. Giudicando eccessivo e spropositato questo provvedimento in merito a quanto successo, l’assemblea societaria, in accordo con i giocatori della squadra, decide di apporre sulle maglie da gioco la scritta “Diffidati con noi” al fine di rendere omaggio ai tifosi, tra cui figurano tra l’altro diversi soci del Dal Pozzo, colpiti da tale durissimo provvedimento. Ricordiamo a tutti che il cosiddetto Daspo non è una sentenza di condanna definitiva ma solo un provvedimento amministrativo, come tale impugnabile e quindi revocabile.
L’ultima partita casalinga, prevista per il 4 ottobre, viene giocata in un clima di tensione surreale, con carabinieri in assetto anti-sommossa fuori dallo stadio, personale di polizia all’interno degli spogliatoi, controlli, perquisizioni e intimidazioni a numerosi tifosi del Dal pozzo. Giunti a tal punto l’inutilità di tali eccessive misure di sicurezza risulta immediatamente chiara non solo ai tifosi ma anche alla squadra ed alla società stessa: nelle partite disputate in trasferta, difatti, nonostante la completa assenza di personale di polizia, la tifoseria del Dal Pozzo non si rende protagonista di alcun tipo di incidente e si limita ad incitare dagli spalti i giocatori con grande entusiasmo e partecipazione. Infine giunge la data del 15 ottobre e con essa l’ordinanza di revoca del campo casalingo da parte del sindaco di Turate che, accogliendo espressamente le richieste della questura di Como, decide appunto di revocare il permesso di giocare nuovamente a Turate per due principali motivi, ossia per questioni di ordine pubblico e per il fatto che la società non abbia mai preso ufficialmente le distanze dagli episodi avvenuti in data 6 settembre 2015, con particolare riferimento all’apposizione della scritta “Diffidati con noi” sulle maglie da gioco della squadra.
Dopo attente riflessioni e dibattiti interni la società Dal Pozzo ritiene quello sopra riportato un provvedimento spropositato rispetto a quanto effettivamente accaduto, oltre che un provvedimento altresì censorio ed atto a colpire la libertà di opinione e la libertà di essere solidali con chi è stato diffidato e che per un certo periodo di tempo (da uno a tre anni) non potrà seguire la squadra che con sforzi e fatiche ha contribuito a fondare.
Altresì nel comunicato emanato dal sindaco è possibile leggere che “è stato proposto loro (ai dirigenti della società Dal Pozzo, ndr) di continuare a giocare le partite casalinghe a porte chiuse, fintanto che non avessero trovato un altro impianto che li ospitasse. I dirigenti si sono dichiarati incapaci di garantire che i propri tifosi, in caso di porte chiuse, non avessero creato ulteriori danni e problemi”.A parere della società Dal Pozzo tale affermazione punta a screditare il valore aggregativo e sociale del proprio progetto e, contemporaneamente, a fomentare allarmismo, utile per giustificare le misure repressive adottate: è un fatto inequivocabile che nessuno dei tifosi che supporta la squadra abbia mai avuto in mente di mettere in difficoltà la società con comportamenti pericolosi, ma abbia sempre avuto come unico obiettivo quello di sostenere i ragazzi che scendono in campo. La dirigenza, banalmente, si è premurata di avvertire il Comune di Turate che se non fosse stato possibile fare ciò dentro le mura dello stadio, i tifosi lo avrebbero sicuramente fatto dall’esterno nello stesso identico modo.
E’ infatti semplice comprendere che, per un progetto di calcio popolare, fondato da una pluralità di soggetti sui pilastri della partecipazione e dell’aggregazione sociale, l’assenza dei propri tifosi e soci dentro o fuori dallo stadio rappresenti una evidente contraddizione ed un limite inaccettabile giunto in mancanza di una valida ed esaustiva motivazione.
Frazione Calcistica Dal Pozzo
17102015