Gianfranco Librandi contro “i professionisti del pessimismo”
SARONNO – “Partecipando mercoledì scorso a La Gabbia, la trasmissione de La7 condotta da Gianluigi Paragone, ho “osato” riferire un dato ufficiale, citato dal ministro del Lavoro Enrico Giovannini in una sua recente audizione al Senato: nel terzo trimestre del 2013, c’è stato un saldo positivo tra nuove assunzioni e cessazioni di rapporti di lavoro di oltre 25mila unità. Dopo cinque trimestri di saldo negativo, con centinaia di migliaia di posti di lavoro andati in fumo, finalmente la tendenza si è invertita”: lo scrive il parlamentare saronnese Gianfranco Librandi sul proprio sito internet.
“Appena sottolineato quel dato, ho subìto un boato di disapprovazione e di contestazione dal pubblico presente in studio: la mia è parsa a tanti presenti come una difesa dell’indifendibile, di fronte ad una situazione così drammatica per l’occupazione. Eppure mi sono limitato a riportare un dato di realtà, da interpretare come si vuole, ma pur sempre un dato di realtà! Il quadro economico è ancora caratterizzato da evidenti debolezze strutturali, ma il saldo positivo dei rapporti di lavoro rappresenta un segnale di speranza che deve motivare chi ha responsabilità politiche a fare di più, perché c’è una luce in fondo al tunnel e abbiamo il dovere civile e morale di lavorare per raggiungerla prima possibile. Chi vuol riformare l’Italia nel profondo non può cadere nella trappola disfattista del “tanto peggio, tanto meglio”, che è la strategia perfetta di un certo populismo. Tra l’ottimismo tanto al chilo che Silvo Berlusconi ci propinava qualche anno fa e gli attuali professionisti del pessimismo, c’è un filo rosso, un minimo comune denominatore: sono entrambi difensori dello status quo”.
Per l’esponente di Scelta civica,”possiamo e dobbiamo fare di più, che c’è un’Italia della produzione e del lavoro che ha ancora i fondamenti sufficienti per competere, innovare e creare ricchezza. Che è opportuno concentrare sulle imprese e sui settori sani e dinamici gli sforzi, abbandonando la tendenza a bruciare risorse pubbliche in aziende e settori decotti, magari solo per compiacere qualche gruppo di interesse politicamente organizzato”.
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