San Marco: gli aguzzini delle pompe funebri
16 Marzo 2014

SARONNO – Si erano presentati come buoni amici, si erano detti pronti ad aiutarlo ma dopo avergli “spillato” migliaia di euro, avevano rivelato il loro vero volto, con minacce ed anche le botte per convincere la loro vittima a pagare ancora.
Emergono particolari riguardo all’operazione “San Marco” dei carabinieri, che martedì scorso nella zona ha portato dietro alle spalle una trentina di persone accusate di vari reati. Tutto era scaturito da un indagine per una calunnia nei confronti del titolare di un’agenzia di onoranze funebri del Saronnese.
Due anni fa alla caserma di Saronno si era presentato un cinquantenne saronnese, dicendo che l’imprenditore lo avrebbe voluto uccidere, ed addirittura portando alcuni amici, pronti ad avallare la sua tesi. Una versione che aveva subito fatto acqua da tutte le parti, tanto che accusatore e “testimoni” erano stati denunciati per calunnia, al contempo spingendo i carabinieri ad approfondire le indagini, che si sono via via allargate ponendo l’attenzione su quel gruppo di amici e conoscenti, in maggioranza d’origine calabrese, che a vario titolo erano impegnati in numerose attività criminose.
Per quanto riguarda il titolare dell’agenzia di pompe funebri, i malviventi – in combutta fra loro – gli avevano fatto credere che uno di essi importunasse sua moglie, gli altri si erano offerti per intervenire, poi gli avevano chiesto favori (come il noleggio di una Smart) e qualche soldo, all’inizio concessi spontaneamente dall’imprenditore convinto di avere a che fare con amici, e poi quando si era stufato di pagare, allora erano iniziate le minacce. Protagonisti in negativo della vicenda, ed arrestati per estorsione, padre e figlio calabresi, abitanti a Uboldo, di 52 e 32 anni, ed anche l’altro figlio e due loro conoscenti. In tutto, complessivamente, si sarebbero fatti dare, nel corso del 2010, circa 8000 euro ed anche una Mercedes del vaore di 19 mila euro che poi era stata rivenduta all’estero. Quando lui aveva smesso di pagare, e temendo d’essere denunciati. avevano inventato la storia delle volontà omicide dell’imprenditore per screditarlo, e dunque agire d’anticipo rispetto ad una sua eventuale azione giudiziaria. Tentativo alquanto maldestro che alla fine li ha fatto smascherare.
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