Addio Festoria “affossata dal Fisco”: volontari costretti a pagare sino al 2016
In una lettera aperta, che qui pubblichiamo integralmente, gli organizzatori del circolo culturale “I briganti” fanno sapere il perchè dell’addio a questo evento molto apprezzato dai giovani e non solo. E da loro giunge un pesante “j’accuse” al Fisco italiano.
In tantissimi si sono accorti che a settembre in “piazza Rossa” non si è svolta la manifestazione Festoria-Per non dimenticare, la festa nata spontaneamente 20 anni fa’ da un gruppo di giovani ai quali una decina d’anni dopo è subentrato il circolo culturale “I briganti” al fine di creare, una volta all’anno, un luogo riconosciuto e condiviso, in cui le diverse realtà associative e i singoli rendessero visibili “su una piazza” le espressioni culturali che negli ultimi due decenni hanno mosso il territorio locale e che durante l’anno rimanevano chiuse tra quattro mura.
L’anno scorso abbiamo comunicato che non sussistevano più le condizioni per organizzare Festoria con serenità anche a causa delle normative fiscali. Questa decisione è la triste conseguenza di quanto accaduto durante l’edizione 2010, quando durante i quattro giorni della festa sono stati fatti accertamenti impensabili in questa Italia che pullula di evasori fiscali. In poche parole la Guardia di Finanza ci ha trattato come imprenditori che fanno del commercio l’abituale ragione della loro attività, trascurando ogni nostra obiezione, non solo di non aver mai tratto alcun reddito, ma di aver solo lavorato e sostenuto di persona i costi, solo in parte ridotti grazie al contributo del Comune. Di fatto, il circolo I Briganti è sempre stato un’associazione culturale cui il direttivo dedicava volontariamente del tempo libero da impegni professionali e di lavoro e i cui strumenti tecnici, le risorse finanziarie e l’apparato organizzativo erano talmente minimi da non permettere l’impianto di un sistema contabile e di controllo simile a quello del mondo commerciale, fosse anche solo quello di riferimento delle piccole imprese.
Un conto era pertanto ragionare su quale potesse essere il miglior modo di gestire la documentazione amministrativa della festa, altro è stato ascrivere, come ha fatto la Guardia di Finanza, a “irregolarità formale e sostanziale dell’impianto contabile amministrativo” una serie di comportamenti assolutamente comuni e consueti nel mondo del non profit. I militari hanno ipotizzato erroneamente che le modalità con cui I Briganti hanno reperito fondi per sostenere la propria attività fossero da considerare a tutti gli effetti di natura commerciale, destituendo così il circolo dalla qualifica tributaria di “ente non commerciale”, rafforzando questa tesi con una serie di osservazioni sulla presunta infedeltà e incoerenza dell’impianto formale e sostanziale della contabilità, per giungere a una ricostruzione in via presuntiva dei corrispettivi e del reddito del tutto fantasiosa e irrealistica.
Se l’attività compiuta nei giorni di Festoria era del tutto non paragonabile a quella di una qualsiasi attività commerciale, non abbiamo invece mai sottovalutato per la tipologia dell’evento (musica dal vivo e ristoro su area pubblica) la necessità di dotarci di una serie di permessi, autorizzazioni e nulla osta (anche nell’ambito della sicurezza e dell’igiene) imprescindibili per la natura stessa dell’evento, e l’abbiamo sempre fatto raggiungendo livelli qualitativi perfino superiori allo standard necessario. Assimilare quindi lo strenuo impegno profuso da pochi volontari al concetto di “organizzazione complessa” e “attività imprenditoriale di programmazione per un unico affare” è apparsa una qualificazione fuor di luogo perché ha ricondotto i pochi giorni all’anno di Festoria a parametri con i quali di solito si attribuisce “stabilità e continuità” all’attività di imprese commerciali veramente remunerative. Sembra incredibile ma, per fare un esempio, il nostro banco dei panini e della birra è stato paragonato ai “chioschi presenti sui lungomare nei periodi estivi”. E allora ecco l’accusa di evasione fiscale per la mancata formalità delle scritture contabili, e poi la confusione tra il concetto di attività di somministrazione di alimenti e bevande a pagamento con la raccolta pubblica di fondi, che è uno strumento per raggiungere il fine istituzionale di un’associazione e che, nel caso nostro, serviva solo a pagare le spese di organizzazione e a creare un fondo cassa per lo svolgimento delle attività culturali dell’anno. Insomma, è come se la GdF dovesse qualificare tutte le feste patronali o sagre di quartiere promosse da associazioni civili o religiose e in cui esista una semplice possibilità di ristoro come imprese commerciali che danno reddito tassabile. Nel nostro caso l’atteggiamento intransigente e veramente “fiscale” della GdF, fatto proprio dall’Agenzia delle entrate, ha messo i cinque membri del consiglio direttivo di fronte a una angosciosa scelta: pagare subito una somma ridotta di 66 mila e 396 euro oppure ricorrere al giudice di merito rischiando, in caso di sconfitta, di dover sborsare 115 mila e 468 euro più le spese. Sarebbe come scegliere se fermare uno tsunami con i palmi delle mani oppure scappare. Esatto, scappare! Perché non si trova altro termine. Scappare dal disastro. Perché cinque non sono solo persone, cinque sono le famiglie che verrebbero investite dall’onda, quell’onda che per molti mesi questi cinque volevano cavalcare alla ricerca della giustizia ma che 115 mila 468 pensieri hanno ingigantito giorno dopo giorno, avvocato dopo avvocato, consulente dopo consulente. Qualcuno non condividerà la scelta fatta dai cinque, ma forse con quel qualcuno è possibile intavolare un confronto, mentre con l’Agenzia delle entrate no. O paghi o rischi. E rischi 115 mila 468 euro veri, più le spese. Rischi almeno 25 mila euro a testa. Rischiano operai, impiegati e cassintegrati che hanno solo organizzato Festoria senza intascarsi nulla, come accertato. Rischiano cinque persone che erano entusiaste di organizzare una festa per tutti. E nel 2014 le cinque persone e le loro famiglie non se la sentono di provare a fare gli eroi, ma inconsapevolmente lo dovranno essere per racimolare i 553 euro al mese a testa da versare fino all’estate 2016. Per aver organizzato Festoria. Per aver visto volti sorridenti.
Circolo culturale i Briganti
30092014