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SARONNO – “Moltissime chiese hanno la Festa del Crocifisso. Saronno no. Noi festeggiamo “il Trasporto” del Crocifisso: è diverso!”.

Inizia così la nota con cui il prevosto monsignor Armando Cattaneo spiega la tradizione saronnese che si rinnova quest’oggi.

Le antiche vicende storiche danno una spiegazione di perché si cominciò a festeggiarne il trasporto. Eppure la storia da sola non basta a spiegare l’immensa popolarità che questa festa mantiene ancora oggi, in questa città contemporanea che lega Milano con la Svizzera, la pianura con i laghi, la Bergamasca con il Piemonte.

Se qui si festeggia “il Trasporto” del Crocifisso forse è perché a noi Saronnesi piace un Crocifisso dinamico, in movimento, che ama uscire fuori dalla sua chiesa e girare per le strade e le piazze. A noi piace un Crocifisso che non aspetta che sia la gente a fare il primo passo perché l’iniziativa la prende lui. Noi amiamo un Crocifisso che non tiene le distanze, ma che si infila negli uffici, nelle fabbriche, nelle case, che bussa ai cuori. Siamo strani a immaginarcelo così? No. Il Gesù vero, storico, quello dei Vangeli, è esattamente così. Ma forse il “Trasporto” vuole significare qualcosa di ancora più forte: quel Crocifisso porta già, nello splendore della croce d’argento sbalzato e lucente, i segni della Risurrezione. Allora non siamo noi che “trasportiamo” Gesù, è Lui che risorge, cioè compie un “balzo in avanti” inimmaginabile. Noi tutti rimaniamo indietro, increduli, come rimasero storditi e “tardi a capire” i suoi discepoli nei giorni dopo Pasqua. Loro, come noi, potevano forse accettare che Gesù “tornasse in vita”, cioè tornasse indietro com’era prima, com’era stato per Lazzaro. Gesù Crocifisso e Risorto invece era scattato avanti, aveva creato la possibilità di un mondo nuovo, di una vita “oltre”, “aldilà”. Attenzione: non aldilà della morte, ma aldilà dell’odio, della cattiveria, della sofferenza, dell’indifferenza.

Così oggi sappiamo che non noi trasportiamo Lui, ma Lui trasporta noi e tutti gli uomini nel mondo nuovo che è il Regno di Dio, dove non vi sarà pianto, né dolore, né affanno. Un mondo di fantasia? No. Quel mondo esiste davvero ed è il nostro, ma è una “possibilità”. Si trasforma in “realtà”, anche subito, anche adesso, anche qui, ogni volta che qualcuno prende atto di un fatto semplice, elementare: siamo “Fratelli tutti”.

25102020

2 Commenti

  1. Per fortuna ancora qualche decennio e non sentiremo più vuote prediche cattocomuniste ma seri sermoni islamici

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