Casa di Comunità, Airoldi: “Ci aspettiamo che Stato e Regione lavorino sulla carenza di personale dai medici di famiglia agli infermieri”
SARONNO – Riceviamo e pubblichiamo il testo integrale del discorso del sindaco Augusto Airoldi durante l’inaugurazione della Casa di comunità alla presenza dei vertici regionali dall’assessore al Welfare Guido Bertolaso al presidente della commissione Sanità Emanuele Monti.
Inauguriamo oggi formalmente una Casa di comunità che è attiva da oltre un mese e che sta progressivamente ampliando i servizi offerti agli abitanti del Distretto sanitario.
Molte sono le aspettative che i cittadini lombardi ripongono in questi nuovi strumenti di sanità territoriale, una componente del servizio sanitario la cui mancanza è stata fortemente percepita durante i lunghi mesi della Pandemia e che ha comportato non pochi problemi ai nostri ospedali.
Molti sono, infatti i bisogni fondamentali ai quali una CdC deve dare risposta.
- Innanzitutto quello di Vicinanza e prossimità: una sanità vicino ai luoghi di vita delle persone (che va anche a casa delle persone, nei casi più complessi) che sa ascoltare e comprendere i problemi delle persone e che sia, contemporaneamente, parte integrante della comunità di appartenenza;
- Poi quello della Semplificazione: quello che il cittadino deve fare per avere l’assistenza e le cure di cui ha bisogno, deve essergli chiaro e comprensibile;
- Quello della Accessibilità: un posto dove trovare qualcuno che ascolti i bisogni delle persone con orari compatibili con i ritmi della vita sociale, familiare e lavorativa di oggi;
- Infine quello della Riconoscibilità: i servizi offerti devono essere conosciuti, facilmente comprensibili e utili a risolvere i diversi problemi delle persone.
Numerosi e diversificati sono i servizi obbligatori o raccomandati che la missione 6 del PNRR prevede per le CdC di tipo hub quale è quella che stiamo inaugurando. Li raggruppo in quattro macro aree:
- L’area della medicina di famiglia, della continuità assistenziale e della gestione della cronicità;
- L’area dell’assistenza specialistica e della diagnostica di primo livello;
- L’area dei servizi di assistenza sanitaria e sociale (infermiere di famiglia) incentrate sul concetto di domiciliarità e di supporto alla mobilità delle persone anziane e disabili;
- L’area dei servizi alla persona che racchiude anche attività attualmente di competenza degli enti locali tramite i servizi sociali.
Lo sviluppo di queste ultime due areee pone il tema dell’integrazione socio-sanitaria, uno dei pilastri dei nuovi servizi offerti dalla CdC.
In quest’ottica la CdC può configurarsi come il luogo in cui si garantisce l’accesso unitario sia per i servizi assistenziali sia per quelli sociali realizzando il cd case management unitario.
Obiettivo di questa integrazione è far sì che i nuovi servizi siano in grado di offrire percorsi di presa in carico integrata tra cure primarie, medicina specialistica, servizi sociali.
Questo significa, da un lato, connettere e favorire la collaborazione tra medici di medicina generale, medici specialistici, infermieri, educatori ed assistenti sociali, anche tramite spazi condivisi di lavoro.
Dall’altro lato significa una programmazione e progettazione congiunte tra servizio sanitario e Amministrazioni locali che vada oltre la presenza di un Assistente sociale responsabile per l’assistenza domiciliare nella CdC, ma coinvolga i servizi sociali del distretto socio-sanitario nei percorsi di diagnosi, programmazione e attivazione degli interventi.
Tutto ciò, non nascondiamocelo, rappresenta l’accettazione della sfida insita nel superamento del modello attuale e richiede collaborazione, integrazione e sinergia con le amministrazioni locali. Io sono certo che le amministrazioni locali del nostro distretto, oggi qui rappresentate da tanti colleghi sindaci, sono disponibili e interessate a questa sfida che può consentire di ottenere risultati importanti sul fronte dei servizi alla persona.
Da ultimo, non ci dobbiamo nascondere, la criticità rappresentata, oggi, dalla carenza di personale medico e infermieristico a tutti i livelli dei servizi sanitari, a partire dai medici di famiglia, che crea molti disagi ai cittadini, soprattutto ai malati cronici e che rischia di minare alla base i risultati che i nostri cittadini, soprattutto i più fragili, si attendono dalle CdC. Non tocco, ma solamente perché non coerente con la cerimonia che stiamo celebrando, il tema della carenza di personale anche nel nostro ospedale cittadino.
I Sindaci si aspettano che Stato e Regione pongano mano, nel più breve tempo possibile, all’emorragia a cui stiamo assistendo, oramai da troppo tempo, sia per pensionamenti, sia per fuga verso il privato, pena, come ho appena ricordato, l’inficiare qualunque tentativo di riforma e di miglioramento dei livelli e della qualità dell’assistenza.
Sono certo di poter affermare, anche a nome dei colleghi del nostro distretto, che i Sindaci sono pronti a fare la loro parte, collaborando attivamente a fare diventare questa prima CdC saronnese non la riedizione aggiornata dei servizi già offerti dal Distretto socio sanitario, ma una realtà nuova, riconoscibile dai cittadini, punto di riferimento per le persone fragili di tuto l’ambito territoriale.
Assicuro la mia personale disponibilità anche in qualità di rappresentante dei Sindaci del Distretto.
Grazie.
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Commenti
Ahh!!! Già!!! Quando tutto lo devono fare gli altri è ben facile fare questi comunicati fiume per dare la propria disponibilità quando non richiesta, poi quando tocca al sindaco fare, si chiede sempre l’aiuto di altri, come per la sicurezza.!
Airoldi sei un fenomeno!