SARONNO – Stamattina venerdì 26 maggio alle 11 due delegati del comitato Il Saronnese per l’ospedale e la sanità pubblica si sono presentati in Municipio e hanno consegnato a mano prima e protocollato poi una lettera al sindaco Augusto Airoldi che poi sarà inviata anche a tutti i 19 sindaci del comprensorio che si sono mobilitati per l’ospedale.

Il sindaco che si trovava nel suo ufficio al momento della consegna ha ricevuto la lettera ricordando però che è pronto a ricevere e incontrare i cittadini ma sarebbe più corretto prendere appuntamento.

Ecco il testo integrale della missiva.

Gentile Sindaco di Saronno Augusto Airoldi. 

Chi Le scrive è il comitato spontaneo di abitanti denominato “Il Saronnese per l’ospedale e la sanità pubblica”, a fianco del quale e di 1500 persone residenti  Lei è sceso in piazza lo scorso 15 aprile insieme ad alcuni dei 18 colleghi del bacino d’utenza che rappresenta.

In quell’occasione si sarà certamente reso conto, Signor Sindaco, di quanto quella struttura e, in generale, la sanità pubblica territoriale stia a cuore degli abitanti del Saronnese.

E crediamo che si sia anche accorto che l’Assessore al Welfare della Regione Lombardia, Guido Bertolaso, sia stato costretto da questa enorme mobilitazione a promettere un “piano di rilancio” dell’ospedale di Saronno, che ha puntualmente presentato il 9 maggio scorso

Su questo cosiddetto “piano di rinnovo”, come alla fine è stato chiamato, però abbiamo forse idee diverse: le scriviamo, e con lei a tutti i 19 Sindaci del bacino d’utenza ospedaliero, proprio per provare nuovamente a porre alla sua e vostra attenzione alcune palesi incongruenze che mettono in dubbio le tre convinzioni maturate dai sindaci dopo l’illustrazione del c.d. “piano di rinnovo”:

1. “l’Ospedale di Saronno non chiuderà”. 

Questo è certamente il punto più urgente, che numerosi cittadini e consiglieri comunali hanno provato a sottoporre a Lei e ai Sindaci presenti in occasione del partecipatissimo Consiglio Comunale Aperto dello scorso 15 maggio. 

Siamo purtroppo costretti a ribadire che il rischio che l’ospedale chiuda è ancora presente. E ha una data ben precisa: il 15 giugno prossimo. 

Perché? Perché da quella data (o, al massimo, dal 1° luglio), verranno a mancare i 45 turni mensili di copertura del reparto di Anestesia e Rianimazione che finora erano garantiti dai medici che – sfiniti – si sono recentemente dimessi, senza essere sostituiti, come gli ultimi altri almeno dieci colleghe e colleghi negli ultimi anni. Come Lei certamente saprà, ad oggi non sono state ancora previste – e sarebbe già dovuto accadere – le turnazioni del personale a partire da quella data, con l’integrazione di quei turni ai 75 già coperti con personale non strutturato. Una situazione che non permetterebbe al reparto di poter garantire il suo servizio: come si sa, se non funziona Anestesia e Rianimazione, non può funzionare un intero Ospedale, a partire da reparti come Pronto Soccorso e Cardiologia, anch’essi pesantemente sotto organico. 

Il “piano di rinnovo” non fa alcun riferimento a questa situazione, né – al momento in cui le scriviamo – le decisioni prese dalla direzione amministrativa dell’ospedale o da Asst. 

Come si può intuire facilmente, pertanto, il rischio di chiusura permane ed urgentissimo intervenire per scongiurarlo, almeno fino al previsto arrivo del nuovo primario di Anestesia e Rianimazione, previsto auspicabilmente per settembre prossimo;

2. “l’Ospedale di Saronno non verrà privatizzato”. 

Eppure lo stesso “piano di rinnovo” inserisce nella tabella Swot della slide nr. 7, nella voce “rischi” i cosiddetti “competitori privati”, il che fa supporre che non sia aprioristicamente escludibile una possibilità di privatizzazione dell’ospedale, a detta della stessa Regione Lombardia e Asst Valle Olona. Inoltre, non è/siete del parere che la sempre più forte presenza di cooperative e “gettonisti”, nella gestione prima ordinaria e oggi emergenziale di servizi e reparti ospedalieri sia già un indice elevato di privatizzazione di una struttura il cui problema principale – che il “piano di rinnovo” , ancora una volta, non affronta – è quello della carenza di personale, per altro non solo medico, ma anche infermieristico, OSS, etc. in pianta organica? 

3. “il ‘Piano di rinnovo’ rilancera’ l’ospedale”

Leggendo le 17 slides rese note (sulle 30 complessive di cui il DG di Asst Porfido ha affermato comporsi il piano, ma i cittadini non le hanno mai viste tutte), si hanno altre impressioni:

a. il piano non è nemmeno un “piano di emergenza”, dato che non dà risposte al rischio immediato di chiusura dell’ospedale (vedasi punto 1), 

b. soprattutto non può essere considerato un “piano di rilancio”, poiché – per essere tale – dovrebbe prevedere prospettive di medio e lungo periodo (5-10 anni), oltre che di risposta nel breve. Invece l’orizzonte temporale indicato dalle slides si ferma al 2025, cioè un anno e mezzo da oggi, dando risposte (si pensi al possibile “salvataggio” del Pronto Soccorso attraverso le solite cooperative private) che non lasciano intravedere soluzioni di respiro. A meno che non si ritenga che il ricorso a soggetti privati – forse comprensibile in una fase di emergenza – non sia ritenuta la soluzione definitiva (vedasi punto 2).

Infatti, a differenza di quanto sostiene il direttore generale Asst Porfido, tra due anni (quando lui sarà in pensione) si potrà di nuovo copiosamente attingere a personale speciali in uscita dalle facoltà di medicina: 150 unità di personale solo da Milano e Monza. Ovviamente, il dato è omesso dal “piano”, che non prevede una prospettiva temporale anche solo biennale, capace di immaginare la possibilità di tornare a inserire personale strutturato nella pianta organica dell’ospedale di Saronno e, in generale, dell’Asst Valle Olona, dove anche i Presidi Ospedalieri di Busto e Gallarate versano in condizioni critiche.

Più in generale, il “piano” non individua un’idea di identità futura dell’Ospedale di Saronno, capace di conferirgli una nuova e ben precisa “mission”, che possa tornare ad attrarre non solo le nuove leve, ma anche il personale esperto che oggi continua ad abbandonare Saronno per spostarsi in strutture, anche pubbliche ma con una più chiara prospettiva per il futuro. 

Per tutti questi motivi, ed altri ancora che sono stati esposti dagli interventi dei nostri componenti nel Consiglio Comunale Aperto, siamo dunque a chiedere a Lei e a tutti i 19 Sindaci drl bacino di utenza di non attendere il mese di settembre, che ci avete riferito essere il primo momento di verifica del “piano di rinnovo”, ma di chiedere immediatamente risposte chiare all’Asst (che non le ha date in Consiglio Comunale Aperto) o, in caso di mancata risposta, all’Assessorato al Welfare di Regione Lombardia in merito a quanto accadrà tra metà giugno e inizio luglio all’ospedale di Saronno, oltre che di ridiscutere gli aspetti inerenti la privatizzazione e, più in generale di approvare un vero “piano di rilancio” basato su una prospettiva temporale degna di questo nome. 

Porteremo prossimamente le questioni a Lei/Voi poste in questa lettera anche all’attenzione dei decisori di Asst Valle Olona e Regione Lombardia, sperando di averLa/Vi al nostro fianco, come già avvenuto nella grande manifestazione del 15 aprile, senza la quale – a nostro avviso – nessun “piano”, efficace o meno che sia – sarebbe stato mai presentato dalle istituzioni che per decenni hanno contribuito a portare la situazione dell’ospedale e della sanità pubblica, a Saronno come in tutta la Lombardia, agli allarmanti livelli attuali. 

Confidando in un Suo/Vostro rapidissimo riscontro a questa nostra, data l’urgenza estrema dei temi posti, porgiamo cordiali saluti. 

Il Saronnese per l’Ospedale e la Sanità Pubblica

9 Commenti

  1. Ormai e’ un po’ delirio e un po’ procurato allarme in cerca di visibilita’ di Attac. (E obbsaronno che appoggia per dar contro all’amministrazione)

    • Non si scherza ne battute sullo sfascio della sanità pubblica, chiaramente voluta per interessi per pochi!

  2. Cosa sta facendo la politica?? Da anni viviamo un dramma all”interno della struttura e non vebiamo ascoltati, che vergogna. E poi ci definiamo un paese civile. Per favore

  3. Questw modalità vi squalificano! Vergogna.
    Difendere l’ospedale non significa condividere metodi violenti come quelli che usate. E chi vi ha fotografato dovrebbe vergognarsi quanto è più di voi.

  4. Condivido pienamente. Prendiamo distanza da chi ricerca prioritariamente visibilità e non si mette a servizio con responsabilità e da chi usa metodi violenti o aggressivi

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