Capodanno a Saronno, Te deum e l’omelia del prevosto don Claudio Galimberti
SARONNO – La messa delle 18 dell’ultimo giorno dell’anno in una Prepositurale gremita di fedeli, è stata celebrata da don Claudio Galimbeti insieme a don Luca Rampini e al diacono Massimo Tallarini, alla presenza delle autorità civili e militari cittadine.
Nella sua omelia, il prevosto ha affermato che “l’ora che viviamo insieme davanti all’altare del Signore porta in sé una particolare intensità ed è la sintesi dell’anno che sta tramontando. Il Te Deum è un inno di ringraziamento che si apre con una lode e termina con una invocazione rivolta a Dio a cui chiediamo di non essere abbandonati ma di essere conservati nel suo amore”.
“Noi rendiamo grazie a Dio per l’anno, bello o brutto che sia stato. In questa lode è contenuta una saggezza che è il bene, cioè Gesù. Le brutte notizie sono più rumorose e accattivanti per attirare l’attenzione degli spettatori e dei lettori, il male fa più rumore del bene, gravi ingiustizie, brutti gesti sono mediaticamente più virali, mentre rimane in ombra il bene, la fatica quotidiana gestita con il sorriso”.
Un altro passo importante della sua predica è stata incentrata sulla capacità di sapersi fermare per riflettere: “Dobbiamo essere capaci di sostare nel silenzio, nella meditazione. Dobbiamo saperci fermare, pensare e ringraziare. Oggi è difficile essere grati. La gratitudine é un sentimento raro. Si pretende e si vuole tutto per sè. Si fa fatica a riconoscere l’amore del Signore per ciascuno di noi. Ci dimentichiamo della sua presenza”.
“C’è l’abitudine a considerare nostre tutte le cose che abbiamo perchè la nostra società ci abitua ad essere tristi e pessimisti davanti alle difficoltà.
Negli ultimi mesi stiamo vivendo in un periodo difficile ma dobbiamo ringraziare e pensare perché solo così il nostro animo trova la sua guarigione dalle ferite del quotidiano. Bisogna iniziare un percorso di conversione per vincere il male con il bene, per essere uomini di speranza davanti al buio che c’è nel mondo, che non dipende da Dio ma dal male dell’uomo. La fede in Gesù ci permette un costante rinnovamento del bene per uscire dalle sabbie mobili del peccato. Il vangelo è destinato a tutti gli uomini per saziare la sete di verità che ognuno ha e che è offuscata dai beni materiali”.
In conclusione del suo discorso, don Claudio ha affermato che “anche qui da noi la fede cristiana deve essere annunciata e testimoniata in modo coerente e credibile.
Ogni fedele di questa comunità deve sentirsi debitore del vangelo verso gli altri. Ringrazio chi serve la Chiesa e la comunità, chi fa, chi sostiene con la preghiera il fare di chi fa.
Lodiamo il Signore, manifestiamo a colui che era, che è e che viene il nostro pentimento per le opere brutte e rendiamo grazie per i benifici, per la grazia e la verità che sono venuti tramite Gesù. In lui è custodito il futuro dell’uomo e si avvera il compimento delle speranza della Chiesa e del mondo”.
Prima della conclusione della messa, dopo l’inno del Te deum avvenuto con l’esposizione del Santissimo, c’è stata la benedizione eucaristica con, a seguire, gli auguri di un buon anno pieno di grazia e di pace da parte di tutti i sacerdoti e le religiose della comunità pastorale.
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