Addio don Claudio, Francesco Banfi: “Come il pallone che brucia di caldo amore ma troppo velocemente”
SARONNO – Riceviamo e pubblichiamo l’intenso ricordo di monsignor Claudio Galimberti di Francesco Banfi ex assessore e volontario della comunità pastorale.
“si, don, però quello che brucia da noi lo chiamiamo il pallone…”
Invece per don Claudio, attento alla liturgia, il nome era un altro: indica l’amore del martire che brucia tutto per Cristo. È un rito veloce, che si esaurisce presto, ma che resta da sempre nei cuori dei saronnesi. E se dovessi pensare ad un rito che possa descrivere il ministero del don Claudio è proprio “il pallone”: brucia caldo di amore per Cristo e per i saronnesi, ma brucia veloce. Eppure vuole stare fino all’ultimo: prima all’ultima messa domenicale delle 10 con la voce un po’ affaticata, i fedeli preoccupati per lui, poi finché ha esaurito i compiti più impellenti relativi la via Crucis di zona, quella con l’arcivescovo, i fedeli in preghiera anche per lui. Portate a termine le cose più urgenti, sale al Signore.
Era arrivato due anni e mezzo fa, un tempo che è volato.
Sulla soglia dei settant’anni, quando magari pensi “mi rilasso”, ha saputo accogliere la nuova missione con una città grossa, articolata, bisognosa di un pastore: lo ha fatto con gioia, disponibilità, ascolto, competenza, buon umore… senza mai scansare le preoccupazioni.
Alla celebrazione dell’ingresso lui e il vicario di zona, il vescovo Luca, aveva bussato al portone centrale della chiesa parrocchiale: si era staccata una delle borchie a chiodo del portone; apriamo la porta e lo sentiamo dire “eh dai, meno male avete aperto subito e non ho dovuto bussare più forte… toh il chiodo” e poi ridere, gioioso.
Inutile dire che nel tempo rimasto tra noi ha cercato di sistemare il più possibile ciò che vedeva: dai candelabri, alle statue, alle porte, alle pergamene, alle facciate…
Era un tipo che sapeva lasciarti comunque basito. Ad esempio, in uno degli incontri volti a conoscere le realtà parrocchiali, la cooperativa del Brocon si presenta, dice che c’è difficoltà nel fare turni per utilizzare la casa perché il sacerdote della pastorale giovanile chiaramente non riesce a fare tutto… e lui se ne esce con “e un turno non lo posso fare io?”, spiazzandoci tutti. Tornando a casa, nel tratto di strada percorso con don Federico, parlavamo proprio di come fossimo colpiti entrambi da questo slancio. E così il don Claudio si è fatto due turni al Brocon, uno per estate, come prete nel turno dei bambini più piccoli, dove si dava un po’ da fare anche aiutando in cucina.
Si è immerso appieno nella comunità saronnese, ogni realtà e sfaccettatura, cercando di dedicare energia e pensieri a ciascuna componente.
Tra le cose certamente meno note, ha aperto il seminterrato della casa parrocchiale al gruppo presepe, cui ha lasciato una foto del presepe che avrebbe voluto per il prossimo Natale.
È stato un passaggio veloce e significativo nella comunità… e se fino ad ora “farò la Pasqua da te” era una preghiera, ora è proprio una testimonianza che, in questa quaresima, fornisce qualche spunto…
Ciao don!