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SARONNO - Ragazze così spaventate dalla possibilità di essere prese di mira, abbracciate e palpeggiate ala fermata del pullman al mattino o all'uscita da scuola da costringere i genitori a portarle quotidianamente fin davanti all'istituto scolastico che frequentano o se, costrette ad andare in pullman, lo fanno solo contando sulla protezione dei compagni di classe.

E' il nuovo problema segnalato dai genitori degli studenti delle superiori alle prese con episodi di bullismo, quando non veri e propri maltrattamenti da parte di gruppi di ragazzi che recentemente si stanno concentrando sulle coetanee. Alla fermata del pullman in stazione al mattino o quando attendono i mezzi all'uscita di scuola vengono circondate e abbracciate e importunate con richieste inopportune e insistenti. Una fisicità, un eloquio che mettono le ragazze in grande difficoltà tanto che in molte arriva a scuola in lacrime. Una situazione che mette così in difficoltà le giovani tanto che alcune hanno deciso di non prendere più i mezzi ma di andare a scuola solo se le accompagnano i genitori. Altre vivono la situazione con tale ansia "da rendere difficile il pensiero di prendere il pullman ogni giorno".

"E' una situazione davvero penosa e insostenibile - rimarcano i genitori che tornano con forza a chiedere un intervento dell'Amministrazione - non capiamo perchè il problema venga costantemente ignorato. Si parla molto dei giovani della città a loro misura e poi non si prendono piccoli provvedimenti in grado di dare un po' di serenità. Lo chiediamo dall'inizio dell'anno una pattuglia che controlli la zona delle scuole, soprattutto i punti critici in cui le banda agiscono rapinando i ragazzi, umiliandoli. I vigili prestano servizio davanti alle scuole elementari perchè non anche a quelle superiori? Non capiamo questa scelta di ignorare il problema malgrado le iniziative di sensibilizzazione realizzati contro temi come il bullismo e la violenza sulle donne. I problemi sono realti ci sono le denunce, le segnalazioni alle scuole, i ragazzi che arrivano in classe disperati, preoccupati in preda all'ansia o vittime di bullismo. Perrchè non si interviene? Dove sono le istituzioni?".


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SARONNO - Un accorato appello per cercare di ridurre al minimo i disagi per i bimbi costretti a casa dalla quarantena perservando la qualità della didattica in un periodo in cui la continuità è messa a dura prova.

E' questo l'obiettivo di un nutrito gruppo di genitori della scuola elementare Pizzigoni di via Parini che chiedono che l'istituto attivi la didattica digitale integrata, ossia le lezioni a distanza, anche quando non tutta la classe è in quarantena.

Come riporta il sito "vivoscuola" la Didattica Digitale Integrata è una modalità organizzativa che alterna momenti in presenza e momenti online. E' un modo per affrontare il distanziamento e l'isolamento di alcuni alunni. A differenza della DaD, dove la comunicazione didattica avviene esclusivamente a distanza, con la Ddi gli studenti sono parzialmente impegnati su piattaforme digitali e parzialmente a scuola, a contatto di docenti e compagni. La Ddi  viene quindi incontro da una parte alla necessità di socializzare e dall’altra a quella di mantenere il distanziamento durante l’emergenza Covid-19.

Quanto l'intera classe si ritrova in quarantena, per la presenza di più bimbi positivi o in attesa di un tampone di rientro, la scuola attiva la didattica a distanza per tutti gli alunni che da casa seguono la lezione dell'insegnante. Questo non avviene quando ci sono solo alcuni alunni che per positività o esigenze di quarantena sono bloccati a casa. "In questo caso a differenza di quanto avviene in altri istitituti non ci sono soluzioni per coinvolgere i bimbi nell'attività didattica - spiega una mamma - e quindi si ritrovano con intere giornate a casa senza nulla da fare salvo poi la sera trovarsi con alcuni esercizi da recuperare grazie alla disponibilità degli insegnanti. Una situazione che non colma comunque il divario con chi resta in classe e che ovviamente crea un effetto di allontanamento del piccolo dalla classe".

La richiesta dei genitori, di cui si è recentemente anche parlato in consiglio d'istituto, è dettata dalla volontà di tutelare, nei limiti del possibile, la qualità e la continuità della didattica dei piccoli, messa alla prova ormai da due anni di pandemia e da una situazione decisamente complessa. "Le quarantene di famiglia o le difficoltà legate ai tamponi sono purtroppo molto frequenti e come genitori, pur consapevoli delle difficoltà del momento, ci sembra doveroso chiedere che, come avviene in altri istituti, anche i nostri figli appiano la possibilità di seguire più lezioni possibili anche a distanza"

21012022


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SARONNO - Una mamma saronnese condivide la propria situazione familiare alle prese con covid e quaratene con uno spunto di riflessione sulla Dad.

Per prima cosa riassume l'accaduto: "Prima di Natale io il mio compagno e nostro figlio abbiamo contratto il covid, per fortuna io e il mio compagno eravamo vaccinati (due dosi) e nostro figlio ha avuto come un influenza passata in pochi giorni. Abbiamo fatto 20 giorni di quarantena, poi negativizzarti abbiamo aspettato i risultati di Ats mai arrivati ne al mio compagno ne a mio figlio.
Finisce a quarantena (dopo risultato negativo molecolare) nostro figlio dopo 20 giorni di reclusione, ha ricominciato la scuola elementare.Felice di ritornare alla sua vita quotidiana con i suoi compagni, dopo 3 giorni di scuola, si presenta il primo caso covid, e facendo i controlli con i tamponi obbligatori si scopre che altri bimbi erano positivi, così scatta un altra quarantena"

Da questi fatti la sua analisi: "Trovo che tutto ciò sia assurdo, ma le scuole dovevano mettere l obbligo del tampone prima del rientro scolastico? Dopo le vacanze. facendo così… tutti a casa per 14 giorni. Penso che obbligando, costringendo i nostri figli piccoli a continue quarantene si violino i diritti del infanzia! Stanno perdendo la spensieratezza e anche qualità della didattica che scusate è fondamentale perché noi genitori, non ci possiamo sostituire alle maestre (ora mai sono 2 anni)".

E conclude: "Fermo restando il rispetto per le persone che lottano e quelle che ci lasciano per colpa di questo maledetto virus, spero che lo Stato non faccia finta di essere cieco davanti a bimbi che vorrebbero vivere una vita, normale e serena. Forse è ora che cambino le disposizioni delle quarantene obbligatorie. Se dopo 7 giorni di quarantena i nostri bimbi risultano negativi è giusto che rientrino a scuola".


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SARONNO - "Sette mesi fa ho scritto un esposto all'Amministrazione comunale in merito al problema delle baby gang (o se vogliamo possiamo chiamarle aggressioni ai danni di studenti) che i ragazzi che arrivano al polo scolastico, tra cui mio figlio, subiscono in stazione e alla fermata del pullman lungo via Varese. Ho chiesto all'Amministrazione comunale di monitorare la situazione e di intervenire per restituire un po' di serenità ai nostri figli spaventati. Peccato che dal sindaco Augusto Airoldi non è arrivata nessuna risposta".

Inizia così il messaggio, quasi una lettera aperta, che un papà saronnese rivolge all'Amministrazione comunale e in particolare al primo cittadino. L'uomo aveva già presentato un esposto nel maggio scorso alla polizia locale sul tema delle aggressioni da parte di bande organizzate ai danni di studenti delle scuole superiori. Fenomeno che si è acutizzato nelle ultime settimane.

"A maggior ho scritto alla polizia locale e al sindaco per raccontare un problema dei nostri ragazzi, e come risultato si è vista una pattuglia dei vigili per un paio di giorni. Servirebbero molti più controlli, molta più presenza ma soprattutto servirebbe più attenzione per i saronnesi di domani vittime delle aggressioni e per le famiglie che si sono rivolte alle autorità cittadine e che si trovano ad essere ignorate".

E chiosa: "Rinnovo, stavolta pubblicamente, il mio appello al sindaco Augusto Airoldi chiededogli cosa intende fare per restituire un po' di sicurezza al polo scolastico".


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SARONNO - "I genitori lanciano l'allarme, i cittadini hanno paura, la commissione comunale alla Sicurezza è stata creata per nulla, lo spaccio droga continua su tutto il territorio di Saronno, le bande di ragazzini la fanno da padroni e il sindaco Augusto Airoldi cha ha la delega alla Sicurezza cosa fa? Ah sì... scrive al Prefetto! Tranquilli, siamo al sicuro!" Questo lo sfogo di Paolo Bocedi, membro della commissione Sicurezza saronnese e presidente nazionale dell'associazione antiracket Sos Italia libera, che parla dopo la denuncia di alcuni genitori di furti e prepotenze subite dai loro figli sulla via di scuola.

Quello avvenuto nelle scorse ore è un episodio per molti versi simile a quello verificatosi giusto tre settimane fa a Saronno. Lo aveva reso noto il saronnese presidente dell'associazione anti-racket, Sos Italia libera, al quale si era rivolto il papà di uno dei ragazzi aggrediti. In questi casi, dice Bocedi, la scelta migliore è sempre quella di rivolgersi alle forze dell'ordine e presentare denuncia, per consentire che abbiano inizio le indagini e dunque per risalire ai responsabili. Chiamati poi a rispondere di reati gravi, come sono quelli di lesioni personali e minacce. Quella volta, il mese scorso, l'aggressione era stata compiuta da una gang composta da persone di origine straniera, forse si trattava di nordafricano, mentre le vittime anche in quel caso erano stati un gruppetto di giovanissimi di Saronno. Le avevano prese, dopo una lite scatenata dai "bulli" e senza alcuna apparente ragione, ed il padre di uno dei ragazzi presi di mira aveva nei giorni successivi contattato Bocedi, che è anche membro della commissione comunale per la sicurezza di Saronno, al fine di riferire quello che era avvenuto. Un papà comprensibilmente preoccupato, che aveva raccontato a Bocedi tutti i fatti, chiedendogli di mettere in guardia i concittadini e di fare sentire la propria voce perchè simili episodi non si ripetano. "Il genitore mi aveva chiesto se la sicurezza a Saronno esista realmente oppure siano soltanto parole. Avevo subito - rileva Bocedi - naturalmente consigliato questo padre di presentare denuncia alle forze dell’ordine e mi aveva assicurato che avrebbe provveduto". In via Garibaldi, dove si erano svolti i fatti di tre settimane fa, così come nelle altre strade del centro storico, tra l'altro, ci sono parecchie telecamere a circuito chiuso collegate al sistema comunale della videosorveglianza, sempre utili nel caso di indagini di questo genere; riuscire a rintracciare i responsabili di episodi come questi nelle vie centrale è spesso possibile proprio grazie agli "occhi elettronici".

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09122021

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SARONNO - Il ritorno della scuola in presenza è stato un passaggio importante per tante famiglie saronnesi e non solo ma in questo periodo di risalita dei casi i bimbi, i ragazzini e i ragazzi che si trovano a fare i conti con la quarantena sono in netta crescita.

Per tornare a scuola devono fare un tampone per la riamissione il cui appuntamento viene fissato direttamente da Ats e che in molti casi viene svolto a Lonate Pozzolo. Una situazione che crea non pochi problemi organizzativi alle famiglie con più figli che magari si trovano a fare diverse quarantene e a gestire date diverse e tempi lunghi.

Una situazione complessa segnalata da diversi genitori sia delle elementari sia delle superiori come di difficile gestione famigliare tanto da chiedersi se non sia possibile avere, visto la numerosa popolazione scolastica, un punto tamponi per la riammissione a Saronno.

"Saronno nonostante l'ampio bacino di studenti che ospita non ha un centro tamponi per la riammissione degli stessi a scuola dopo segnalazione di un positivo in classe - spiega un papà saronnese che ha scritto a ilSaronno rilanciando la proposta - risultato, i saronnesi devono andare a Lonate Pozzolo (40 minuti di macchina) e fare code di ore per accedere al tampone! A noi è già capitato a 2 figli su 3".

"Siamo coscienti che la situazione sia complessa - gli fa eco la mamma di una studentessa di prima media - ma stiamo tutti facendo del nostro meglio per gestire la situazione e un aiuto concreto per le famiglie sarebbe davvero prezioso. L'Amministrazione di Saronno potrebbe farsi portavoce di questa necessità offrendo alle famiglie che vivono e gravitano in città un servizio che di questi tempi è essenziale".

L'incremento dei casi anche tra la popolazione scolastica (ieri il sindaco Airoldi ha parlato di un incremento del 50% dei casi) ha visto anche un sensibile incremento delle richieste di tamponi.

"Negli ultimi giorni Ats ha registrato un significativo incremento delle richieste del numero di tamponi per la sorveglianza attiva dei contatti scolastici, necessari per consentire il regolare svolgimento in presenza delle attività didattiche - è stato reso noto in una nota da Ats - Ad oggi, la capacità di erogazione da parte delle Asst supera complessivamente i 1600 tamponi al giorno sul nostro territorio, tuttavia il repentino incremento che si sta osservando nella richiesta in ambito scolastico, sta determinando criticità puntuali, con possibili disallineamenti temporali dei tamponi di sorveglianza (T0 – T5), che potrebbero essere proposti in alcune situazioni oltre le 48 ore dal contatto con il caso positivo, come indicativamente previsto dal Protocollo ministeriale".

Anche per questo da Ats è arrivata la richiesta di evitare "l’autopresentazione presso i punti di erogazione tamponi ospedalieri, rispettando gli appuntamenti fissati dalle Asst, per non determinare un ulteriore sovraccarico organizzativo nella esecuzione e nella refertazione dei tamponi, specie in questa fase di recrudescenza epidemica".

"Sappiamo che la gestione è complessa e che bisogna tutti fare la propria parte - conclude la mamma - ma forse visto l'aumento dei casi e delle necessità di fare tamponi celermente si potrebbe pensare ad un punto anche a Saronno ottenendo vantaggi per tutti".

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Un post condiviso da Martina Luoni (@marty_luoni)

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Ringrazio la testata di questo spazio e soprattutto quel papà che ringrazio per aver rotto il muro di silenzio e possiamo dire anche omertà su questa vicenda ricordando a noi genitori che è necessario esporsi e chiedere per la serenità dei nostri ragazzi". Inizia così la nota di una mamma saronnese in merito agli episodi, bullismo, minaccia e anche rapine improprie, messe a segno da un gruppo di ragazzi tra i 15 e i 17 nella zona del polo scolastico e nei pressi dello scalo ferroviario ai danni di studenti che ora vivono il percorso fino al proprio istituto con ansia. "Ieri mattina mio figlio mi ha detto di aver visto la pattuglia dei vigili in via Varese in una postazione di vigilanza rispetto alle pensiline dove anche lui per altro è stato preso di mira. Li ringrazio e spero che estenderanno questi interventi anche al sottopassaggio pedonale (dove hanno aggredito un compagno di classe) e alla stazione. 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Molte famiglie in questo periodo pandemico, temendo la drammaticità di eventi come il contagio da Covid-19 e soprattutto per l’impossibilità di gestire in prima persona la malattia in strutture ospedaliere, ha deciso di “rinchiudere” il proprio figlio in quattro mura. Ciò ha precluso ogni tipo di rapporto sociale, cosa che per la maggior parte di loro oltre ad essere altamente deleterio è ancor più penalizzante, soprattutto in considerazione del fatto che le patologie di carattere psichico sono difficilmente gestibili laddove vi sono divieti e costrizioni scarsamente spiegabili a soggetti con capacità cognitive limitate. Altre famiglie invece hanno deciso di “sfidare la sorte” continuando a far frequentare ai propri figli le strutture socio-educative, hanno deciso di “bluffare” con il Covid, sì bluffare nel senso di far finta che tutto vada bene, che i propri figli non si contageranno essendo capaci di gestire tutti gli aspetti relativi alla prevenzione (mascherina, lavaggio mani frequenti, distanziamento sociale, ecc.). Cose che nella realtà dei fatti non sempre avviene per ovvi motivi. Tutto ciò perché lo stiamo raccontando… semplicemente per chiederVi: “Che fine hanno fatto i vaccini per i nostri figli?”. Il Ministero della Salute, di concerto con l’Ufficio di Presidenza del Consiglio, in data 10.03.2021, con il documento: “Raccomandazioni ad interim sui gruppi target della vaccinazione anti-SARS-CoV-2/COVID-19” indicava il seguente ordine di priorità delle categorie di persone da vaccinare nel proseguimento della campagna vaccinale: - Categoria 1. Elevata fragilità (persone estremamente vulnerabili; disabilità grave); Categoria 1, significa che i nostri figli dovrebbero essere stati vaccinati, come dice esplicitamente il documento, contemporaneamente ai soggetti over 80: “- la vaccinazione dei soggetti over 80 e dei soggetti con elevata fragilità e ove previsto dalle specifiche indicazioni in tabella 1 e 2, dei familiari conviventi, caregiver, genitori/tutori/affidatari.” Tutto ciò noi non l’abbiamo ancora riscontrato, a tutt’oggi è stato quasi completato il piano vaccinale degli over 80 ed i nostri figli stanno ancora aspettando. Ci domandiamo quali sia il piano vaccinale che Regione Lombardia e le Aziende Sanitarie competenti per territorio decidano di adottare, quali siano le modalità (ad alcuni Centri sul territorio sono stati chiesti elenchi dei nostri ragazzi, a che fine?). Queste sono solo alcune domande che ci poniamo e a cui desidereremmo risposte concrete. 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E' già stato creato un evento su Facebook per gestire la manifestazione che vuole rispettare al massimo le norme anticontagio tanto che ci sono indicazioni precise. "Essendo il diritto di manifestare garantito in qualsiasi condizione, anche in zona rossa, chi vuole intervenire lo potrà fare venendo da qualsiasi comune (nota Ministero dell’interno 15350/117/2/1), con autocertificazione. La manifestazione sarà statica: ogni partecipante o nucleo famigliare dovrà collocarsi in una posizione atta a mantenere il distanziamento e mantenerla per tutto il tempo della sua presenza. E’ preferibile che chi desidera partecipare comunichi la propria presenza tramite l’evento Facebook o direttamente alle organizzatrici. Se dovessero esserci problemi di capienza e distanziamento, sarà chiesto ad alcuni tra i presenti di allontanarsi. 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