Attac Saronno: “L’incubo dell’immobilismo leghista… sta finendo”
La sensazione è che l’incubo stia finendo.
Ci eravamo precipitati dentro due estati fa, con il voto poco accorto di 8000 saronnesi, il 30% dell’elettorato locale. Avevano preferito i proclami securitari di Salvini alla prosecuzione di un governo di centrosinistra che – da parte sua – aveva perso pezzi, in termini di persone e contenuti.
Ma quanto aveva colpito era la cappa di silenzio calata sulla Saronno dell'”era Fagioli”. Su entrambi i fronti.
Quello di una amministrazione capace di un immobilismo amministrativo proporzionale al progressivo abbandono dei saronnesi che ne è conseguito: complice il piano regolatore firmato centrosinistra, torna l’edilizia pesante in centro, mentre si privatizzano gli alloggi comunali ad affitto popolare.
Ma anche quello di una società solidale che – a parte rari casi – ha impiegato un po’ a realizzare lo shock.
Oggi il risveglio è cominciato.
Da un anno proseguono incessanti le iniziative, culturali e conviviali, in favore di una società dell’inclusione e dell’accoglienza, contro le parole e le azioni (anche amministrative) dell’esclusione e dell’odio.
La recente sentenza del Tribunale di Milano, che ha condannato la Lega Nord per la discriminazione verso i richiedenti asilo contenuta nei manifesti affissi a in città nella primavera scorsa (“Saronno non vuole i clandestini”) sancisce inequivocabilmente la fine della falsa narrazione sulle migrazioni finora utilizzata dall’amministrazione comunale (di cui la Lega Nord è componente ampiamente maggioritaria) per coprire la sua totale inadeguatezza a governare la nostra città.
Il tema della sicurezza, utilizzato persino per giustificare un provvedimento assurdo e anacronistico come la riapertura al traffico del Centro Storico, non è più spendibile a nessun livello da parte della maggioranza.
La sentenza ha reso palese come vi sia una distorsione della realtà e la volontà di umiliare persone (peraltro indifese per status) nello sbandierare presunti pericoli ai propri concittadini, fornendo peraltro loro un’informazione non veritiera, cosa che un’amministrazione – di qualunque colore politico – dovrebbe avere invece la funzione etica, ancor prima che politica, di garantire.
E’ tempo, allora, che i cittadini e le cittadine saronnesi comincino ad entrare nel merito nelle scelte (e non-scelte) degli attuali governanti, usando la testa più che la pancia.
Cominceremmo a vedere, allora, un documento unico di programmazione copia-incollato dal 2016 (come se la città fosse rimasta la stessa, un anno dopo), che a sua volta era un “copia-incolla” del programma elettorale di Fagioli: ancora si confonde lo slogan politico/ideologico con il ruolo amministrativo.
Cominceremmo a constatare l’assoluta mancanza di volontà di coinvolgere i cittadini nelle scelte amministrative più importanti per la città, attraverso gli strumenti classici della partecipazione, come sta avvenendo nel caso della bonifica sull’area ex-industriale Cantoni di via Miola.
Cominceremmo a verificare la totale assenza (o, peggio, la dannosità) di iniziative locali sul fronte dei problemi quotidiani delle persone: casa, scuola, lavoro, reddito, vivibilità della città, cultura, socialità.
E forse finiremo per risvegliarci da questo incubo e ricominciare a costruire una Saronno accogliente, inclusiva, attenta a tutti i suoi abitanti, a partire dai più provati dalla crisi.
A questo, come Attac Saronno, non abbiamo mai smesso di lavorare, indipendentemente dal colore politico di chi – in questi decenni – ha governato, spesso assai male, come oggi avviene, la nostra città.
25022017