Visto da Varese: Un nuovo treno nel “crocevia d’Europa”
di EZIO MOTTERLE
Alla Varese “crocevia d’Europa” mancava un collegamento ferroviario in grado di superare la vicina frontiera con la Svizzera. Da oggi il treno c’è, anche se per un mese si faranno soltanto prove tecniche in vista della partenza regolare del servizio passeggeri prevista per il 7 gennaio prossimo. Si compie, per la città giardino, una delle grandi incompiute sul fronte delle comunicazioni (l’altra è quella su strada, con la tangenziale ancora in attesa di completamento): il binario fra Arcisate e Gaggiolo, che prosegue oltre confine tra Stabio e Mendrisio, apre nuove opportunità per un territorio già al centro della grande mobilità internazionale, creando una connessione diretta fra reti ferroviarie italiana e svizzera, novant’anni dopo la soppressione (era il 1928) del collegamento transfrontaliero garantito dalla ferrovia della Valmorea. Nasce il “metrò dei laghi”, s’è detto, forse con eccesso di enfasi: fatto sta che Varese sarà collegata via treno con Lugano ma anche con Como, grazie a questa bretella di pochi chilometri invocata per decenni, che sarà in grado anche di creare una nuova direttrice fra Lugano e Malpensa utilizzando la linea Varese-Gallarate, affiancando l’accesso allo scalo via Bellinzona-Luino con l’utilizzo della vecchia ferrovia del Verbano rafforzata per poter accogliere il nuovo traffico del Gottardo. Da oggi dunque sull’Arcisate-Stabio saranno verificate le condizioni di esercizio e le tecnologie installate, come l’innovativo sistema di “transizione dinamica” che consente il passaggio in corsa dalla rete ferroviaria italiana a quella svizzera, e viceversa. La circolazione ferroviaria, velocità commerciale fino a 100 chilometri orari, sarà gestita da apparati di sicurezza telecomandati da Milano. Tra un mese dunque corse regolari, con ampia offerta di biglietti e abbonamenti sulle varie tratte (l’andata Varese-Lugano, ad esempio, costerà 10 euro, 6,40 fino a Como con doppio passaggio della frontiera). Previsto un forte utilizzo dei treni da parte dei lavoratori frontalieri, ma anche un fondamentale incentivo all’interscambio italo-elvetico con spostamenti agevolati nel cuore profondo dell’Insubria. Essa pure, ora a maggior ragione, “crocevia d’Europa”.