Coronavirus, Indelicato: “Ci vorrebbe, per questo popolo di santi e dannati, una guida illuminata”
SARONNO – “Stiamo vivendo un dramma, certo, ma è una caratteristica umana quella di cercare di ricavare informazioni, insegnamenti e conferme anche dalle situazioni più difficili, forse soprattutto da queste”
Inizia così l’intervento del consigliere comunale Alfonso Indelicato in merito all’emergenza Coronavirus in corso in Italia.
“Quando si diceva che il governo Monti aveva depauperato il sistema-Italia così come i bilanci familiari degli italiani, non si faceva della polemica a buon mercato. L’enorme difficoltà del SSN nel far fronte all’ odierna epidemia trae origine per l’appunto dalle lacrime e sangue volute da quel governo genuflesso all’Europa, la cui politica economica è stata via via confermata dai successivi. Il risparmio all’osso non poteva colpire che i comparti con le maggiori dotazioni, e quindi prima di tutto la Sanità. Questo sistema è ora in enorme affanno: mancano letti (27.000 in meno dai tempi precedenti alla “cura” Monti) e mancano gli strumenti: dalle apparecchiature per la ventilazione polmonare alle mascherine e ai guanti, passando per i celebri e introvabili tamponi. I reparti ospedalieri hanno subito una ristrutturazione tale che la maggior parte dei servizi sono sospesi o assai difficilmente fruibili, come ben sa l’incauto che in questi giorni si rivolge all’ospedale per prenotare una radiografia o una visita specialistica. Da tutto questo, unitamente ad altri e ben più recenti errori di cui tacere è bello, la palese, drammatica insufficienza delle misure di contrasto e di gestione: non è umano morire in un letto d’ospedale senza un volto familiare vicino, non è umano essere sepolti più o meno come si seppellisce un cane.
Povertà di strumenti dunque, ma anche di previdente organizzazione: questa pure è una caratteristica della stirpe. Semplicemente, nessuno aveva creduto che potesse scoppiare un’epidemia come questa. Forse si pensava fosse un accidente di altri tempi: un evento libresco come la peste del Boccaccio o quella del Manzoni o del Defoe, o tutt’al più come la Spagnola degli anni ’20 del secolo scorso …
Pensare che avevamo un gioiello, ed era la Protezione Civile organizzata attorno a quell’uomo che anche oggi è voluto scendere in trincea, sospintovi solo dalla sua coscienza. Dissero che costava troppo, ma la distrussero per motivi politici e invidia personale, l’eterna invidia degli uomini da poco. Oggi sarebbe stata un bazooka formidabile, mentre quella che ci rimane, al di là della buona volontà dei singoli, è appena un dignitoso strumento.
Ma aver richiamato la figura di Bertolaso serve a ricordare quello che è da sempre la nostra carta vincente: l’elemento umano. Mi riferisco, naturalmente, all’abnegazione che non è retorico definire eroica di medici e infermieri, mandati al fronte dei reparti spesso senza protezioni, cui neppure spettavano quei tamponi che invece a noti e ridanciani politici erano stati concessi al primo starnuto. Medici e infermieri che hanno sacrificato la vita, accanto ai quali è giusto ricordare anche i tanti sacerdoti che hanno fatto la stessa fine, chiamati dalla loro fede a dare sollievo alle anime tanto quanto il personale sanitario lo dava ai corpi.
Non tutti eroi, certo. Ci sono anche i sanitari che marcano visita in gruppo, i pescecani che vendono mascherine e disinfettanti a prezzi stellari: sono gli equivalenti degli imboscati, dei borsari neri e delle quinte colonne del tempo di guerra. E anche questo ci appartiene: una percentuale di italiani – che non è possibile quantificare ed è anche inutile farlo – riottosi a qualunque disciplina, a qualunque spirito di sacrificio, a qualunque senso del dovere: individualisti non nel senso che pensano con la propria testa, ma che hanno in testa solo il guicciardiniano particulare, o, per togliergli ogni traccia di nobiltà, l’interesse proprio e al massimo del clan cui appartengono. Ci vorrebbe, per questo popolo di santi e dannati, una guida illuminata. E non un uomo da fan site.
26032020