Ex Isotta Fraschini, l’analisi di De Marco dai silenzi sulle edificazioni, al Comune mero esecutore. E la bonifica…
SARONNO – Riceviamo e pubblichiamo la nota di Agostino De Marco sull’ex Isotta Fraschini.
Ho letto in questi giorni le riflessioni di un cittadino, Nicola Gilardoni, per molti anni autorevole Consigliere Comunale, sulla ex Isotta Fraschini e, oggi, il resoconto del consigliere Gianpietro Guaglianone sulla bonifica dell’area dismessa “ Isotta Fraschini”, attualmente di proprietà di una società saronnese “Saronno città dei beni comuni s.r.l.“.
Premesso che, come cittadino sono favorevole a qualsiasi intervento di riqualificazione delle aree dismesse della nostra città (Vedasi un mio precedente articolo sulla “ Cantoni”) ritengo necessario però fare chiarezza, in particolare su due aspetti della vicenda: 1) il primo urbanistico; 2) il secondo la bonifica dell’area.
1) Aspetto urbanistico:
Quando un normale operatore del settore propone un intervento edilizio tramite un Piano Attuativo, ciò comporta una serie di proposte planivolumetriche in un confronto diretto e continuo con l’Amministrazione Comunale nella persona dei vari assessori di riferimento, in particolare l’assessore all’Urbanistica (oggi alla Rigenerazione Urbanistica), e del Sindaco stesso, che solitamente è il decisore ultimo.
Questo percorso che coinvolge gli operatori normali può durare anni, in alcuni casi decenni, come risulta dalla prassi e dai rapporti ordinari con il Comune di Saronno.
Alla conclusione del percorso e del confronto, si giunge ad un progetto planimetrico che definisce con precisione quali siano le aree da cedersi al Comune e quali restino nella disponibilità dell’operatore, alla luce delle previsioni generali del PGT.
Nel caso dell’Isotta Fraschini, il Comune di Saronno deve avere in cessione circa 60.000 mq su una superficie territoriale complessiva di circa 120.000 mq, un’area, quindi, di rilevante importanza, non solo quantitativa, ma pure qualitativa.
All’Istituzione Comune, come è sempre stato finora e che rappresenta tutti i cittadini saronnesi, spetta la decisione di che cosa fare di questa area in cessione e allo stesso tempo dove collocare la stessa all’interno del Piano Attuativo anche e soprattutto in funzione di possibili utilizzazioni future dell’area ceduta.
Gilardoni parla semplicisticamente di occasione da non perdere; e avrebbe ragione in teoria, se ci trovassimo di fronte ad un percorso amministrativo-urbanistico normale; però non mi pare proprio che da parte degli operatori, che si autodefiniscono “benefattori”, sia iniziato un percorso di cui sopra.
Personalmente, apprezzo moltissimo le iniziative che la società proprietaria dell’area si propone di portare a Saronno (l’Accademia di Brera, riqualificazione della ex-scuola Bernardino Luino, studentato), ma ho purtroppo la sensazione che gli attuatori non considerino – come dev’essere – il Comune come il loro interlocutore istituzionale, ma lo riducano a un mero esecutore delle loro volontà.
Con una massiccia ed abile attività informativa ed illustrativa unilaterale, una vera e propria campagna pubblicitaria, la società attuatrice sta ingenerando nell’opinione pubblica una forte aspettativa, focalizzata sul progetto dell’arrivo dell’Accademia di Brera, sicuramente suggestivo, e della creazione di un parco, atteso da decenni; nel contempo è silente sulle altre funzioni ed edificazioni da realizzare sull’enorme comparto, pari a ben 210.000 metri cubi.
Ho la sensazione che l’opinione pubblica, influenzata dalla nota campagna pubblicitaria, a cui partecipano archistar e grandi nomi, sta iniziando a convertirsi in una potente forma di condizionamento dell’Amministrazione Comunale e, in particolare, del consiglio comunale, messi quasi in soggezione, così da apparire come dei rallentatori o degli incompetenti a confronto con la lungimiranza degli attuatori.
2) La bonifica dell’area
Personalmente sono d’accordo con la proprietà che vuole riqualificare “il bosco“ (quello che viene indicato nella bonifica come terzo lotto): mantenere una boscaglia inaccessibile come richiesto dal rappresentante della Regione non ha senso con un intervento di riqualificazione e rigenerazione dell’intera area.
Il vero problema è la bonifica realizzata mediante l’analisi di rischio, dove non si comprende se le aree cedute al Comune siano puntualmente individuate.
Fino ad oggi, il Comune di Saronno non ha mai accettato che le aree in cessione non avessero il bollino blu della bonifica.
Preciso, sommariamente, che l’analisi di rischio è l’analisi sito specifica degli effetti sulla salute umana derivanti dall’esposizione prolungata all’azione delle sostanze contaminate presenti nel terreno.
Una volta effettuata l’analisi di rischio, se l’analisi non dà rischio allora la procedura è chiusa; se invece dà rischio, allora bisogna mettere in sicurezza l’area, con una messa in sicurezza permanente cioè l’insieme degli interventi atti a isolare in modo definitivo le fonti inquinanti rispetto al terreno circostante e a garantire un alto livello di sicurezza rispetto alle persone e all’ambiente.
In questo caso sono previste limitazioni d’uso rispetto alle previsioni degli strumenti urbanistici, ossia vengono messe delle limitazioni al suo futuro utilizzo. Ciò non significa che non possano essere più utilizzati, ma il nuovo intervento dovrà essere sottoposto a nuova analisi di rischio per vedere se questo aumenta il rischio rispetto alle condizioni precedenti.
E nel caso di rischio aumentato rispetto alle previsioni iniziali il (nuovo) proprietario, il Comune, si dovrebbe accollare tutte le ulteriori spese di bonifica.
In senso generale, comunque, l’analisi di rischio consente un inferiore asporto e smaltimento di terreni in quanto non si bonifica, però nel contempo vincola l’area, che sarà soggetta a monitoraggio per gli anni successivi. Tutte queste informazioni sono riportate nell’articolo 240 al comma 1, punto O e S, e all’articolo 242, comma 4 del Decreto Legislativo 152/2006.
C’è da chiedersi se la “semplificata” procedura dell’analisi di rischio sia compatibile con gli interessi pubblici incarnati dal Comune di Saronno e, soprattutto, con l’effettiva sanificazione dell’area a tutela della salute pubblica.
C’è anche da chiedersi se questa procedura comporti dei vantaggi solo per gli attuatori, che vedono di molto ridotti i costi di bonifica e risultano indirettamente favoriti nei confronti degli altri operatori.