SARONNO - I finanzieri del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Como hanno concluso gli approfondimenti delegati dalla procura regionale Lombardia della corte dei conti a carico di Leonardo Cazzaniga e Laura Taroni contestando, al medico e all'infermiera protagonista della vicenda della morti in corsia al pronto soccorso dell'ospedale di Saronno, un danno erariale complessivo di un importo pari ad € 3.153.872,28.
La vicenda è stata sotto i riflettori delle cronache nazionali per diversi anni. Tutto era iniziato con un'indagine dei carabinieri della compagnia di Saronno guidate dall'allora capitano Giuseppe Regina che scoprì e documentò come negli anni dal 2010 al 2014 la morte di pazienti tramite l’infusione di una commistione letale di farmaci.
Gli approfondimenti ispettivi svolti hanno permesso di scoprire come, considerando che la coppia era alle dipendente della struttura sanitaria, le condotte contestate in ambito penale agli imputati abbiano generato la sussistenza di una duplice responsabilità erariale in danno dell’Asst Valle Olona. Da un lato, il danno indiretto, cagionato dai risarcimenti che l’ospedale ha dovuto pagare agli eredi dei pazienti deceduti, dall’altro l’ulteriore danno non patrimoniale, ma all’immagine, derivato dal discredito gettato sulla funzionalità e la capacità assistenziale della struttura.
Pertanto, al termine dell’attività, la procura regionale della Corte dei Conti ha quantificato in 900 mila euro in capo all’infermiera e in 2.253.872,28 euro nei confronti del medico il danno erariale complessivamente cagionato, importi per i quali è stato disposto ed eseguito il sequestro conservativo, alla luce del fondato timore di attenuazione della garanzia del credito erariale.
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SARONNO - Il "caso Cazzaniga" tornerà davanti ai giudici: la procura generale ed Asst Valle Olona, l'ente ospedaliero, hanno deciso infatti di presentare ricorso contro il verdetto emerso lo scorso 13 aprile alla Corte d'appello di Milano. Che aveva sì condannato l'ex medico "veterano" del pronto soccorso dell'ospedale di Saronno, Leonardo Cazzaniga di Rovellasca, all'ergastolo ma lo aveva assolto per tre delle 12 morti in corsia prese in considerazione, circostanza che non trova d'accordo la procura. Mentre l'Asst Valle Olona respinge di avere avuto una "responsabilità civile" nell'accaduto.
La vicenda tornerà dunque al vaglio dei giudici, stavolta quelli della Cassazione di Roma: le date del processo sono ancora da definire.
Cazzaniga era stato arrestato dai carabinieri della Compagnia saronnese, e poi originariamente era stato condannato all’ergastolo per 12 omicidi, 10 fra i suoi pazienti (per episodi avvenuti in reparto, fra il 2011 ed il 2014) ed altri due, suocero e marito dell’ex amante. L’accusa è di avere somministrato loro farmaci che li avevano uccisi. Secondo lui, il trattamento doveva solo servire a ridurre le sofferenze di persone comunque in fin di vita.
La Corte di Appello ha confermato una condanna a 30 anni di carcere per l’ex amante di Cazzaniga, Laura Taroni, di Lomazzo, accusata della morte del marito e della madre.
(foto archivio: Leonardo Cazzaniga in tribunale con i suoi avvocati)
15122021
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La vicenda è stata sotto i riflettori delle cronache nazionali per diversi anni. Tutto era iniziato con un'indagine dei carabinieri della compagnia di Saronno guidate dall'allora capitano Giuseppe Regina che scoprì e documentò come negli anni dal 2010 al 2014 la morte di pazienti tramite l’infusione di una commistione letale di farmaci.
Gli approfondimenti ispettivi svolti hanno permesso di scoprire come, considerando che la coppia era alle dipendente della struttura sanitaria, le condotte contestate in ambito penale agli imputati abbiano generato la sussistenza di una duplice responsabilità erariale in danno dell’Asst Valle Olona. Da un lato, il danno indiretto, cagionato dai risarcimenti che l’ospedale ha dovuto pagare agli eredi dei pazienti deceduti, dall’altro l’ulteriore danno non patrimoniale, ma all’immagine, derivato dal discredito gettato sulla funzionalità e la capacità assistenziale della struttura.
Pertanto, al termine dell’attività, la procura regionale della Corte dei Conti ha quantificato in 900 mila euro in capo all’infermiera e in 2.253.872,28 euro nei confronti del medico il danno erariale complessivamente cagionato, importi per i quali è stato disposto ed eseguito il sequestro conservativo, alla luce del fondato timore di attenuazione della garanzia del credito erariale.
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