Casa Solidarietà, Comitato dice no e chiama il sindaco Porro
SARONNO – Un incontro urgente con il sindaco Luciano Porro per fare il punto della situazione e capire come mai la variazione di destinazione dell’ex Bnl di via Piave (che permetterà alla Fondazione Eurojersey di trasformare la palazzina nella casa della solidarietà in un centro in cui confluiranno diversi servizi e sedi di associazioni) sia all’ordine del giorno del prossimo consiglio comunale nonostante tra il Comitato e la Fondazione non si sia trovato nessun accordo.
A rendere pubblica la richiesta è stato lo stesso comitato con una nota che fa il punto della situazione e esprime molte perplessità.
“Il Comitato Aquilone ha analizzato questa sera gli esiti dell’incontro avuto martedì scorso con la Fondazione Eurojersey giudicandoli all’unanimità insufficienti.
Mentre su alcune tematiche come quella del dormitorio e dell’utilizzo di spazi in favore del quartiere si sono registrati passi in avanti, sui punti più qualificanti abbiamo dovuto constatare un evidente irrigidimento della Fondazione.
L’ipotesi di self service solidale aperto anche al pubblico pagante è stata respinta con una motivazione di tipo amministrativo che non ci convince. La proposta di far prendere in carico il servizio docce alla ASC Aquilone presso i campetti di Via Petrarca – con il conseguente recupero di un’area attualmente degradata – non è stata neppure presa in considerazione. Infine il punto più importante ovvero la partecipazione con pari dignità dei rappresentanti del quartiere nella Fondazione Casa di Marta, allo stato è solo una promessa generica non fondata né sullo statuto della Fondazione (che nessuno ha ancora visto) né tantomeno sulla bozza di Convenzione con il Comune che su questo punto tace completamente.
In questa situazione che potremmo definire di luci e ombre, il Comitato Aquilone ha appreso con stupore che la delibera di cambio di destinazione d’uso relativa all’immobile di Via Piave è stata rimessa all’ordine del giorno del Consiglio Comunale del prossimo 17 dicembre contravvenendo all’impegno solenne preso dal Sindaco nell’ultima seduta quando ha affermato che tale delibera “non sarebbe stata discussa e votata senza un preventivo accordo tra Fondazione e Comitato”.
Questa immotivata accelerazione dei tempi rappresenta una grave forzatura perché in realtà non c’è ancora alcun accordo tra il Comitato e la Fondazione.
Se mercoledì prossimo si deciderà di procedere comunque, sia chiaro a tutti che ciò avverrà senza il consenso dei 407 firmatari della petizione che nell’ultima riunione di Consiglio Comunale il Comitato aveva responsabilmente accettato di non discutere e votare per dare spazio ad una soluzione condivisa. Chiediamo dunque un incontro urgente al Sindaco prima del Consiglio per discutere la situazione”.
(foto archivio: assemblea all’Aldo Moro per presentare il progetto)
13122014
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Commenti
Caro “basta” , immagino lei abiti dal lato opposto, in zona santuario o simile, se questa pseudo “iniziativa di solidarietà” la facessero davanti a casa sua sicuramente la penserebbe diversamente. E’ facile parlare da lontano. Gli americani dicono ” do it, but not in my backyard”!!!
In ogni caso, un centro del genere andrà a degradare ulteriormente tutta la città, come se già non lo fosse a sufficienza. Ogni giorno ci sono scippi, rapine, accoltellamenti, furti, risse, ecc, ecc. Fare un bel centro di raccolta di balordi, clandestini e scippatori migliorerà sicuramente la qualità di vita di noi tutti, lei compreso.
Trovo assurdo condizionare e fermare un’iniziativa privata ma a scopo totalmente benefico solo per motivazioni personali del quartiere nei confronti di mancanze del Comune. Che colpe ha la Fondazione?Allora tutti i quartieri potrebbero minacciare qualsiasi delibera comunale, con raccolta di firme e così da mandare in stallo il sistema!Ma non è anarchia??boh..
Per la verità qualcuno del Comitato ci aveva provato a battere le case vicine con risultati ahimè scarsi. Se dovessimo fare una nuova raccolta firme la invitiamo a coinvolgersi attivamente. Ci auguriamo però che non serva. Abbiamo già ottenuto rassicurazioni importanti, c’è da fare l’ultimo miglio. Speriamo ancora che si trovi un accordo complessivo.
Per il Sig. Bergamaschi: suggerirei caldamente, nelle future raccolte firme, di coinvolgere TUTTO il quartiere (che non è solo il complesso Aquilone). Sono molti gli abitanti che risiedono di fronte, di fianco, dietro, ecc alla famigerata casa di marta e che avrebbero firmato ben volentieri ma che hanno saputo delle precedenti raccolte firme e costituzione comitato solo a petizione già consegnata. Rendetevi conto che il quartiere è ben più grande del vostro “supercondominio” e che siamo tutti interessati a quello che succede a casa nostra.
Ma forse ormai è troppo tardi e ci dovremo beccare il centro islamico (scusate, volevo dire casa di marta) davanti a casa. Sarà bello svegliarsi al mattino con il muezzin.
E’ frustrante dialogare con chi esprime giudizi al riparo di un tranquillizzante anonimato ma ci provo lo stesso. Il ritiro della petizione è stato un gesto di responsabilità in cambio del quale il Comitato (espressione dei 407 firmatari) ha ottenuto che il punto non sarebbe stato riproposto senza un preventivo accordo con la Fondazione e CON IL COMUNE (sui punti di sua pertinenza). Si è trattato dunque di un passaggio tecnico ma la volontà espressa dai firmatari non si cancella per via burocratica e resta tutta intera fissata in quel testo. Se qualcuno ne dubita riattiveremo la raccolta di firme e scommetto che le firme saranno ancora di più. In questi giorni con la Fondazione si è proseguito un dialogo costruttivo senza però giungere ad una definizione condivisa su punti fondamentali quali la mensa, le docce e soprattutto le modalità effettive con cui la Fondazione pensa di coinvolgere il quartiere nella gestione della Casa di Marta. Con il Comune finora NULLA, nè sul presidio del posto di polizia locale nè sulla viabilità e il semaforo a richiesta sull’incrocio. Sui campetti la soluzione che avevamo proposto coinvolgeva sia la Fondazione che il Comune (proprietario dell’area) e necessita perciò di un dialogo a 3 voci. Per far ciò occorreva ancora un pò di tempo. Far passare un verbale interlocutorio per un accordo e mettere il punto all’ordine del giorno è una forzatura dannosa al proseguimento del dialogo. L’Amministrazione sembra intenzionata a tirare dritto: ne prendiamo atto e ciascun cittadino a tempo debito farà le sue valutazioni. Basta che nessuno si venda un accordo col quartiere che oggi non c’è.
Senza il consenso di chi? Giochiamo al mago prestigiatore con firme che ci sono e non ci sono? Il comitato dopo un gran baccano, ha ritirato la petizione supportata dalle 407 firme. Queste firme sono quindi scomparse. Punto. Non ci sono più e non si possono ritirare fuori quando fa comodo. Se questo comitato ha altre petizioni da fare: si firmi, metta d’accordo i propri membri e raccolga di nuovo le firme specificando in calce alla petizione cosa vuole in modo chiaro e definitivo e abbia un pò di coerenza e serietà.
Ma se i campetti di Via Petrarca sono un’area attualmente degradata che andrebbe recuperata… chi deve pagare le necessarie operazioni di restauro o rifacimento? Ma chi è proprietario dei suddetti campi? Poniamo il caso che non ne fosse proprietaria la fondazione dietro la casa di Marta: avrebbe senso andare a trattare con chi non è proprietario dello stabile oggetto di futuribili lavori? E se così fosse avrebbe senso lamentare che la proposta non sarebbe nemmeno stata presa in considerazione da chi non è proprietario? Perché se dovessi trovarmi in una riunione condominiale coi miei vicini difficilmente potremmo decidere di cosa fare… che so… dell’ospedale di Saronno piuttosto che degli affreschi del Santuario… e per dirla tutta se proponessi un simile argomento mi prenderebbero per uno che ama molto scherzare oppure per qualcuno che non ha compreso qualcosa di abbastanza elementare.
.. all’orizzonte si prospetta un altro successone dell’amministrazione Porro…