Telos: dopo lo sgombero la querelle coi musicisti
Scrive il Telos
Siamo rimasti allibiti dalle dichiarazioni dei musicisti e abbiamo voluto condividere nella maniera più ampia possibile quella che per qualche minuto ci è parsa una divertente barzelletta. Ma una barzelletta non è, e più che ridere verrebbe da piangere. Per noi un concerto non è un puro evento fine a se stesso, ma un momento in cui incontrarsi, scambiarsi esperienze, condividere emozioni e contenuti. Suonare o frequentare – sia pur per bisogno – uno spazio occupato dovrebbe significare – secondo noi, avere una certa sensibilità rispetto a tutta una serie di tematiche quali, ad esempio, la questione degli spazi occupati nei quali in Italia, generi come l’hardcore (e affini), sono nati ed ai quali sono sempre rimasti indissolubilmente legati. Anche se oggi assistiamo spesso al cliché “suono hardcore, quindi suono negli spazi occupati”, come se fosse una moda come tante. Questo non per amore delle patenti da militante doc che non ci appartengono, ma per dimostrare coi fatti che no, non è soltanto musica.
Leggere frasi del tipo “eravamo al posto sbagliato nel momento sbagliato” fa intendere quanto questi “musicisti” siano consapevoli del luogo e di coloro che li stavano ospitando per dormire. Evidentemente per loro uno spazio occupato equivale ad un ostello in cui trascorrere la notte, ma gratuito. Ingenui noi ad ospitare quattro sconosciuti? Forse.Ma da parte nostra ospitare qualcuno che non ha i soldi per pagarsi un albergo, è un piccolo gesto che si incastona nel nostro agire quotidiano in questa città: un posto occupato in un luogo tetro, grigio e attraversato continuamente da tristi pendolari che pensano ognuno agli affari propri, è il tentativo di spezzare l’apatia della vita quotidiana per dare più spazio alla generosità, alla solidarietà e al coraggio di chi lotta. Condividere, anche solo per una notte, la vita di uno spazio occupato per noi significa essere complici e solidali con chi vive quotidianamente quello spazio.
Lo scriviamo qua e speriamo non ci sia più bisogno di replicare: all’interno dei nostri spazi non vogliamo individui che considerano tali spazi come posti sbagliati. E non può essere nemmeno considerato momento sbagliato uno sgombero che è ultimamente la realtà di diverse esperienze che ostinatamente remano contro la corrente. E in ogni caso, nell’ovvia diversità del vedere, del sentire e del percepire, vale sempre ciò che disse il saggio: un bel tacer non fu mai scritto.
27012016