Uboldo ecatombe di negozi chiusi: 1 su 4
UBOLDO – “Ecatombe” ad Uboldo: su 200 negozi, 50 hanno chiuso. A lanciare l’allarme la lista civica d’opposizione Per Uboldo.”In paese su un totale di 200 negozi censiti, sono attivi in 150; cinquanta hanno abbassato le saracinesche – riepiloga il consigliere comunale della lista, Alessandro Colombo – Un dato significativo, anche se nella media se si pensa che gli esercizi commerciali chiusi sono il 25 per cento del totale. Una situazione che però va analizata nel dettaglio”.
Come riepiloga Colombo
Uboldo va divisa in tre aree, quella che comprende via Iv novembre è l’arteria principale di collegamento tra Saronno e Busto Arsizio, dove transitano mediamente oltre 20 mila veicoli al giorno e dove si trovano supermercati e centri commerciali, pur non essendo direttamente sul territorio comunale ma alle porte, come Esselunga, Auchan, Grancasa o Bossi. La via a livello commerciale è molto vivace e con attività variegate, dai bar ai ristoranti, dalle edicole ai negozi di alimentari, a sale slot e scommesse, su due chilometri e mezzo “uboldesi” con posti per posteggio su entrambi i lati ma senza pista ciclabile e pedonale.
La seconda sezione è quella oltre via Iv novembre e la periferia con le Cascina, Regusella, Girola, Soccorso e Malpaga: ci sono solo 10 esercizi commerciali aperti. La terza sezione è quella del centro storico: da via Ceriani a via Italia e le arterie laterali, per quasi due chilometri. Qui conviene suddividere: nei 900 metri fra via Ceriano e via San Martino, comprendendo via Raffaello Sanzio, ci sono la maggior parte degli esercizi commerciali ed i servizi, dalla chiesa al cinema teatro, alla biblioteca al municipio, alle associazioni. Con strade a doppio senso e oltre 220 posti auto ed un piccolo tratto di ciclopedonale per 150 metri. Mentre negli ottocento metri fra via San Martino e la fine di via Italia comprendendo piazza San Pietro, via Roma piazza San Giovanni Bosco e via Magenta ci sono 60 posti e 200 posti auto in zona cimitero a 300 metri ed una ciclopedonale di 600 metri. Qui ci sono 69 esercizi commerciali, 39 aperti e 30 chiusi, il 43 per cento!
Emerge un dato inequivocabile: il centro del paese oggi si è spostato nell’area compresa fra via Ceriani e l’inizio di via San Martino mentre il “vecchio” centro è diventato periferia con edifici abbandonati, nessun servizio pubblico, strada stretta, pochi posti auto, marciapiedi inadeguati, fermi a cinquant’anni fa. Il peggio in via Italia: 12 negozi aperti contro 13 chiusi. A conclusione di questa analisi, senza voler dare giudizi e senza la presunzione di “avere la verità in tasca”, desideriamo però trarre alcune considerazioni. La zona coincidente con la via Iv novembre – la vecchia provinciale – fa vita a sé e la presenza degli esercizi commerciali, sebbene con frequente ricambio, è significativa. D’altra parte gli oltre 20 mila veicoli al giorno che transitano su via Iv novembre e la presenza di parecchi posti auto che facilitano la sosta sono un buon viatico per il commercio. Poco significativa – per lo scarso numero di negozi – la presenza di esercizi commerciali nelle zone periferiche del paese. Un dato però emerge: il fatto che al di là della via Ib novembre (verso Gerenzano), nonostante la presenza di tante abitazioni e di una scuola elementare, esistano solo un paio di esercizi commerciali. Degna di nota a livello commerciale è invece la zona centrale del paese. Questa, però, come emerge dai dati, risulta spaccata in due. La zona dall’incrocio di via San Martino con via Raffaello Sanzio fino alla fine di via Ceriani e la zona dall’incrocio di via San Martino con via Raffaello Sanzio fino alla fine di via Italia. Due realtà completamente diverse, addirittura due paesi diversi.
La prima ricca di servizi pubblici, con strade a doppio senso di marcia e molti posti auto conta l’82 per cento di esercizi commerciali aperti, la seconda con un solo servizio pubblico, strade strette e a senso unico di marcia conta il 43 per cento di esercizi commerciali chiusi. In questa seconda parte di paese vi sono addirittura vie dove è maggiore il numero di esercizi commerciali chiusi rispetto a quelli aperti (via Italia, via San Martino, piazza San Pietro). E stiamo parlando dello stesso paese, della stessa gente e, più o meno, dello stesso tipo di esercizi commerciali. Ciò significa che negli anni (almeno negli ultimi 15-20 anni) la prima parte del paese – quella verso Saronno – ha avuto uno sviluppo positivo per il commercio, mentre l’altra parte del paese è rimasta ferma.
01032016
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Commenti
50 titolari che non hanno mai creduto nella loro attività tanto da non acquistare i locali dove si svolgeva e da non specializzarsi sulla qualità invece che sui prezzi bassi promuovendosi anche con campagne aggressive di marketing per farsi conoscere nei dintorni o fino a Milano. Cose che andavano fatte quando il mercato tirava (e ricordo che dall 2001 al 2005 i prezzi finali erano raddoppiati mentre all’ingrosso scendevano, introduzione dell’ €uro)
Ora quasi tutti lavorano come dipendenti nei centri commerciali della zona, tranne qualcuno che si è ritirato in una dorata pensione.
Questo è il mercato! Peccato in Italia non ci siano gli ammortizzatori del resto del mondo per ripartire.
Scusa prima dici che i prezzi bassi non vanno bene, poi bisogna fare aggressive campagne di marketing fino a Milano, ma un piccolo negozio che cosa potrà spendere per campagne pubblicitarie?
Il problema è che un’imprenditore italiano paga il 75% di tasse, invece una multinazionale con sede alle Bahamas paga l’1%, cosa mai vorrai inventarti per competere?
Lo dico da uboldese doc. Basta con questi comunelli presuntuosi e cava sangue ai contribuenti. Occorre l’integrazione di tutto il Saronnese con Saronno come città di riferimento. E occorre che tutto il Saronnese stia vicino alla grande Milano, da cui è sempre arrivato il pane. E che Milano stia vicino alla nostra Europa.
I campanilismi cretini mi hanno stufato. Come sono ridicoli questi sindachetti che nei loro paeselli da 10.000 abitanti (o meno) giocano a fare gli Obama.
bla bla bla bla
tutte parole e discorsi da salotto. Venire giù dal piedistallo prego che Dante la Divina Commedia l’ha già scritta.
la verità è una sola: l’economica di Uboldo, come quella di Saronno, come quella di Varese, di Milano, della Lombardia, dell’Italia intera sta andando a …… p……..ascolare. Grazie a chi? lo sappiamo bene tutti…..
OK, Renzi non fa nulla, Monti non ha fatto nulla, Berlusconi/Tremonti non hanno fatto nulla e ora ci troviamo in questa situazione.
Ma hanno ereditato il debito da quelli che ci hanno governato negli anni precedenti.
Peró l’articolo ci dice che ad Uboldo OGGI chiudono il 25% dei negozi (ma é cosí anche a Saronno), invece che prendere in giro gli altri, tu che proposte hai per migliorare le cose?
tra centri commerciali e vendite on-line poteva andare diversamente?
Tutto in due parole…..TROPPE TASSE
Oggi chi avvia un attività commerciale è un pazzo.
Il discorso è molto più complesso e difficile di quanto si possa ricavare da poche righe e commenti. Per prima cosa, sicuramente lo sviluppo territoriale è stato disomogeneo e i comuni hanno sempre dialogato troppo poco, con colpe secondo me oltre che dei singoli comuni, anche di quegli organi superiori che dovevano guidare lo sviluppo territoriale, quindi province e regioni. Il risultato? Il risultato è che viviamo in un territorio sovrappopolato, in cui ormai abbiamo costantemente problemi per questa situazioni, che vanno dall’inquinamento, soprattutto atmosferico, alla mancanza di adeguati servizi (sicurezza in primis). Lo sviluppo dei singoli comuni è stato completamente disorganizzato (nella maggior parte dei casi) e Uboldo, come Gerenzano, Cislago o altri ne sono un classico esempio. Zone industriali diffuse a macchia di leopardo (per poi lamentarsi che ci sono camion sulle strade), zone verdi consumate fino all’ultima briciola per semplici oneri di urbanizzazione (almeno oggi ci sono anche compensazioni ambientali) e sviluppo eccessivo delle grandi realtà dsitributive. Sia chiaro, la grande distribuzione è stato un fenomeno inevitabile e non necessariamente negativo nel complesso, è chiaro che il mondo e le tecnologie cambiano, e la grande distribuzione è figlia di un’economia diversa, ma sicuramente abbiamo anche in questo caso dato luogo a pochissimo dialogo, per cui ci ritroviamo nel giro di pochi chilometri unità di grande distribuzioni molto simili tra loro. Se pensiamo alla zona che dal Santuario a Saronno fino all’Auchan di Rescaldina e seguendo la varesina verso Mozzate, abbiamo una concentrazione unica di supermercati (a Gerenzano sembra che ne arriveranno addirittura altri due – pur se in formato ridotto – sulla varesina). Se a questo aggiungiamo la cronica e sempre peggiore pigrizia del cittadino medio, che se potesse farebbe la spesa con l’auto, ecco che le realtà locali ne soffrono. Sia chiaro, alcune inevitabilmente sono state superate dalla modernità, ma ne esistono tante altre che hanno ancora spazi, soprattutto all’interno di comunità come le nostre, e sono quelle più specializzate in ogni comparto (dal panettiere, al pasticciere a negozi ancora più specializzati, in prodotti o servizi non disponibili nella grande distribuzione). Come aiutarli? Ci sono tanti modi, dal cominciare noi a essere meno pigri e quindi evitare di far arricchire unicamente delle grandi catene internazionali, al favorire le attività di promozione locale, all’abbassare alcuni oneri/tasse specifici (come quello di occupazione di suolo pubblico per bar/locali con arredo esterno)…
Sicuramente serve anche che i comuni inizino a dialogare per TUTTO, il territorio è contiguo, non finisce dove inizia il comune successivo, al di là delle ideologie politiche, chi amministra è chiamato ad amministrare un territorio di TUTTI I CITTADINI, che non appartiene quindi a NESSUNA forza politica particolare. Sarebbe importante che chi amministra inizi a comprendere meglio questo concetto.
Discorso politico il tuo! Troppo politico: la prossima volta candidati alla carica di sindaco ?
Troppo politico? Premesso che non era mia intenzione, è comunque la politica che amministra il territorio e dunque? Di chi è la responsabilità?
La superficie media dei comuni italiani é sui 40kmq (superficie dell’Italia diviso numero comuni d’Italia), i comuni del saronnese al confronto sono dei fazzoletti di terra.
In Lombardia abbiamo troppi comuni, se vogliamo essere una regione virtuosa dobbiamo diminuire le amministrazioni comunali (meno dirigenti) e accorpare i servizi (scuolabus, piscine, polizia locale, servizi sociali, etc.).
Se accorpiamo i comuni con una legge dello Stato, avremo un solo sindaco (uno solo tra Guzzetti / Fagioli / Ceriani / Cattaneo / Campi, lo sceglieranno comunque i cittadini) e sicuramente ci saranno meno conflitti.
E risparmieremmo un bel po’ di quattrini.
Come per Gerenzano, anche a Uboldo del destino dei commercianti non frega nulla all’amministrazione comunale. Meglio un altro bel centro commerciale ( con relativi oneri di urbanizzazione ) che dare vitalità al paese e lavoro alla gente.
La periferia di Uboldo verso Saronno é a un km dal Santuario e 1,5 km dal centro di Saronno: piú che periferia di Uboldo é Saronno che deborda dai propri confini come a Dal Pozzo o a Introini, ma anche come verso Gerenzano, Origgio, Caronno e Rovello.
Sviluppandosi attivitá commerciali verso Saronno si impoverisce il centro di Uboldo (eccetto la via IV che ha invece tanto passaggio),
soprattutto se si fará un nuovo centro commerciale nell’area ex Lazzaroni (sempre sulla statale saronnese) come auspicato dal sindaco Guzzetti.
E’ necessario accorpare i comuni per pianificare meglio lo sviluppo urbano e delle aree rurali, nonché per migliorare i servizi mettendo le poche risorse a fattor comune.
Perché gli autobus urbani di Saronno ogni 30 minuti per tutto il giorno (con rinforzi in orari di punta) non fermano ad Uboldo?
Eppure di lavoratori e studenti uboldesi che usano la macchina per prendere il treno per Milano ce ne sono tantissimi.
Forse fa comodo a Saronno sfruttare queste persone con la sosta a pagamento?
Forse fa comodo ad Uboldo non contribuire al trasporto urbano e lasciare che gli uboldesi si arrangino con i loro mezzi?
Fa sia comodo a Saronno per introitare il balzello della sosta a pagamento sia ad Uboldo che NON contribuisce al trasporto pubblico con notevole risparmio di bilancio.
Ma d’altra parte non potrebbe che non essere così quando due amministrazioni di diverso colore politico non si parlano per affrontare problemi per certi versi comuni.
La stessa cosa vale ora tra Saronno e Caronno, mentre ora NON vale più tra Saronno e Ceriano: prova ad immaginarti perché? Facile vero!!! 🙂