Rapine con la Glock: arrestati due fratelli
CISLAGO – A Cislago avevano colpito la notte dello scorso 12 agosto quando nei pressi di piazza Toti per la strada avevano affrontato un ventenne che stava rincasando, lo avevano minacciato, gli avevano esibito una pistola e l’avevano alleggerito di portafoglio, telefonino e di un anello d’oro. I responsabili di quello, e di altri analoghi episodi, sono stati adesso arrestati dai carabinieri, sono due fratelli di origine ucraina.
In tutto a loro sono state contestate tre rapine messe a segno in rapida sequenza a Bresso, a Lissone e a Cislago, pochi giorni prima di ferragosto. Tutte collegate da un medesimo particolare: i malviventi, descritti dalle vittime, erano due giovani dal marcato accento campano ed armati di pistola. Fermavano passanti o coppiette che stavano passeggiando al parco – come nel caso di Bresso – e si facevano consegnare tutti gli averi dalle vittime dietro la minaccia delle armi: denaro contante, smartphone, abbigliamento di valore. Sulle loro tracce però, si sono presto posti i carabinieri della stazione di Lissone, i quali avevano inizialmente raccolto la prima denuncia di rapina da parte di un richiedente asilo di origini nigeriane. Prezioso il suo contributo, dato che oltre ad una minuziosa descrizione dei due, il giovane aveva fornito anche un parziale numero di targa dell’auto, una Seat Ibiza, con cui i due si erano allontanati dopo avergli sottratto lo smartphone, a Lissone.
Nei giorni scorsi, la notizia è stata resa nota ieri, una pattuglia di Lissone, mentre era in servizio di controllo del territorio, alle prime luci dell’alba, ha notato in un parcheggio la Seat Ibiza con la targa corrispondente a quella segnalata. I sedili erano abbassati e all’interno vi erano i due rapinatori, due fratelli di origine ucraina, di 35 e 20 anni, che in italiano parlano con un marcato accento campano. L’auto era diventata da qualche giorno la loro dimora ed il loro forziere dei colpi messi a segno. I militari hanno infatti ritrovato i cellulari delle vittime, i loro portafogli e l’abbigliamento sottratto, nonché altro materiale di provento delittuoso di cui sono ancora attive le ricerche dei legittimi proprietari. Ma soprattutto è stato ritrovato l’oggetto con cui i due avevano seminato il panico: in realtà una pistola da soft-air fedele riproduzione della “Glock 19”. Per i due si sono così spalancate le porte del carcere di Monza, dove sono tuttora in cella, dopo la convalida del fermo da parte del giudice per le indagini preliminari.
26082018