Caso Titan e turismo in sottomarino, l’intervista ai saronnesi che hanno provato: “Brividi sotto l’acqua”
SARONNO – In questi giorni tra i temi legati all’implosione del Titan con la morte di tutti gli occupanti, le ricerche e le polemiche c’è anche quella che riguarda le norme legate alla sicurezza dei sottomarini turistici. Basta ricordare, come ha fatto il Corriere del Ticino in questi giorni, che all’indomani dall’affondamento del Titanic è nato un dibattito sulla tragedia e di come avrebbe potuto essere evitata che ha portato, due anni dopo, all’approvazione della Convenzione per la salvaguardia della vita umana in mare, nota semplicemente come Solas. Il suo quadro normativo è tuttora in vigore. Non solo, molte delle regole sono state pensate proprio in seguito a quanto avvenne quella notte.
Sara Giudici, direttrice de ilSaronno, è stata nel sottomarino Atlantis a Cozumel, un’isola messicana del Mar dei Caraibi proprio per un’esplorazione dei fondali.
Sara, dove e quando hai fatto quest’esperienza?
Era l’estate 2009 e con alcuni amici abbiamo fatto un giro del Messico e ovviamente tra le attrazione dell’isola Cozumel c’è la barriera corallina, una delle più belle dei Caraibi.
Come mai un giro in sottomarino?
La risposta è, perchè no? Ci sono diverse opzioni per vedere la barriera coralline da quelle più sportive e per gli amati del mare (categorie in cui non rietro) a quelle più da “turismo comodo”. Il sottomarino offriva la possibilità di vedere l’attrazione e di fare anche una bella esperienza e quindi abbiamo optato per questa soluzione.
Non hai avuto paura o preoccupazione per la tua sicurezza?
Sinceramente no. Non ho organizzato io personalmente l’escursione ma conosco la grande attenzione e cura di chi ha scelto la società che svolge il servizio. Una attenzione confermata quando sono arrivata sul posto: ho avuto subito chiaro quanta attenzione ci fosse per la sicurezza. Sono passati tanti anni e anche se quel giorno ero davvero molto provata dal caldo, ma tra le cose che ricordo meglio sono le infinite spiegazioni per la sicurezza dell’escursione.
C’è stata una preparazione quindi?
Assolutamente si. Il tempo nel sottomarino è stato davvero poco, ripensandoci, rispetto a quello richiesto dall’intera preparazione. Siamo arrivati in un centro ben attrezzato dove ci hanno accolto e registrato. Con dei video e delle guide ci hanno dato le prime informazioni sul sottomarino e sulle misure di sicurezza. Quindi con una barca ci hanno portato nel punto d’incontro dove è emerso il sottomarino.
Com’era all’interno?
Prevedibilmente molto piccolo e stretto ma ottimizzato per personale e visitatori. Diciamo una sorta di aereo senza posti a sedere singolo ma con spazi per sedersi lungo il perimetro. Ovviamente ci siamo disposti agli oblò mentre il personale aveva il poppa e prua come parte tecnica. C’era il personale che si occupava della parte tecnica e una guida che mostrava la barriera corallina. Era tutto molto minimale e ogni minimo spazio sfruttato.
La sensazione di scendere in profondità ti ha preoccupata?
Io non sono temeraria ma devo dire che ero molto molto tranquilla. Diciamo come un viaggio in aereo. Anche qui ci hanno ripetuto le norme di sicurezza cosa fare e non fare in caso di emergenza e soprattutto ci hanno sempre aggiornato delle varie fasi. Devo dire che non ho mai avuto la minima preoccupazione e mi sono davvero goduta l’esperienza. Credo che sia essenziale la serietà e la fiducia in chi organizza l’escursione ma anche quello che si vede durante la preparazione all’escursione.
Ovviamente l’Atlantis non scende alle profondità del Titan e neppure vi si avvicina: la “spedizione” prevede una visita dei fondali dove si trova la barriera corallina, il passaggio vicino ad una nave naufragata, la “Felice Xicotencatl”, e quindi una ulteriore discesa lungo il “Wall” sino ad una trentina di metri sotto la superficie del mare. Il sottomarino Atlantis opera dal 1999, non ci sono mai stati incidenti ed è certificato annualmente dall’ente americano preposto.
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