Profughi, prevosto: “Non mi sono arreso ed ecco il nuovo progetto di accoglienza”
Da un anno a questa parte la città di Saronno è sotto i riflettori per la decisione del prevosto di Saronno, mons. Armando Cattaneo, di accogliere migranti e richiedenti asilo in città.
Don Armando, come è nata l’idea di accogliere migranti nella città di Saronno?
Un anno e mezzo fa il prefetto di Varese ci ha concesso di usare una scuola di suore, in passato affittata alla provincia, lasciata libera da poco tempo. Con l’approvazione delle suore, abbiamo deciso di accogliere 32 migranti, affidando il piano di accoglienza a una realtà seria e onesta come la Caritas ambrosiana. Il progetto era quello di accogliere in modo sobrio e semplice questi richiedenti asilo, nello stile del Vangelo. Pochi giorni prima dell’inaugurazione il sindaco di Saronno ha pubblicato un’ordinanza di blocco (che vige tuttora), appellandosi ad alcune irregolarità nel cambiamento di destinazione d’uso nel piano regolatore. Le irregolarità sono state sanate, ma niente è cambiato.
Come si è sentito?
Non mi sono mai sentito sconfitto, né ho mai litigato col sindaco. Le istituzioni vanno rispettate. Ma non mi sono di certo arreso. Qui nasce il secondo tentativo di accoglienza, che si sta realizzando proprio in questi giorni. Esattamente. Ho pensato di utilizzare parte della casa parrocchiale, dove vivo da solo, per accogliere i migranti. Ho provveduto a ristrutturare e rinnovare l’area apposita, richiedendo tutti i permessi necessari alla Curia e avviando il lavoro di collaborazione con Intrecci, la cooperativa della Caritas che si occupa di questi progetti. Il consiglio pastorale ha approvato all’unanimità la mia scelta e due settimane fa ho annunciato a tutte le messe che siamo in attesa di accogliere i migranti che la Caritas vorrà mandarci. Un delegato Caritas starà con loro 24 ore su 24, così da poter svolgere al meglio il ruolo di mediatore culturale.
Come è stata vista questa scelta dalla comunità locale?
Saronno è una città accogliente, aperta e generosa. Non sono mancanti coloro che si sono opposti a questa mia decisione. Ma è bene chiarire che il mio desiderio non è quello di accogliere a tutti i costi. Anzi. Vorrei con tutto il cuore che non fosse necessario accogliere queste persone, perché vorrebbe dire che potrebbero restare nel proprio paese, senza rischiare la vita e senza correre pericoli.
In che modo vi state preparando ad accogliere questi richiedenti asilo?
Ho deciso di vivere con la mia diaconia qualche giorno di esercizi spirituali, anche per metterci nell’atteggiamento giusto di accoglienza, una volta tornati a Saronno. Abbiamo pensato di andare a Lampedusa. E così è stato. Una volta giunti lì abbiamo incontrato un pescatore che rassettava le reti che ci ha raccontato del mare e della sua esperienza di “pescatore di uomini”. Ci ha spiegato come il mare non è affatto motivo di relax e di tranquillità. Anzi. Più volte gli è capitato di aiutare uomini e donne caduti in mare dai gommoni e portarli a riva. Il secondo incontro, casuale come il primo del resto, si è verificato nel cimitero di Lampedusa, dove abbiamo incontrato il custode. Ci ha raccontato di come abbia messo sulle lapidi dei migranti una croce, nonostante la loro religione probabilmente non fosse quella cristiana. Ma ci ha motivato la sua scelta così: “Ho dato loro la cosa più bella che avevo: la croce”.
25052017