Addio don Luigi Carnelli, il ricordo del diacono Tallarini: “Era uno che ci teneva”
SARONNO – “Don Luigi era uno che ci teneva. E’ questo il pensiero che ho raccolto dai molti che ho sentito in queste ore e che mi hanno espresso il loro dispiacere”.
Sono le parole del diacono Massimo Tallarini che tratteggia la figura di don Luigi Carnelli storico parrocco della chiesa di San Giovanni Battista alla Cassina Ferrara scomparso la notte scorsa.
“Ieri mattina alle 8 subito una telefonata mi ha raggiunto per dirmi che era morto. Era il segno che don Luigi, pur tra mille fatiche, aveva lasciato il segno e non solo alla Cassina Ferrara.
Nei suoi tanti anni da parroco e da prete sul territorio, tutti mi hanno confermato, quanto già sapevo: don Luigi non era sempre un tipo facile, a volte dai ragazzi pretendeva la luna, ma era un buon padre.
Un capofamiglia per un quartiere come quello della Cassina Ferrara che in questi anni si è ampliato. E questo è anche dimostrato dal fatto che molti dei suoi ragazzi, oggi divenuti un po’ più adulti, anche in questi anni in cui viveva a Turate, hanno tenuto un rapporto, lo andavano a trovare, specie negli ultimi tempi in cui la malattia si faceva più seria. Perchè don Luigi era uno che “ci teneva”.
Ai bambini in particolar modo: era legatissimo alla scuola dell’Infanzia della Cassina, all’oratorio che aveva voluto rinnovare perchè fosse luogo in cui i ragazzi, nel gioco e nello sport incontrassero il Signore; all’Amor Sportiva, che desiderava fosse ben presente sui campi dell’oratorio per aiutare a educare i ragazzi alla fede in Gesù, attraverso lo sport e al sacrificio che lo sporto richiede. Come qualcuno mi ricordava, possiamo trovare tutti i difetti che vogliamo nel prete e nell’uomo, nel suo voler esserci in tutto, ma perchè ci teneva. Ci teneva alla festa patronale, come biglietto da visita del quartiere, ci teneva agli spettacoli teatrali in oratorio a cui partecipavano sempre in tanti, ci teneva all’oratorio estivo, per dire la vicinanza della comunità cristiana a tutti i bambini e ragazzi di ogni età e ai loro genitori. Lo ricordo tempo fa, ancora in gamba, anche se malato, a un pranzo: non voleva venire, non aveva voglia di mangiare. Poi davanti a un bel piatto di gnocchi e in compagnia di amici ha ritrovato il gusto. Lo ricordo così: semplice, ma presente. Per qualcuno tanto, per qualcuno troppo, ma lui c’era. E le persone della Cassina lo sapevano”.
30012021